Termine cinese solitamente tradotto come «natura» e derivato da sheng che significa «vita», «nascere», «far nascere», «produrre». Xing può anche semplicemente indicare la «natura umana», da cui l’uso invalso di renxing, dove ren sta a significare propriamente «essere umano» o «esseri umani». Prima che il riferimento alla natura umana divenisse quasi univoco e prevalente, xing più in genere esprimeva non tanto gli attributi fissi e specifici di una entità, di una cosa o di un processo, quanto piuttosto la varietà dei modi di essere, quale per es. si può attribuire ai desideri e a qualsiasi forma di sviluppo o mutamento. Xing o sheng ricorre, per significare indistintamente la natura umana, intesa biologicamente, nella dottrina di Yang Zhu (➔) e di coloro che in seguito ne ripresero il pensiero. Di tale uso restano importanti tracce in alcuni capp. del Lüshi chunqiu (➔), dove si fa riferimento alla natura umana nel senso della necessità di «mantenere integra la propria vita» (quan sheng) o la «propria natura (quan xing), accentuando così soprattutto gli aspetti della sanità e della longevità. All’attività corporea, e in partic. alla vita sensitiva ed emotiva, allude inequivocabilmente sheng, nell’accezione propria del Guanzi (➔), opera il cui nucleo principale si formò intorno al 250 a.C. A volte il termine xing fu anche usato nello stesso senso di qing, sebbene qing rinviasse, con il passare del tempo, sempre più alla sola vita emotiva e dei sentimenti. Nonostante ciò, nel Mengzi (➔) qing esprime la specificità o peculiarità di alcune cose o esseri di un certo genere, e quando ciò si afferma come inclinazione, allora qing non è altro che xing. Tali inclinazioni per Mencio sono etiche e quindi condivise da tutti gli uomini, tanto da essere la vera peculiarità della stessa natura umana. E allora la rettitudine e il senso di giustizia, da sempre nel cuore (xin) dell’uomo, sono per Mencio sì inclinazioni proprie della natura umana, ma debbono essere costantemente coltivate per svilupparsi in principi etici. Dal pensiero di Mencio trasse origine l’idea di natura umana affermata dai confuciani di epoca Song-Ming (secc. 10°-17°), come, per es., Zhu Xi e Wang Yangming (➔). E sia Cheng Yi sia Zhu Xi, riprendendo le idee di Han Yu e di Li Ao (confuciani dei secc. 8°-9°), intesero xing proprio muovendo dalla metafisica del li (➔, «principio») e del qi (➔, «energia vitale» o «energia materiale»). La natura dell’uomo è buona in quanto natura morale, ed è tale grazie alla sola azione del li, ma come mistura di li e di qi può essere sia buona sia cattiva: infatti, l’azione del qi può differenziarsi qualitativamente e in modo sensibile da uomo a uomo. Per contro xing è lo stesso li, secondo Wang Yangming, e, dotato di un’innata disposizione, agisce e reagisce spontaneamente, giacché tutto è nella mente (xin, ➔) e come tale non è bisognevole di alcunché. Ben altra idea di spontaneità è invece quella avanzata nello Zhuangzi, opera taoista del 3°-2° sec. a.C. La natura umana, pur non recando alcuna particolare connotazione, rivela una disposizione specifica, vale a dire è capace di una reazione spontanea di fronte a ogni circostanza, evento o fatto, sebbene dottrine e principi etici non manchino di esercitare il loro influsso. E così xing si conserverà nel suo stato originario purché il cuore (xin) si mantenga vuoto (xu), ossia privo di qualsiasi preconcetto, di qualsiasi pregiudizio, e rifletta, come uno specchio terso, ogni cosa senza la più piccola distorsione. In tal senso, xing reca il segno della natura cosmica, della luce divina: è una traccia tangibile della trascendenza.