Vedi World Trade Organization dell'anno: 2015 - 2016
L’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) rappresenta il più importante foro negoziale per le relazioni commerciali multilaterali a livello internazionale, con ambiti che si estendono non solo al commercio di beni ma anche ai servizi e agli aspetti commerciali della proprietà intellettuale. Il Wto è oggi composto da 162 membri che contano per più del 97% del commercio mondiale. La Russia, che ne aveva fatto richiesta nel 1993, vi ha avuto finalmente accesso nel 2012, dopo avere abbattuto l’ostacolo del veto politico opposto dalla Georgia per anni. L’ultimo a ottenere lo status di membro è stato il Kazakistan, nel novembre 2015.
Secondo l’atto istitutivo, il Wto fornisce un quadro istituzionale comune per i negoziati commerciali tra i suoi membri, al fine di permettere a questi ultimi di condurre le proprie relazioni commerciali con l’obiettivo di accrescere il tenore di vita dei propri cittadini, assicurare la piena occupazione e un volume crescente di reddito, espandere il commercio di beni e servizi salvaguardando un uso ottimale delle risorse mondiali. Esso riconosce inoltre la necessità di garantire che i paesi in via di sviluppo si assicurino una quota nella crescita del commercio internazionale commisurata alle proprie esigenze di sviluppo economico.
Il Wto ha raccolto l’eredità dell’Accordo generale sulle tariffe e sul commercio (Gatt 47), il quale nel 1948 era stato stralciato dalla Carta de L’Avana che mirava a creare l’Ito (International Trade Organization). Quest’ultima organizzazione, che avrebbe dovuto affiancare la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, non vide però la luce in quanto alcuni governi, e in particolare gli Usa, non ratificarono la Carta. Alla base del Gatt 47 vi era un’impostazione liberale che sosteneva i benefici dell’apertura commerciale. Tale approccio si sostanziava nel principio della ‘nazione più favorita’, in base al quale i vantaggi concessi da un membro a prodotti diretti o provenienti da un altro membro in materia di dazi devono essere concessi anche alle merci di tutti gli altri membri. A complemento di tale norma vi era poi il principio di ‘non discriminazione’ dei beni nazionali, per cui le imposte e le regolamentazioni interne a ciascuno stato non devono mirare a favorire la produzione nazionale. Inizialmente i cosiddetti ‘round’ commerciali tra i membri miravano soprattutto a ridurre le barriere tariffarie, mentre dagli anni Settanta l’accento è stato posto soprattutto sulle barriere non tariffarie, vale a dire le barriere non consistenti in dazi – quali misure antidumping o sovvenzioni – più complesse da individuare e ridurre. Con l’Uruguay Round (1986-94) gli allora 123 membri hanno deciso di creare il Wto, rafforzando la struttura istituzionale del Gatt ed estendendone l’ambito di competenza. Il Wto non è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, ma ha concluso un accordo di cooperazione con la medesima.
Principali compiti del Wto sono quelli di agevolare l’attuazione e la gestione degli accordi multilaterali in campo commerciale, fornire un foro negoziale per la discussione e amministrare la soluzione delle controversie. Oltre alle tematiche più strettamente legate al commercio di beni e servizi, il Wto è un foro negoziale internazionale di rilievo anche per quanto concerne le tematiche ambientali, i diritti dei lavoratori, i diritti culturali e, più in generale, le cosiddette ‘non trade issues’ che in vario modo si collegano al commercio.
L’organismo per la soluzione delle controversie commerciali internazionali rappresenta un meccanismo di enforcement degli accordi molto sviluppato rispetto alle organizzazioni internazionali tradizionali in quanto, nel caso constati che una misura nazionale viola gli accordi, esso raccomanda che la misura sia resa compatibile con quanto concordato e, pur non potendo comminare sanzioni, vigila sull’attuazione delle raccomandazioni.
Dopo la Conferenza ministeriale di Seattle nel 1999, che avrebbe lanciato il cosiddetto ‘Millennium Round’, ma che è fallita a causa del mancato raggiungimento di un accordo e per le proteste da parte del movimento ‘no global’, è stato lanciato a Doha nel 2001, a due mesi dall’11 settembre, il ‘round sullo sviluppo’. Tale esigenza riflette il fatto che la maggioranza dei membri del Wto è composta oggi da paesi scarsamente sviluppati, per i quali il commercio internazionale rappresenta la possibile via d’uscita da una condizione di povertà. A causa delle profonde divergenze tra i membri, in particolare tra paesi industrializzati – Unione Europea, Stati Uniti e Giappone – e paesi emergenti ed in via di sviluppo – rappresentati soprattutto da Brasile, India, Cina, Sudafrica –, il negoziato è stato a lungo in fase di stallo e, al fine di sbloccare la situazione, il National Foreign Trade Council ha proposto la negoziazione separata di alcune parti del programma. L’approvazione di un pacchetto di accordi è finalmente avvenuta durante la nona conferenza del Wto, tenutasi a Bali nel dicembre 2013. Si tratta del primo accordo, raggiunto attraverso l’Organizzazione, che riceve l’approvazione di tutti i suoi membri. Il pacchetto comprende disposizioni per la riduzione nei paesi sviluppati di quelle misure (quali dazi e sussidi agricoli) che penalizzano le esportazioni di prodotti primari dai paesi in via di sviluppo, e per lo snellimento della burocrazia doganale. L’obiettivo è rendere possibile, o agevolare, la partecipazione di tutti i paesi al commercio nel mercato globale.
Il maggiore organo decisionale del Wto è la Conferenza ministeriale, composta da un rappresentante ministeriale per ogni stato membro. Essa si riunisce almeno ogni due anni. Il Consiglio generale, composto da ambasciatori e rappresentanti delle delegazioni di ogni paese membro, esercita le medesime competenze della Conferenza ministeriale nell’arco temporale in cui questa non si riunisce. Il Consiglio generale è inoltre l’organo per la soluzione delle controversie e la revisione delle politiche commerciali. Le decisioni sono in genere prese sulla base del consensus; ogni paese ha un voto, mentre l’Unione Europea rappresenta 28 voti, non essendovi il voto ponderato come nel Fondo monetario internazionale. Vi sono poi numerosi consigli che si occupano delle diverse materie trattate, come il Consiglio dei servizi o quello sulla proprietà intellettuale. Il Segretariato, guidato dal direttore generale, non ha potere decisionale, ma offre sostegno tecnico per i fori negoziali e fornisce assistenza specialistica ai paesi in via di sviluppo.
Albania, Angola, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Belgio, Belize, Benin, Bolivia, Botswana, Brasile, Brunei, Bulgaria, Burkina Faso, Burundi, Cambogia, Camerun, Canada, Capo Verde, Ciad, Cile, Cina, Colombia, Congo (Repubblica), Congo (Repubblica democratica), Corea (Repubblica), Costa Rica, Costa d’Avorio, Croazia, Cuba, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Dominica, Gibuti, Ecuador, Egitto, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Eu, Figi, Filippine, Finlandia, Francia, Gabon, Gambia, Georgia, Germania, Ghana, Giamaica, Giappone, Giordania, Grecia, Grenada, Guatemala, Guinea, Guinea Bissau, Guyana, Haiti, Honduras, Hong Kong, Islanda, India, Indonesia, Irlanda, Israele, Italia, Kazakistan, Kenya, Kuwait, Kirghizistan, Laos, Lettonia, Lesotho, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macao, Macedonia, Madagascar, Malawi, Malaysia, Maldive, Mali, Malta, Marocco, Mauritania, Maurizio, Messico, Moldavia, Mongolia, Montenegro, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nepal, Nuova Zelanda, Nicaragua, Niger, Nigeria, Norvegia, Oman, Paesi Bassi, Pakistan, Panamá, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Perù, Polonia, Portogallo, Qatar, Repubblica Centrafricana, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Romania, Ruanda, Federazione Russa, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadines, Samoa, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Isole Salomone, Spagna, Sri Lanka, Sudafrica, Suriname, Swaziland, Svezia, Svizzera, Taiwan, Tagikistan, Tanzania, Thailandia, Togo, Tonga, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uganda, Ungheria, Uruguay, Usa, Vanuatu, Venezuela, Vietnam, Yemen, Zambia, Zimbabwe.