XOANON (ξόανον)
Si indicano con questo termine le statue primitive, di arte greca, con testa e braccia espresse plasticamente, ma col corpo cilindrico in forma di colonnetta o squadrato in forma di trave.
Per Pausania xoanon era l'effigie di divinità, di legno, di tipo arcaico; ma Strabone parla di xoana di marmo, avorio, oro; Luciano di xoana di metallo. Il termine è tecnico, descrittivo (da ξέω "levigo, intaglio"; quindi "opera levigata, accurata"), accanto ad altre denominazioni antiche della statua, che ne accentuavano il carattere religioso (βρέτας), o imitativo di forme umane (ἀνδριάς, εἰκών). Nel sentimento religioso lo xoanon è ancora il dio in persona, più che un'immagine di esso; perciò poteva venir incatenato, coperto di polvere quando la campagna era arida, ecc., e lo si diceva caduto dal cielo o venuto da lontane regioni in modo misterioso. Probabilmente lo xoanon rappresenta uno stadio di antropomorfizzazione del primitivo idolo aniconico in forma di pilastro o di pietra betilica; come tali pietre sacre veniva unto, vestito e adornato (immagine nell'Eretteo sull'Acropoli di Atene). Uno stadio intermedio sarebbe rappresentato dal pilastro decorato di una maschera. Le fonti attribuiscono sovente gli xoana ad artefici leggendarí, particolarmente a Dedalo, o a Epeo figlio di Panopeo, artefice costruttore del cavallo di Troia: Si hanno rappresentazioni di xoana su monete di Sparta. Resti di uno xoanon ligneo, con parti eseguite in bronzo (capigliatura), sembra che si debbano riconoscere in un trovamento del palazzo preellenico di Cnosso (A. Evans, The palace of Minos at Knossos, III, p. 518 seg.). Per la Grecia non ci sono conservati resti di veri e proprî xoana: prossima a questa forma primitiva possiamo considerare la statua di Artemide dedicata da Nicandra (v. artemide, IV, p. 669, fig. 3), datata paleograficamente alla fine del sec. VII, e forme di xoana presentano una quarantina fra le terrecotte votive cretesi di Lató, di età geometrica (Bùll. Corresp. Hell., LIII, 1929, tavv. XXIV-XXX). Autentici xoana in legno, per quanto di piccole dimensioni, sono stati trovati di recente in Sicilia a Palma di Montechiaro, fra materiale sacro depositato presso una sorgente sulfurea, databile alla metà del sec. VI (Museo di Siracusa; G. Caputo, in Monum. Antichi dei Lincei, in corso di pubblicazione).
In Etruria si trovano statue formate da busti femminili posti su colonnette, generalmente in pietra tufacea, con braccia conserte al seno e lunga capigliatura a parrucca, il cui tipo è chiaramente derivato da esemplari greci di stile orientalizzante: si possono dividere stilisticamente in due gruppi, databili anche per circostanze di scavo, che vanno dall'ultimo quarto del sec. VII alla fine del VI a. C. La maggior parte di questi xoana provengono dalla regione di Chiusi, ma qualche esemplare isolato, sembra, anche dall'Etruria laziale (Narce). Appaiono costantemente di destinazione funeraria, eretti presso tombe a ziro, a fossa e a camera.
Bibl.: Oltre agli articoli in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., e in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiquités, s. v. statua; Ch. Picard, Manuel d'arch. grecque, I, 1935, p. 163 seg.; F. Bennet, in Americ. Journ. of Archaeol., XXI (1917), p. 8 (elenco dei passi e degli esemplari cit. da Pausania); St. Casson, The technique of early greek sculpture. Per la Sicilia: P. Orsi, Monum. Piot, XXII, 1916; G. Caputo, Monum. Ant. Lincei, già sopra menzionato. Per gli esemplari etruschi: D. Levi, in Notizie Scavi, 1931, p. 236; in Dedalo 1933, p. 198; in Boll. d'Arte del Ministero Educ. Naz., 1934, p. 49; E. Hall Doban, Studi Etruschi, X, 1936, p. i.