Vedi XANTHOS dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
XANTHOS (v. vol. VII, p. 1225)
Non sono stati effettuati nuovi scavi nella città licia, greca e romana, ma un nuovo capitolo dell'esplorazione è stato aperto con lo scavo della basilica paleocristiana orientale, diretto dal 1970 da Jean-Pierre Sodini.
La chiesa è di notevoli dimensioni: la lunghezza totale, atrio e abside compresi, è di m 74, la larghezza di c.a m 30. L'atrio è contornato da tre portici decorati con mosaici, delimitati sul lato interno da uno stilobate con balaustra. Il pavimento del nartece è in mosaico al centro e in opus sedile ai lati. Inizialmente aperto sull'atrio, il nartece venne in una seconda fase diviso in tre settori e messo in comunicazione con le navate principali mediante cinque passaggi, uno per ciascuna navata laterale e tre per quella centrale, con una soluzione che ricorre anche a Istanbul (chiese di Santa Sofia, Santa Irene, San Giovanni di Studio). Anche il pavimento delle navate era ricoperto da mosaici, ora ben conservati soltanto in quelle laterali e nella parte occidentale, nei quali i motivi decorativi geometrici (losanghe, quadrati, poligoni, arabeschi) si alternano a quelli animali (cervi affrontati ai due lati di un vaso). L'abside, semicircolare, era dotata di un sỳnthronon a più gradini, rivestito di marmo, ed era pavimentata in opus sectile.
A NE dell'abside, a un livello più basso di c.a 2 m, è stato scoperto un battistero tetraconco largo c.a m 12,50; il bacino, rivestito di marmo, è diviso in due parti da un muretto.
La chiesa, costruita nel V sec. d.C., fu devastata da un incendio alla fine del VII secolo. Dopo un lungo abbandono, venne nuovamente occupata e rimaneggiata nei secoli X-XII. A NO il muro originario della navata settentrionale fu abbattuto per più di 13 m di lunghezza per ricavare un piccolo nartece, a forma di rettangolo irregolare di c.a m 9x5, composto da tre settori separati tra loro da pilastri. La costruzione è poco accurata; la superficie delle pareti venne livellata per ricevere pitture ad affresco, delle quali rimangono i resti, assai mutili, di 24 figure rispetto alle 37 originarie. Vi si riconoscono arcangeli, santi e vescovi, tra cui si possono identificare, grazie alle iscrizioni, l'arcidiacono e protomartire Stefano e Abilos, diacono di Edessa.
Il tetraconco vero e proprio venne trasformato in un santuario con la costruzione di una nuova abside poligonale, dotata di sỳnthronon, e fortemente decentrata rispetto alle absidi minori del battistero. Un'iconostasi separava il santuario dal resto della chiesa: l'architrave scolpito raffigurava al centro una dèesis.
Questo nuovo complesso venne a sua volta abbandonato agli inizî dell'età ottomana. Più tardi ancora (XVIII- XIX sec.) la navata centrale fu utilizzata come cimitero, probabilmente da parte della colonia greca che in quel periodo si installò tra le rovine della città romana e bizantina.
Lo stile degli elementi decorativi paleocristiani della basilica tradisce influenze diverse, che vanno da Costantinopoli all'Africa. La decorazione dell'iconostasi bizantina presenta influssi stilistici dell'Anatolia occidentale, in particolare frigi.
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