XENOKRATES (Ξενοκράτης, Xenocrates)
Figlio di Ergophilos, ateniese, scultore e scrittore di cose d'arte, vissuto attorno alla metà del III sec. a. C.
Il padre è con ogni probabilità lo scultore attivo a Delfi fino ai primi anni del III sec. (v. ergophilos); suo figlio, lo scultore Themistokles (v.). Maestro di X. era forse Teisikrates, attivo tra il IV ed il III sec., discepolo a sua volta del figlio di Lisippo Euthykrates, del quale parimenti si diceva che X. era stato allievo: Plinio, conservando l'incertezza delle sue fonti, afferma che X. superò l'uno e l'altro per la vastità della produzione (Nat. hist., xxxiv, 83; Diog. Laert., iv, 15). Le testimonianze epigrafiche inquadrano l'attività di X. tra il 280 e il 230 circa a. C., facendone un contemporaneo, ma alquanto più anziano, degli scultori della terza generazione nella scuola di Sicione (v. thoinias).
Attorno al 280 si può datare la più antica firma di X. all'Amphiaraion di Oropos, con indicazione dell'etnico (I. G., vii, 336); alla prima metà del secolo appartengono sia l'altra iscrizione dell'Amphiaraion (I. G., vii, 332) sia quella del santuario di Atena Krànaia presso Elatea nella Focide, l'unica con il patronimico (L G., Ix, I, 131). All'avvento di Attalo I (241-197 a. C.) è tra gli artisti chiamati a Pergamo per erigere il primo donario commemorativo della vittoria sui Galati, insieme a Myron, Praxiteles ed Antigonos (Pergamon, viii, n. 135, 138); quest'ultimo sarà anche il continuatore dell'opera letteraria di X. (Plin., Nat. hist., xxxv, 68: qui de pictura scripsere; xxxiv e xxxv, Indices).
La critica filologica ha dedicato un notevole sforzo alla ricostruzione, attraverso Plinio e Quintiliano, del pensiero di X., che è apparso il primo autore di una storia dell'arte greca, il primo tecnico della scultura e della pittura e quasi l'iniziatore della critica d'arte (Robert, Kalkmann, Sellers, Schweitzer). Dobbiamo forse questo giudizio alla conoscenza che ebbero di X. e di Antigonos gli scrittori latini, poiché la perdita completa delle opere di Euphranor e di Apelle impedisce in realtà la valutazione dell'originalità di X.; ma anche la critica più recente gli attribuisce meriti sostanziali.
Caratteristico del disegno storico tracciato da X. sarebbe il rigido parallelismo tra le arti, il criterio evoluzionistico nella successione delle "invenzioni" evidentemente ispirato a Democrito, ed una sorta di analogia gerarchica nel giudizio di valore sugli scultori e sui pittori: Fidia e Apollodoros avrebbero aperto la via alla scultura e alla pittura, Policleto e Zeusi le avrebbero perfezionate, aggiungendovi Mirone e Parrasio la symmetria (v.) e finalmente, con i progressi di Euphranor e di Protogenes, Lisippo e Apelle le avrebbero portate a perfezione. In questa visione la cronologia aveva importanza secondaria e forse ne restava del tutto estranea la biografia aneddotica di cui si sarebbe colorita la letteratura artistica con Duride di Samo (Schweitzer). L'intenzione di un manuale pratico non era certamente estranea a X. e ad Antigonos, dei quali Plinio dice esplicitamente: praedicantes quoque non solum confitentes (loc. cit.), ma soprattutto acquista consistenza l'ipotesi (Ferri) che sia stato X. ad estendere alle arti figurative il linguaggio critico che i Greci avevano sperimentato nell'arte della parola. Il ricco frasario tecnico echeggiato dagli scrittori latini non sarebbe dunque nato solo nell'ambito della retorica pergamena per opera di Ahtigonos (Schweitzer), ma sarebbe uno degli ultimi e più validi raggiungimenti della cultura attica, sulla linea suggerita probabilmente dalle ricerche di Euphranor, alimentata dall'esperienza della scuola di Sicione. Rispetto all'estetica filosofica di tendenza edonistica o etica, ripresa più tardi dalle correnti classicheggianti dell'ellenismo con i criterî puramente astratti di mìmesis, alètheia, kàllos, kosmiòtes, mègethos, phantasìa, ecc., X. avrebbe avuto il merito di imporre una stretta aderenza al fatto artistico, suggeritagli anche dalla pratica della scultura, ponendo a fondamento della sua critica elementi concreti come il ritmo, la simmetria, il colore, lo scorcio. In particolare, sembra che il criterio di analisi nella sua storia della pittura fosse il problema ottico: i katàgrapha di Kimon, la skiagraphìa di Apollodoros, il chiaroscuro di Zeusi, la linea di Parrasio, l'ombra di Pausias, il rilievo con la luce nella pittura di Apelle; nella plastica, secondo il criterio del ritmo, sarebbe stato primo Fidia, e poi in ordine di valore Policleto, Mirone e Pythagoras. Ma soprattutto si dovrebbe a X. la prima e fondamentale interpretazione dell'arte di Lisippo, secondo la quale lo scultore "aveva fatto gli uomini non quali sono, ma quali appaiono all'occhio" (Plin., Nat. hist., xxxiv, 65); il giudizio, che la tradizione dice pronunciato dal maestro stesso, illumina sull'importanza che la componente lisippea aveva nella critica di X., per quel che riguarda i valori ottici ed illusionistici, in evidente contrasto con l'estetica dell'Accademia (v. anche plinio il vecchio).
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