Vedi XANTEN dell'anno: 1966 - 1997
XANTEN (v. vol. VII, p. 1224)
L'intensificazione degli studi e degli scavi ha consentito importanti acquisizioni sia sugli accampamenti romani (Vetera Castra I e II), sia sull’oppidum indigeno di Cibernodurum dove poi sorse, in età traianea, la Colonia Ulpia Troiana.
Vetera Castra I. - Fin dal 13 a.C. Augusto fondò su un'altura sulla riva sinistra del Reno un acquartieramento di varie legioni, al sicuro da inondazioni e dirimpetto alla confluenza con la Lippe, proveniente da E: il suo progetto in quel momento era, come è noto, la conquista delle Germanie fino all'Elba. Il luogo divenne il quartier generale prima che Colonia fosse scelta come residenza del governatore della Germania Inferior. Il ritrovamento di preziosi prodotti delle officine di epoca augustea documenta la presenza di alte personalità della corte imperiale, come p.es. la coppa d'argento nella cui decorazione c'è un riferimento al matrimonio fra Tiberio e Giulia nell'n a.C., oppure un elmo da combattimento in ferro del tipo degli ausiliarî, con decorazioni d'argento applicate eseguito nella prima metà del I sec. d.C., che doveva essere appartenuto a un comandante di alto rango, pure delle truppe ausiliarie; esso fu ritrovato sul territorio dove si svolse nel 69 d.C. la battaglia di Vetera (Tac., Hist., IV eV, passim). Anche una parte del monumento innalzato per ricordare la vittoria delle legioni, con l'iscrizione della Legio VI victrix coronata dal vessillo da campo, fu rinvenuta in quei pressi. Pure altri settori dell'arte applicata, scultura e architettura, dipendono in pieno dalle tradizioni e dalle esigenze dell'arte militare romana. La stele funeraria proveniente da X. di M. Caelius M. f. Lem. Bon(onia), con l'indicazione del motivo della sua morte, «occidit bello Variano» (in cui è stato colto un riferimento alla battaglia di Teutoburgo del 9 d.C.), costituisce sino a questo momento la testimonianza più antica della lunga serie di stele funerarie militari renane del I sec. d.C. (con alcuni esemplari risalenti, però, agli inizî del II). Se non è stato possibile ritrovare costruzioni significative poste all'interno dei primi accampamenti dei legionarî, ci è nota invece buona parte del doppio accampamento (per due legioni) in pietra di epoca claudio-neroniana: fra l'altro il lazzaretto della legione XV, le due residenze dei legati delle legioni e i principia del campo, che misurava 900x600 m. Di questo accampamento conosciamo anche gli acquedotti e l'anfiteatro, nonché parti delle canabae legionis, della periferia e della necropoli. L'intero complesso venne distrutto durante la sollevazione dei Batavi del 69-70 d.C., ma il campo legionario fu ricostruito con tutte le sue strutture in un altro posto (Vetera Castra II). I soldati che stazionarono in quel luogo fra il 13 a.C. e il 70 d.C. vi hanno lasciato una serie di gemme (pietre molate e sfaccettate e paste vitree), interessante come complesso unitario di reperti di cui sono sicure la datazione e la provenienza.
Vetera Castra II. - Il nuovo accampamento, posto di fronte alla confluenza della Lippe che conduceva nella Germania non ancora romana, fu la risposta alla distruzione del precedente insediamento militare sul Fürstenberg, che causò anche perdite molto ingenti. Probabilmente già Petillius Cerialis, che si era guadagnato la fiducia di Vespasiano sedando la rivolta germano-gallica, dispose la nuova guarnigione direttamente sulla riva del fiume, il che assicurava migliori possibilità difensive e di comunicazione. Questo accampamento, che rimase attivo forse dal 71 d.C. fino all'invasione germanica del 260 o 274 d.C., dal 122 d.C. fu la sede della Legio XXX Ulpia victrix·, oggi è però sepolto a seguito delle grandi inondazioni del Reno e della notevolissima erosione delle sponde, succedutesi nel corso dei secoli. Per questa ragione esistono solamente pochi reperti e indizî certi delle costruzioni in pietra. Da Costantino a Magnenzio la guarnigione può aver soggiornato nella Colonia Ulpia Traiana, ridimensionata da Costantino (v. infra). Secondo le fonti letterarie all'epoca dell'imperatore Giuliano, durante la ricostruzione del limes della Germania Secunda nel 359/360, venne costruito un nuovo accampamento, sempre lungo la riva del Reno.
Vicus Cugernorum (Cibernodurum) e la Colonia Ulpia Traiana. - Nell'ambito dell'assetto augusteo del limes renano, sorsero nuovi centri per le civitates delle genti germaniche: fra essi anche il vicus, che divenne il punto di riferimento di una sottotribù dei Sigambri-Suebi, i Cugerni (Vicus Cugernorum). Da monumenti nella zona e ritrovamenti epigrafici abbiamo ragione di credere che si chiamasse Cibernodurum.
Già sotto Tiberio e Claudio l'insediamento a Ν del primo campo legionario di Vetera Castra I giungeva forse a coprire la ragguardevole estensione di c.a 20 ha: fungeva da luogo di stoccaggio per le merci provenienti dal Reno superiore e di raccolta per quelle da inviare dal basso Reno al Mare del Nord e in Britannia; al più tardi attorno all'80 d.C., l'insediamento possedeva notevoli impianti portuali in legno sul Reno.
Tra i materiali di esportazione sono documentati sicuramente ceramiche e prodotti in cuoio. Dopo aver subito una distruzione completa durante la sollevazione dei Batavi, Cibernodurum fu ricostruito nuovamente; tuttavia probabilmente già nel 98 d.C. il vicus originario fu inglobato nella nuova colonia che Traiano creò in quest'area nord-occidentale dell'impero: il nome, Colonia Ulpia Traiana, riprende per esteso quello del fondatore, non menzionando affatto (il che è eccezionale) la denominazione indigena del sito. La spoliazione di metalli e pietre attuata nel Medioevo ci ha fatto pervenire solo poche testimonianze della produzione artistica: fra l'altro, due importanti bronzi romani degli anni attorno al 140 d.C., che rappresentano una Venere in atto di sciogliersi i sandali (al museo di Bonn), e un servitore muto (al museo di Berlino), nonché affreschi del medesimo periodo provenienti da abitazioni private, di notevole qualità e ancora da restaurare (al museo di Bonn).
Della pianta della città ci sono noti lo sviluppo della cinta muraria con l'ubicazione delle porte principali, molte aree riservate ai templi, fra cui il Capitolium·, l'intera rete viaria, i quartieri di abitazione, un edificio con impianto termale nei pressi del porto e infine le grandi terme cittadine, estese per 12.000 m2. L'anfiteatro è l'unico edificio in pietra finora noto in tutto l'impero romano a non avere sostruzioni con volte a botte di tipo radiale, bensì a crociera con costolature impostate su un sistema di pilastri. Tale struttura rispondeva all'esigenza di risparmiare la pietra in quella zona dell'Europa nord-occidentale dove essa scarseggiava; infatti i blocchi necessari all'ampliamento della colonia furono trasportati dalla flotta fluviale sul corso medio e superiore del Reno.
Va ancora segnalata, in modo particolare, una doppia insula con un impianto a peristilio, sito nel quadrante sud-occidentale della città, fra cardo maximus e decumanus maximus. Dell'edificio si conservano scarsi resti: sembra certo, tuttavia, che avesse una funzione specifica, quella cioè di residenza del governatore della Germania Inferior (la cui sede era a Colonia) durante le sue visite. La città decadde con le invasioni germaniche del 260 o 274 e fu trasformata da Costantino in un solido luogo di difesa a pianta quadrata, dal perimetro di 400x400 m, con 44 torri, insediato nelle insulae centrali della Colonia Ulpia Traiana originaria: vi vennero riutilizzate le costruzioni pubbliche in pietra ben conservate della parte centrale della città.
Le necropoli della X. militare (Vetera I e II) e civile (Cibernodurum-Colonia Ulpia Traiana) si sovrappongono: si contano più di 1500 sepolture, il contenuto di un migliaio delle quali è conservato (tutto o in parte) nei musei di Bonn e Xanten. Mentre la necropoli sotto la chiesa di S. Vittore fu in uso fino all'età medioevale, il quadrato difensivo fatto costruire da Costantino non resistette alla grande invasione germanica del 351/355. Non è stato ancora individuato l'insediamento civile che a esso doveva essere collegato.
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