MAISTRE, Xavier (François-Xavier-Joseph-Marie) de
Nacque a Chambéry l'8 nov. 1763 da François-Xavier, presidente del Senato di Savoia, insignito del titolo di conte nel 1780 per i suoi meriti di giurista, e da Christine de Motz, figlia di un senatore, donna pia e colta, morta giovane il 21 luglio 1774. Madrina di battesimo fu la sorella Marie, padrino il fratello Joseph. Ragazzo irrequieto e sognatore, definito, anche da se stesso, "ban, bans, baban", cioè perdigiorno, ricevette la sua istruzione a la Bauche, luogo di villeggiatura della famiglia nella campagna savoiarda, e fu affidato al curato, l'abate André Isnard, che "riuscì non solo a dargli un'eccellente istruzione letteraria e scientifica, ma a destare in lui il gusto della poesia e della pittura" (P. Trompeo, Nell'Italia romantica sulle orme di Stendhal, Roma 1924, p. 179). Nel giugno 1781 iniziò la carriera militare, come già avevano fatto i fratelli Nicolas e Victor, entrando nel reggimento di fanteria "La Marina" di stanza a Chambéry; nel 1784 fu cadetto, nel 1786 aiutante maggiore e capitano nel 1795. Le cadenze della vita militare furono interrotte dal volo in mongolfiera, compiuto il 6 maggio 1784, dopo un tentativo fallito il 22 aprile, in compagnia dell'amico matematico L. Brun, presentato, insieme con il fratello Joseph, in un Prospectus e descritto in una successiva Rélation.
Nel 1787, dopo esser passato per le guarnigioni di Alessandria, Exilles, Pinerolo, il M. fu trasferito a Torino, che viveva, come tutto il Regno di Sardegna, una breve ma intensa stagione di rinnovamento culturale. A Torino, nel 1789, lo raggiunse la notizia della morte del padre e ancora in quella città, nel 1790, fu protagonista di un duello con un compagno d'armi, P. de Meyran; i conseguenti 42 giorni di prigionia furono all'origine dell'attività di scrittore del M., che iniziò allora la stesura del Voyage autour de ma chambre. La carriera militare e gli eventi bellici, cui partecipò con valore, continuarono a determinare gli spostamenti del M.: nel 1793, al seguito dell'armata sconfitta dai Francesi, si rifugiò in Aosta, dove ritrovò i fratelli Joseph e André, futuro vescovo della città. Nel 1794 raggiunse a Losanna Joseph, corrispondente del ministero degli Affari esteri, e lì, nel salotto di M.me Hubert-Alléon, lesse pubblicamente il Voyage, che, per iniziativa e cura del fratello, divenuto suo padrino letterario, fu edito a Losanna nell'aprile del 1795 (con la falsa data di Torino 1794). La "bluette", pur in assenza di promozione editoriale, iniziò il suo cammino di straordinaria diffusione tra edizioni, traduzioni e imitazioni.
Nei soggiorni di Aosta e Torino, tra il 1795 e il 1799, approfittando delle forzate soste che l'inverno imponeva ai belligeranti, il M. si dedicò a studi letterari, alla pittura di paesaggio e alla chimica, scrivendo anche due memorie, che gli valsero la nomina a socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino. Allo stesso arco di tempo risalgono l'idillio e il progetto di matrimonio con Marie-Dauphine Petey, vedova di un notaio Barrillier, celata nell'Expédition nocturne sotto il nome poetico di Elisa, e che sposò, invece, l'ufficiale M. Decoularé de La Fontaine. La donna gli fu compagna nei colloqui con P.-B. Guasco, ultimo superstite di una famiglia sterminata dalla lebbra, confinato in una delle torri di cinta della città, dall'incontro con il quale nacque il racconto Le lépreux de la cité d'Aoste.
L'invasione delle truppe francesi, la capitolazione del re Carlo Emanuele IV, lo scioglimento dell'esercito piemontese, l'ambiguo atteggiamento dell'Austria, la richiesta da parte dei Russi di un ufficiale esperto nella guerra di montagna spinsero il M., ostile sia agli Austriaci sia ai Francesi, a raggiungere, nell'autunno del 1799 attraverso il territorio elvetico, l'armata russa, nella speranza di tornare nell'amata Savoia con le truppe vittoriose. Quella mossa improvvisa e impulsiva lo allontanò, invece, dalla patria, legandolo alle sorti dell'esercito russo, che per volere dello zar aveva abbandonato la coalizione. Alla penuria di denaro e all'incertezza della sua posizione militare ovviò in parte con le capacità di ritrattista, che lo fecero apprezzare dai generali russi P.I. Bagration e M.A. Miloradovič oltre che dal maresciallo A.V. Suvarov, a seguito del quale giunse in Russia. Proprio la caduta in disgrazia di Suvarov e la sua successiva morte (18 maggio 1800) spinsero il M. a congedarsi dall'esercito russo, in cui era formalmente entrato il 1 marzo 1800.
Uscito dall'esercito con il grado di maggiore, il diritto di portare l'uniforme e il contestato titolo di conte, il M. aprì, dal 1801, uno studio a Mosca, dove la sua abilità di ritrattista gli consentì di vivere agiatamente e di aiutare nel contempo i familiari rimasti in Savoia. La maggior parte della sua opera pittorica, che affiancava ai ritratti molti paesaggi, andò dispersa o distrutta nell'incendio del palazzo d'Inverno di San Pietroburgo nel 1837.
L'arrivo in Russia, il 13 maggio 1803, del fratello Joseph, in veste di plenipotenziario del re di Sardegna, rilanciò la carriera del M., che fu nominato nel marzo 1805 direttore del Museo e della Biblioteca dell'Ammiragliato a San Pietroburgo, dove si stabilì. Il ricostituito sodalizio fra i due fratelli, le relazioni politiche e diplomatiche di Joseph, la vivacità intellettuale di entrambi segnarono positivamente la loro vita nella cosmopolita capitale russa.
Al periodo fra il 1808 e il 1809 si fanno risalire un suo rinnovato impegno religioso, un più assiduo accostarsi ai sacramenti, una riconquista, insomma, della fede cattolica da cui non si discostò più: "Le vrai livre persuasif pour moi est l'Évangile. Je le lis souvent, et quand j'ai fini, je recommence - Voilà, mon cher ami, ma profession de foi. Je la croi meilleure et plus sincère que celle du Vicaire savoyard", scriveva al fratello Nicolas il 15 nov. 1819 (Klein, p. 47). Certamente molto contò lo stretto legame con il fratello, alle cui Soirées de Saint-Pétersbourg collaborò con la stesura parziale del prologo e con una fitta serie di annotazioni sul manoscritto. Allo stesso periodo risalgono la ripresa e la stesura definitive del racconto in forma di dialogo Le lépreux de la cité d'Aoste, pubblicato nel 1811 a San Pietroburgo, insieme con la ristampa del Voyage, sempre a cura e con prefazione di Joseph.
Nominato colonnello nell'agosto del 1809, il M., anche per allontanare sospetti di favoritismo, si fece richiamare in servizio attivo prendendo parte, tra il 1810 e il 1811, alle campagne contro i Turchi e le tribù del Daghestan nel Caucaso e in Georgia, riportando una grave ferita a un braccio e ottenendo, per il suo valore, il riconoscimento, da parte dello zar, della croce dell'Ordine di S. Vladimir. Dopo aver partecipato alla campagna del 1812 contro Napoleone (combatté in Polonia e in Slesia e ricevette la decorazione della spada d'oro e dell'Ordine di S. Anna in brillanti), seguì nel 1813 l'armata del generale L.G.T. Wallmoden ma, fermato in Slesia da un'improvvisa malattia, non partecipò attivamente alle fasi successive della campagna. Dopo la guerra fu inviato ad Abo, in Finlandia, allora sotto sovranità russa, come ispettore militare dei porti e nel 1816 lasciò l'esercito con il grado di maggiore generale.
Dopo quella pietroburghese del 1811, nel 1817 uscì a Parigi l'edizione Delaunay del Voyage e del Lépreux, sempre con prefazione e note del fratello, che accrebbe la diffusione della fama letteraria del M.; nello stesso anno Joseph lasciò la Russia, e i due fratelli non si rividero più: "Je ne puis te dire quel horrible vide son depart et celui de sa famille laisse dans mon existence. Quatorze ans de réunion ont rendu ce moment bien cruel" (Bonnefon, p. 702), confidò il M. al fratello Nicolas nel maggio 1817.
Il 13 febbr. 1813 il M. aveva sposato Sofia Zagrjazskaja, damigella d'onore dell'imperatrice e zia della moglie di A.S. Puškin, dalla quale ebbe quattro figli, tutti di debole salute. Dal 1816 visse amministrando le considerevoli proprietà della moglie e partecipando alla vita letteraria e artistica di San Pietroburgo, sulla quale esercitò una non trascurabile influenza, grazie anche ai due nuovi racconti, Les prisonniers du Caucase e La jeune sibérienne, che mettevano a frutto le sue esperienze di militare e che furono pubblicati, insieme con la Expédition nocturne autour de ma chambre, nel giugno 1825 a Parigi nei tre volumi di Oeuvres complètes. Questa edizione, per cui si adoperarono il nipote barone A.-L. de Vignet, l'amico barone A. de Mareste e il bibliotecario A.-C. Valery, fu decisiva per la fama europea del Maistre. Restarono incompiuti, e inediti fino al 1877, i racconti Histoire d'un prisonnier français e Catherine Freminski e altri scritti in prosa e in versi.
Tra il 1815 e il 1817 furono lette, discusse e in parte pubblicate dall'Accademia delle scienze di Torino alcune memorie del M. di argomento scientifico, relative soprattutto alla chimica dei colori.
Nel luglio 1818 morì il fratello André, vescovo di Aosta, e il 26 febbr. 1821 Joseph. Nel 1826, dopo la morte dei figli André e Alexandrine, il M. e la moglie si recarono in Italia con gli altri due figli, sperando che il clima potesse giovare alla loro salute: ma Catrinka morì a Livorno nel 1830 e Arthur a Napoli nel 1837. Partito da Chambéry e giunto a Torino, dove il re Carlo Felice gli aveva conferito la gran croce dell'Ordine Mauriziano, esplicito riconoscimento alla fedeltà a casa Savoia di tutta la famiglia, il M. toccò Pisa, Livorno, Lucca e, soprattutto, Roma e Napoli, le due città d'elezione, e Castellammare di Stabia, "ce paradis terrestre" (Oeuvres inédites, II, p. 6). Alle lettere del M. sono affidate le riflessioni di costume e le descrizioni di monumenti (soprattutto romani) e di paesaggi (soprattutto dei dintorni di Napoli) nate dalla sua esperienza di viaggiatore. Significativa la ripresa dell'attività pittorica, in cui prevaleva ora il paesaggio, influenzata dall'amicizia con L.-Ch. Demartin du Tyrac conte de Marcellus, inviato straordinario e ministro plenipotenziario francese a Lucca, con la moglie di questo, pittrice anche lei e figlia di un pittore, il conte L.-A. de Forbin, e dalla conoscenza dell'attività e delle opere di artisti quali H. Vernet, F.-M. Granet, G. Gigante e tanti altri. Ma l'amicizia con Valentine de Marcellus arrivò a toccare livelli più profondi di affetto e di confidenza. Il M. "connut l'art de vieillir avec grâce" (Berthier, p. 150): così, pur tra le malinconie e gli acciacchi dell'età, non si sottrasse alla vita di società, nell'atmosfera cosmopolita dell'aristocrazia europea che popolava le due grandi capitali italiane e nell'attenzione piena di simpatia che il mondo intellettuale riservava al M., di cui sono testimonianza, per esempio, i rapporti con la famiglia Manzoni, conosciuta a Pisa nel 1827, le traduzioni di C. Balbo del Lépreux e dell'Expédition nocturne a opera di Paolina Leopardi.
Nel gennaio 1832 Manzoni chiedeva: "Monsieur, ne voyagez-vous plus dans votre chambre? N'y a-t-il plus des gens qui aiment les livres qui font penser tout en égayant, ou en attendrissant?" (Zolli, p. 162). La dimensione letteraria del M. bisognava, però, ora cercarla nelle numerose lettere, indispensabile completamento della sua personalità: "Xavier è un corrispondente delizioso e costante [(]: quanta grazia e che intelligenza discreta e che arte sottile nel tenere le fila della sua perenne evasione dal mondo!" (Liborio, p. 8). Evasione peraltro nutrita dalla fede nella "Providence, qui conduit tout à ses fins par des voies impénétrables" (Oeuvres inédites, II, p. 19). Pure alle lettere bisogna rivolgersi per ricostruire il filo delle idee politiche e religiose del M., gentiluomo fedele al re di Sardegna e allo zar, cristiano fermo ma senza fanatismo. A Napoli, nel 1833, lesse alcune opere di uno scrittore che sentì subito affine, R. Töpffer, di cui promosse l'opera presso amici ed editori e con cui intrattenne un importante scambio epistolare.
In Italia continuò a scrivere di argomenti scientifici, con articoli e note usciti tra il 1831 e il 1834 nella Bibliothèque universelle de Genève, rivista che nel 1841 avrebbe ancora ospitato i suoi ultimi, brevi lavori scientifici.
Nel 1838 il M. lasciò l'Italia e, dopo un breve soggiorno nei luoghi natali, fu a Parigi, dove le sue opere furono ripubblicate nella nuova collezione in piccolo formato lanciata dall'editore G. Charpentier. Il 1 maggio 1839 Ch.-A. de Sainte-Beuve gli dedicò uno dei suoi portraits, che, al di là degli apprezzamenti per la sua opera letteraria, irritò il M. per le allusioni, giudicate indiscrete verso la donna, al suo idillio con la Petey. In quell'anno il M. tornò in Russia e vi trovò una società profondamente cambiata nella composizione e nelle abitudini sociali: la cosa, insieme con il naturale declinare delle forze, lo portò a condurre una vita sempre più ritirata, pur continuando a dipingere e a leggere. Mantenne ancora intensi contatti epistolari e continuò a seguire i movimenti culturali e politici europei, soprattutto della Francia e dell'Italia, grazie anche ai libri che gli inviava Charpentier: ma la lettura che più lo occupò negli ultimi anni fu quella dell'Histoire universelle de l'Église catholique dell'abate R.-F. Rohrbacher. Nell'agosto del 1851 morì la moglie; circa un anno dopo, il 13 giugno 1852, il M. morì nella villa di campagna di Strelnja. Fu sepolto nel cimitero di Smolensk, a San Pietroburgo.
Aperto all'esperienza di mondi e persone diversi, il M. fu accompagnato spesso dal parallelo con l'opera e la personalità del fratello e dal sospetto di essere un dilettante nei diversi campi in cui esercitò le sue facoltà. Il famoso paragone, che entrambi i fratelli fanno per definire i loro rapporti, con le due lancette dell'orologio, diversamente posizionate ma segnanti la medesima ora, è sostanzialmente preciso nel rinvio a un insieme di valori, l'onore, la patria, la famiglia, la monarchia, la religione, cui i due fratelli furono rigidamente fedeli, pur vivendoli in modo molto diverso. In armonia con il suo carattere il M. si lasciò condurre dagli avvenimenti in Russia, così come lasciò che il fratello facesse emergere, quasi come una forza naturale, le sue doti di scrittore. È tuttavia opportuno ricordare, al di là di ogni formula interpretativa, che le prove narrative del M. flâneur sono legate a fatti reali e a una visione della vita precisa e coerente. Le nouvelles rimandano, per mondi di ispirazione anche se non per cronologia compositiva, a due momenti ben distinti, uno piemontese-savoiardo, per il Voyage, l'Expédition, il Lépreux, uno russo per Les prisonniers, la Jeune sibérienne, l'Histoire d'un prisonnier français. Se nel Voyage è colto un mondo nel momento in cui sta per sparire, nell'Expédition predominano la riflessione e la nostalgia intorno allo stesso mondo ormai sparito; e dietro l'apparenza della divagante invenzione si leggono l'angoscia dirompente della guerra e un serrato confronto con la cultura letteraria, filosofica e scientifica del secondo Settecento. Spunti e idee per le due operette derivano da J.-B.-L. Gresset, L. Sterne, L.-A. Caraccioli, ma tutta del M. è la brillante forma in cui è versato e decantato questo materiale incandescente. Il Lépreux, lo scritto cui egli finì per essere più affezionato, rispecchia un'esperienza che lo obbligò ad andare "à sa racine même" (cfr. Lovie, Introduzione, in X. de Maistre, Nouvelles, p. 12), di fronte a un uomo che evita la disperazione con la forza della fede. Sono qui le basi del carattere della protagonista de La jeune sibérienne, piccolo inno in prosa alla fede nella Provvidenza nel racconto del viaggio dalla Siberia a San Pietroburgo della giovane Prascovia per ottenere la grazia per il padre. Il lungo cammino della protagonista consente, peraltro, al M. di mettere in mostra la sua profonda conoscenza della Russia, dai costumi ai paesaggi, dalle classi alte a quelle umili. Così l'esperienza della tragica ritirata dell'esercito napoleonico si travasa nell'incompiuta Histoire d'un prisonnier français e quella fatta in guerra nelle selvagge regioni di confine pervade l'essenziale e spietato Les prisonniers du Caucase, l'opera del M. preferita da Stendhal.
Fonti e Bibl.: Gli archivi della famiglia de Maistre si trovano a Chambéry, Archives départementales de la Savoie, che ne hanno dato conto in Archives de Joseph de Maistre et de sa famille. manuscrits et correspondances, a cura di J. Lucet, con introduzione biografica di J. Rebotton - J.-L. Darcel, Chambéry 1998. Essenziali, per le ricerche sulla vita e le opere dei due fratelli, sono l'attività dell'Institut des études maistriennes e la Revue des études maistriennes, che fanno capo all'Université de Savoie. Edizioni di opere narrative: per le Nouvelles si consulti quella a cura di P. Dumas - P. Cazzola - J. Lovie, con introduzione di J. Lovie, Genève 1984; per le altre opere si ricorre ancora alle Oeuvres inédites. Premiers essais. Fragments et correspondance, a cura di E. Réaume, I-II, Paris 1877. Sull'edizione del 1825 si veda C. Florio Cooper, Cenni intorno alla prima edizione delle "Oeuvres complètes" de X. de M., in Studi francesi, XVIII (1974), 2, pp. 270-276.
Sul M. rimane fondamentale la monografia di A. Berthier, X. de M.: étude biographique et littéraire, Lyon-Paris 1918 (rist. anast., Genève 1984), anche per la bibliografia di e sul M. e per la pubblicazione di documenti inediti. Un buon aggiornamento è nella Nota bibliografica in calce a X. de Maistre, Viaggio intorno alla mia camera. Spedizione notturna intorno alla mia camera, presentazione di E. Isgrò, introduzione, traduzione e note di C. Geraci, Bergamo 1999. Ma si vedano anche l'edizione della stessa opera a cura di R.M. Losito, prefazione di M. Liborio, Napoli 1987, ed E. Pellissier, X. de M.: les péripéties d'un exilé, Aosta 2001. Per la corrispondenza dispersa del M. si vedano: F. Klein, Lettres inédites de X. de M. à sa famille, Paris 1902 (estr. da Le Correspondant) e P. Bonnefon, X. de M., lettres inédites, in Revue d'histoire littéraire de la France, 1909, pp. 691-733. Sugli scritti scientifici del M.: M. Ciardi, Men of letters and science. The case of X. de M. (1763-1852), in Nuncius, XII (1997), 2, pp. 447-466; sulla sua attività di pittore: R. Guasco, X. de M. peintre, in Studi piemontesi, IV (1975), pp. 276-280; sul soggiorno in Italia: J. Lovie, Lettres et notes sur le séjour de X. de M. en Italie entre 1829 et 1839, in Bulletin du Centre d'études franco-italien, 1978, n. 3, pp. 25-42. La traduzione di Paolina Leopardi è in Viaggio notturno intorno alla mia camera. Traduzione dal francese dell'opera di X. de M. e altri scritti, a cura di E. Benucci, Venosa 2000. Per la lettera di Manzoni, vedi P. Zolli, L'autografo di una lettera di Manzoni a X. de M., in Studi e problemi di critica testuale, III (1972), pp. 161 s.