WYSE RATTAZZI BONAPARTE, Marie Laetitia Studolmina
– Nacque il 25 aprile 1831 a Waterford, in Irlanda. La madre, Laetitia, era figlia di Lucien Bonaparte, fratello dell’imperatore Napoleone, e moglie dell’ambasciatore britannico Lord Thomas Wyse. La coppia si separò nel 1828, dopo la nascita di due figli, Napoléon Alfred e William Charles. Laetitia si trasferì a Londra ed ebbe altri tre figli: Marie Laetitia, Adeline e Louis Lucien Napoléon. Il padre di Marie Laetitia era il capitano britannico John Studholme Hodgson, ma per evitare lo scandalo e garantire la legittimità della prole fu mantenuto il cognome Bonaparte-Wyse, nonostante la denunciata usurpazione da parte di Thomas, che rifiutò di riconoscere la paternità della bambina.
Marie, nata principessa in virtù della linea di discendenza materna, trascorse la sua infanzia in Inghilterra, viaggiando spesso con la famiglia in Italia e in Germania, e trascorrendo le vacanze con i parenti presso Wiesbaden e Baden-Baden. Oltre al tedesco e all’inglese, imparò ben presto anche il latino, grazie a un’educazione attenta alla cultura classica. Si appassionò all’arte e alla letteratura e proseguì gli studi a Parigi fino a conseguire il diploma di insegnante per le scuole primarie e secondarie. Il 12 dicembre 1848 sposò il conte Frédéric Joseph de Solms. Ben presto, tuttavia, i due si separarono, sebbene in modo non ufficiale. Frédéric partì per l’America e Marie ebbe un figlio dal marchese Alexis de Pomereu, Alexis Napoléon Christian. Intanto a Parigi aveva aperto un salotto vivace e all’avanguardia, frequentato da intellettuali di primo piano come Eugène Sue, Alexandre Dumas, Eugène Scribe, Émile de Girardin, Jules Simon e altri scrittori e artisti che assunsero posizioni sempre più apertamente antinapoleoniche e filorepubblicane.
Nel 1851, ostile al colpo di Stato di Luigi Napoleone, Marie divenne uno dei suoi nemici più in vista, aggravando una posizione già particolarmente compromessa da forti liti interne alla famiglia. Un chiacchierato flirt con Napoleone III, i debiti e il lusso eccessivo, i suoi atteggiamenti eccentrici e poco attenti ai protocolli di corte la condannarono all’esilio. Fu accusata di essere una straniera e di usurpare il nome dei Bonaparte. Nel febbraio del 1853 ricevette l’ordine di abbandonare la Francia e ogni sua resistenza fu vana: prima scrisse una lunga lettera alla stampa per spiegare pubblicamente la sua posizione e rivendicare il coraggio delle sue opinioni; poi si appellò alla Corte del tribunale della Senna, ma perse il processo. Si trasferì quindi in Savoia, presso Aix-les-Bains, una delle cittadine più alla moda dell’epoca, dove rimase fino al 1863. Qui aprì un salotto presso lo Chalet de Solms, sul lac du Bourget.
La sua condizione di donna sola e la frequentazione di molti intellettuali di spicco alimentarono pettegolezzi e curiosità sul suo conto. Per l’opinione pubblica divenne una figura misteriosa e affascinante, spesso paragonata ai tanti modelli di femminilità eccezionale di cui lei stessa era ammiratrice: Madame de Staël, Émile de Girardin e George Sand. Gli aneddoti e le leggende di cui fu protagonista, le storielle provocatorie e gli scandali costruirono la sua immagine pubblica, ponendola al centro di un processo mediatico che segnò la sua vita e che la vide allo stesso tempo artefice consapevole. La sua passione per il teatro, la conoscenza delle dinamiche di potere e le sue amicizie letterarie furono tra le principali risorse che mise in campo in questa battaglia mediatica. Agli attacchi sferrati dal giornalista Alphonse Karr e dal quotidiano Le Figaro, contrappose la difesa degli amici più cari, come Sue, che nel 1857 le dedicò un’opera intitolata Une page de l’histoire de mes livres: Mme de Solms dans l’exil, per scagionarla dalle molte polemiche. Marie stessa rispose ai suoi detrattori: attraverso racconti e rappresentazioni teatrali sfidò i modelli istituzionali e sollecitò nei lettori uno sguardo critico e disincantato. Allestì un teatro privato presso lo Chalet di Aix-les-Bains, per mettere in scena le sue opere, di cui era regista e attrice, e nel 1858 fondò la rivista artistico-letteraria Les Matinées d’Aix-les-Bains, cui seguirono il Journal du chalet e le Soirées d’Aix-les-Bains. Tra i suoi più stretti collaboratori ebbe François Ponsard, Pierre Alexis Ponson du Terrail, Victor Hugo, Théodore de Banville e Charles Augustin de Sainte-Beuve, con il quale pubblicò anche sul giornale Le Constitutionel, sotto il nome di baron Stock. Ricorrere a pseudonimi tra cui comte d’Albans, comte de Tresserve, Bernard Camille, Th. Bentzon divenne per lei un’abitudine che alternò all’uso dei cognomi dei mariti. L’impegno letterario in quegli anni fu intenso: scrisse cronache per il Pays e feuilletons per il Turf, pubblicò il suo primo libro, Nice ancienne et moderne (Nice 1854), che conobbe diverse edizioni ed esaltò la città come esperimento politico, cosmopolita e transnazionale. Si dedicò inoltre alla musica e alla pittura, componendo spartiti e realizzando quadri e disegni, anche se la sua attività principale rimase quella di scrittrice e drammaturga.
Tra il 1862 e il 1866 scrisse cinque romanzi dedicati alla satira sociale: La réputation d’une femme, Le piège aux maris, Les débuts de la forgeronne, La mexicaine e infine Les mariages de la créole. I temi trattati spaziavano dalla reputazione delle donne, sottoposte al giudizio di un’opinione pubblica tirannica, alla natura fittizia e artificiosa dello scandalo e della celebrità, al matrimonio come mezzo di ascesa sociale. Pettegolezzi, frodi, ricatti, manipolazioni di notizie da parte della stampa e situazioni fortunate erano presentati come gli ingredienti base di un mondo che replicava costantemente lo star system. Nel costruire i suoi personaggi e le loro storie si lasciò influenzare dalle peripezie della sua biografia personale e rappresentò le sue eroine come icone romantiche e autentiche, spesso vittime di strategie macchinose ordite ai loro danni.
Il suo spirito critico si espresse anche nell’arte, con una serie di caricature raccolte in album, ispirate alle lezioni del maestro Honoré Daumier che aveva conosciuto a Parigi. Le sue figure erano sproporzionate, con teste grandi e corpi decisamente più minuti, e rappresentavano alcuni tra i protagonisti della politica del neonato Regno d’Italia: Bettino Ricasoli, Antonio Mordini, Emilio Visconti Venosta, Camillo Cavour. Amica e corrispondente di Daniele Manin e Vincenzo Gioberti, e grande ammiratrice di Giuseppe Garibaldi, il suo interesse per le questioni italiane si intensificò nel 1862, quando compose un poema dedicato al re Vittorio Emanuele per chiedere l’amnistia dopo i fatti di Aspromonte.
Nei suoi frequenti viaggi a Torino aveva aperto un salotto presso l’hotel Feder e nel 1863 sposò il ministro Urbano Rattazzi, appena poche settimane dopo la morte del conte de Solms. Alla cittadinanza inglese e francese, aggiunse così anche quella italiana. Dopo un periodo trascorso tra Torino e il lago di Como, dove Rattazzi aveva acquistato una villa per i soggiorni estivi, con il trasferimento della capitale italiana la coppia si spostò a Firenze. Pur celebrando la città in una raccolta di poesie intitolata Les rives de l’Arno (Paris 1865), Marie criticò sprezzantemente l’alta società fiorentina attaccandola nella satira Les chemins du paradis. Bicheville (Paris 1867). I suoi comportamenti eccentrici e istrionici, la scelta di indossare nelle serate mondane abiti succinti e trasgressivi destarono scandalo e imbarazzo, mettendola ancora una volta al centro di pettegolezzi, antipatie e maldicenze, che trovavano un’ampia risonanza nei giornali La chiacchiera e il Pasquino. Il suo salotto fiorentino si pose subito in concorrenza con quello di Emilia Peruzzi, ma alle discussioni politiche Marie preferiva i balli e le rappresentazioni teatrali, di cui era attrice e regista.
Del parlamento a Firenze, delle sedute e dei suoi protagonisti, lasciò un volume in francese indirizzato al pubblico europeo (Florence. Portraits, chroniques, confidences, Paris 1870), mentre gli anni trascorsi accanto a Rattazzi furono ricostruiti in Rattazzi et son temps par Marie Rattazzi. Documents inédits, correspondance (Paris 1881-1887). In questi anni riprese anche l’esperimento letterario di Aix-les-Bains e pubblicò Les matinées italiennes. Revue anecdotique, artistique et littéraire, confermando molti dei suoi vecchi collaboratori.
Con la caduta di Napoleone III, e la nascita della figlia Isabella Roma, Marie rientrò a Parigi, dove risiedette stabilmente dal 1873, quando morì Rattazzi. Viaggiò molto e si recò in Spagna, dove conobbe l’ufficiale governativo don Luis de Rute y Ginez, che sposò nel 1880. Scrisse articoli e brevi storie per la Revue des deux mondes, affrontando temi di grande attualità e di interesse pubblico: il colonialismo, la schiavitù, la condizione delle donne. Nei suoi racconti rivisse la condanna all’esilio nel descrivere il risentimento comune ai creoli, e continuò a studiare appassionatamente il funzionamento degli stereotipi sociali. Questi interessi, già evidenti nella novella breve Maxime: récit des moeurs créoles, pubblicata nel 1874, culminarono nel romanzo esotico Les américaines chez elles, del 1895, in cui Marie lasciò trasparire il fascino e l’ammirazione per la letteratura di Sir Walter Scott.
L’attività di scrittrice e giornalista continuò ad assorbirla. Scrisse poemi, cronache di viaggio e traduzioni, e nel gennaio del 1883 fondò Les matinées espagnoles, proseguita dal 1888 al 1920 con il nome di Nouvelle revue internationale européenne. La rivista trattava questioni di attualità e aveva un carattere cosmopolita: era pubblicata a Parigi e Madrid, coinvolgeva intellettuali francesi e spagnoli, e ospitò frequenti traduzioni di opere come El gran galeoto di José Echegaray e Le cousin Basile di José Maria Eça de Queiroz. Obiettivo della sua fondatrice era diffondere la cultura francese in Spagna e promuovere la conoscenza e la ricezione della letteratura spagnola in Francia, così da produrre un interscambio transnazionale.
Rimasta vedova nel 1889, trascorse il resto della sua vita tra Parigi e Madrid, recandosi ogni tanto in Portogallo. Anche in questi anni fu travolta dagli scandali: a causa di un legame morboso con la dama di compagnia Charlotte Mortier Bouly de Lesdain e di alcune tresche amorose, nel dicembre del 1891, in un processo che si svolse ad Angoulême, Marie fu accusata di essere la mandante di un duplice omicidio. La principessa non si presentò in aula e l’imputato venne assolto, tuttavia la vicenda fu attentamente seguita dalla stampa e diventò oggetto di interesse degli studi sul presunto legame tra lesbismo e criminalità.
Morì il 2 febbraio 1902 a Parigi e fu sepolta ad Aix-les-Bains.
Opere. Comtesse Eguor au Lac du Bourget, Paris 1857; Madame Émile de Girardin, sa vie et ses oeuvres, Bruxelles 1857; Quelques lettres inédites, Gênes 1857; Eugène Sue photographié par lui-même: fragments de correspondance non interrompue de 1853 au 1er août 1857 avant-veille de sa mort, précédés de détails sur sa vie et ses œuvres, Gênes 1858; Les femmes de 1793, Paris 1858; Manin, essai biographique, Turin 1858; Fleurs d’Italie, poésies et légendes, Chambéry 1859; La dupinade, Gênes 1859; Chants de l’exilée, Gênes 1859; Mademoiselle Million, Paris 1863; L’aventurière des colonies, Firenze 1867; La chanteuse, Paris 1867; Luise de Kelmer, Paris 1868; Nice la belle, Paris 1870 circa; Cara patria. Echos italiens, Paris 1873; L’ombre de la mort: le roman d’Aline, Paris 1875; L’Espagne modern, Paris 1879; Le Portugal à vol d’oiseau. Portugais et portugaises, Paris 1880; La belle juive, épisode du siège de Jérusalem, Paris 1882; Énigme sans clef, Paris 1894; Lettres d’une voyageuse, Vienne, Budapest, Constantinople, Paris 1897; La grand-mère, Paris 1899; La fin d’une ambassadrice, s.l. 1900; Dernière folie, Paris 1902; Urbain Rattazzi par un témoin des dix dernières années de sa vie, Paris 1902.
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