XENIA (dal gr. ξέν0ς "straniero")
I moderni botanici indicano col nome di xenia gli endospermî ibridi derivati dalla fusione di nuclei eterozigotici. Invece, secondo una concezione più antica, si attribuiva questo nome a formazioni manifestatesi in altre parti della pianta - che non fosse il sacco embrionale - e dovute all'influenza indiretta del polline di una specie su altra specie, senza che intervenisse il processo di fecondazione e di conseguente ibridazione. W. O. Focke nel 1881 riunì tutti questi casi - relativi a mutamenti di forma e di colore nel frutto e nel seme e secondo anche altri autori a cambiamenti nei fiori, nelle infiorescenze e perfino nelle foglie - sotto il nome di xenie, distinguendo le xeniocromie (cambiamenti di colore) e le xenioplasmie (cambiamenti di forma). Gli studî recenti di H. de Vries, di C. Correns e di altri hanno però accertato che i casi di xenia sono limitati all'albume ed essi sono ben conosciuti nel mais.
In questa pianta le varietà possono riunirsi in due gruppi: amilifere (con granella lisce a frattura e contenuto farinoso) e saccarifere (con granella raggrinzite a frattura cornea e contenuto di aspetto vetroso).
In questi due gruppi di varietà si presentano forme diverse per il colore del tegumento dei chicchi bianco, giallo, bruno o viola. Le diverse varietà e forme, quando sono autofecondate, si mantengono costanti ma quando s'incrociano fra loro si ottengono le xenie.
La Zea mays a chicchi bianchi o gialli fecondata col polline di Z. mays a chicchi bruno o violetti dà una discendenza le cui spighe hanno chicchi di colore diverso: Z. mays bianca fecondata con polline di Z. mays gialla produce del pari discendenti, le cui spighe hanno chicchi di colore diverso; Z. mays zuccherina fecondata con polline di Z. mays amilifera produce spighe con chicchi amiliferi e con chicchi zuccherini.
Si deve tener presente, però, che non si può praticare l'inverso di questi incroci, facendo cioè divenire madre la varietà padre e viceversa.
La spiegazione scientifica delle xenie, la cui origine appariva misteriosa, si ebbe solo quando S. G. Navašin e L. Guignard scoprirono la doppia fecondazione nelle Angiosperme: esse sono la conseguenza di una doppia ibridazione, l'una che riguarda il nucleo dell'oosfera, l'altra che interessa il nucleo secondario del sacco embrionale dal quale deriva la formazione dell'albume.
Quindi le xenie debbono essere considerate come ibridi eterozigoti, tant'è vero che esse ubbidiscono alle leggi che governano la disgiunzione degl'ibridi.
Si cita come esempio di xenia anche il fatto di una varietà di melo a frutti gialli, la quale, nei rami i cui fiori erano fecondati dal polline di una varietà a frutti rossi, produceva frutti di questo colore.