X
. Lettera estranea all'alfabeto italiano; era la ventunesima e ultima dell'alfabeto latino sino al sec. I a. C.; come forma essa corrisponde alla Χ χ dell'alfabeto greco, ma come suono corrisponde invece alla Ξ ξ, che nell'alfabeto greco occupa il 14° posto ed è simile per aspetto al samech dell'alfabeto fenicio. Circa l'origine del segno stesso, le opinioni sono svariatissime; le iscrizioni e la tradizione letteraria greca sono d'accordo nel considerarlo un'innovazione, il che è dimostrato anche dal posto che occupa nell'alfabeto greco, dopo la Τ τ, che corrisponde all'ultima lettera dell'alfabeto fenicio; l'opinione prevalente è che il segno X sia una modificazione del segno T. Il valore ad esso attribuito dai Latini è da ricondurre al valore che aveva negli alfabeti greci occidentali, della Magna Grecia e della Sicilia; ma la differente pronunzia del segno nella zona orientale e nell'occidentale del mondo greco è questione molto discussa.
Gli alfabeti dell'Europa occidentale e centrale hanno generalmente conservato il segno X x e, in generale, anche il suono; però tanto in inglese quanto in francese, accanto alla pronunzia ks si ha anche l'altra di gz; in catalano e in portoghese ha il suono sc di scena; in spagnolo ebbe il suono di c aspirata, che nella grafia moderna è rappresentata da j, e quello di ks che conserva.
La forma della x non ha attraverso i secoli subito modificazioni profonde nella scrittura, tranne che talvolta i due estremi destri sono stati uniti, per poter eseguire la lettera di un solo tratto.
Il segno X che ha, nel sistema di numerazione latina il valore di 10, non sembra che abbia connessione con la lettera; esso esiste infatti presso gli Etruschi, nel cui alfabeto la lettera mancava; sembra che il segno sia originato dall'accostamento di due V, segno del 5.