xu
Termine cinese solitamente tradotto come «vuoto», «vacuo», «vacuità» e spesso usato nella stessa accezione di wu («non essere») e kong («vacuo o vacuità»), sebbene quest’ultimo sia più ricorrente nella tradizione buddista per significare l’assenza di ogni carattere specifico. Vi è un vuoto o una vacuità in sé e per sé, ontologica, come affermato nel Daode jing (➔) e nello Zhuangzi (➔). Tutto diviene, esiste e si afferma in forza dell’altro: nulla esiste in sé e per sé, in piena indipendenza, se non artificialmente separato, diviso, cosicché nessuna cosa esiste ontologicamente, e tale assoluta vacuità viene prima di qualsiasi distinzione (anche logica), e soprattutto prima di quella fra essere e non essere. In tal senso, xu è il vuoto cosmico, la non esistenza prima di ogni cominciamento: l’assoluta quiete, la suprema unità, dove nessuna cosa ancora esiste; il caos primordiale, nel senso che tutto è privo di forme. È il vuoto originario, prima e oltre l’infinita manifestazione del dao (➔): non è però assenza, nullità, giacché è la sola e unica sorgente di tutto, dello stesso universo, sicché xu esprime la profonda continuità, lo stato o la condizione in cui non è immaginabile alcuna sorta di ostruzione, di salto, a meno che non sia innaturale e artificioso. Nella formazione del mondo, xu è tuttavia lo spazio fra yin e yang (➔), fra cielo e terra; è un grande ventre, dove ogni cosa può naturalmente situarsi. In completa assenza di delimitazioni e di discriminazioni, rappresenta mitologicamente anche l’età aurea dell’uomo e dunque l’era della «grande pace» (taiping) e della «grande eguaglianza» (datong). La mente stessa dell’uomo, e in partic. quella del saggio, deve raggiungere questo stato di vacuità, che Zhuangzi (➔) considera essenziale tanto nell’esperienza spirituale quanto nella vita mondana. È l’assenza di pensiero, di sentimento, di volontà e quindi di conoscenza e di tutte le faccende proprie del mondo: in altri termini, è uno stato di purezza e di quiescenza dell’azione meditativa, ossia, come si legge nello Zhuangzi, è l’«inedia della mente» (xinzhai). Una condizione della mente simile è richiamata da Xunzi (➔) e considerata fondamentale per la vera conoscenza del dao. Anzi, nel Guanzi (➔) è lo stesso dao a essere vacuo, privo di forme e così anche il cielo e poi la mente nel grado più elevato del suo sviluppo spirituale. Per alcuni confuciani di epoca Song-Ming (secc. 10°-17°) xu è certamente ancora lo stato della mente nella pace assoluta, nella purezza incondizionata, ma è anche taixu («grande vacuità o vuoto»), pregno di qi (➔, «energia vitale» o «forza materiale»), ossia di quella forza di cui tutto l’universo è fatto e pervaso.