YA-LU (Ya-lu kiang A. T., 99-100)
Importante corso d'acqua che insieme con il Tumen Kiang segna per gran parte del suo corso i confini tra la Corea e la Manciuria. Nasce dal massiccio del Paik-tu-san di circa 2800 metri d'altezza e con corso tortuoso, ma prevalentemente diretto da NE. verso SO., va a sboccare nel Mar della Cina, scorrendo lungo una caratteristica fossa di origine tettonica che si prolunga anche a settentrione del massiccio da cui prende origine formando la vallata del Tumen kiang. Il suo corso misura più di 500 km.; rari e di poca importanza gli affluenti; risulta navigabile per lunghi tratti e viene sfruttato per la fluitazione del legname verso la Cina. Alla sua foce sorge la città di Antung. Il nome Ya-lu è noto per due battaglie delle guerre russo- e cino-giapponese (vedi appresso).
Le battaglie dello Ya-lu.
La prima grande battaglia della guerra russo-giapponese (v.) fu quella dello Ya-lu combattuta il 1° maggio 1904 e vi furono impegnate: da parte giapponese la 1ª armata agli ordini del gen. Kuroki (9 divisioni di fanteria e la divisione della Guardia, circa 40.000 uomini), da parte russa un distaccamento (gen. Zasulić), composto di 2 divisioni di fanteria e due brigate di cavalleria cosacca (18.000 fanti e 7000 cavalli).
L'armata di Kuroki, che era sbarcata nei porti della Corea, aveva il compito di attaccare il distaccamento russo dello Zasulić in posizione sulla riva destra del basso Ya-lu, alla confluenza con l'Ai-ho, prima che ricevesse rinforzi. Superate le difese russe al confine coreano-mancese, l'armata giapponese doveva penetrare nella Manciuria meridionale e attendere in buona posizione sui monti, che un'altra armata giapponese, in corso di trasporto, sbarcasse sulla costa della Manciuria; tutte le forze dovevano poi procedere insieme verso nord, obbiettivo Liao-yang. Un tal piano d'invasione della Manciuria per via di terra, comportava perciò come primo atto importante un combattimento sullo Ya-lu. Questo fiume nella regione attraversata dalla strada mandarina per Feng-hwangcheng, ha un letto largo ma cosparso di isole sabbiose.
Appena giunto a Wi-ju il Kuroki fece occupare le isole del fiume per agevolare la costruzione di ponti militari a monte della confluenza con l'Ai-ho, ed inviò una divisione a nord per passare lo Ya-lu una quindicina di chilometri a monte. L'operazione fu compiuta senza seria resistenza del nemico e il distaccamento giapponese poté prendere posizione sul gruppo montuoso dei Kusan, di dove fu in misura di proteggere l'azione frontale del grosso dell'armata. L'attacco fu iniziato il 30 aprile con un duello di artiglierie in cui fu soccombente quella russa. Nella notte successiva fu preparato l'attacco frontale delle fanterie, che ebbe inizio all'alba del 1° maggio per i ponti presso Wi-ju, mentre il distaccamento inviato a nord, scendeva dal Kusan e, passato eroicamente l'Ai-ho allo scoperto e a guado (l'acqua arrivava alla gola dei fanti) attaccava la sinistra russa, che si vide minacciata di aggiramento. Lo Zasulić non credette opportuno impegnare la riserva generale di cui disponeva e ordinò la ritirata che fu coperta da resistenze di retroguardia intorno a Hamaon.
Così l'armata di Kuroki iniziava brillantemente la campagna.
Prende pure il nome dallo Ya-lu uno scontro navale, tra gli episodî più notevoli della guerra cino-giapponese.
Dopo lo scontro di Asan (luglio 1894), in cui il contrammiraglio giapponese Tsuboi aveva distrutto un convoglio cinese carico di soldati, diretto alla Corea, e la vittoria terrestre di Ping-Yang (settembre), che poneva la penisola coreana in possesso dei Giapponesi, la Cina tentò uno sbarco di soldati alla foce del fiume Ya-lu, proteggendolo con grosse forze navali agli ordini dell'ammiraglio Ting, composte di 2 corazzate, di due incrociatori corazzati, di cinque cannoniere protette e di una squadriglia di torpediniere. L'ammiraglio giapponese Ito, avuta notizia dell'iniziato sbarco, accorse per impedirlo con tutte le sue forze disponibili: cioè due corazzate, cinque incrociatori protetti, e le novissime tre navi guardacoste, tra cui il Hashidate, sulla quale era stato da poco collocato un nuovo sistema cellulare di protezione (17 settembre 1894).
Superiori per velocità, per numero di artiglierie a tiro rapido, e soprattutto per preparazione morale, i Giapponesi, senza rispondere al troppo affrettato e disordinato fuoco nemico, iniziarono l'avvolgimento dell'ala destra dell'avversario, che si presentava in linea di fronte; e quando furono a tiro, iniziarono un fuoco preciso e ininterrotto, che disorientò e ruppe la linea nemica. Due delle cannoniere cinesi in preda all'incendio abbandonarono la linea e furono poi affondate; uno degl'incrociatori corazzati fu affondato; un incrociatore protetto, perduto il timone, fu fatto segno ad un fuoco ravvicinato e disparve nelle onde; le corazzate, ben protette, resistettero fino a sera, infliggendo gravi avarie ai Giapponesi e specialmente alla nave ammiraglia, il Matsushima, su cui l'ammiraglio Ito aveva alzato la sua insegna.
All'imbrunire i Giapponesi, che avevano pressoché esaurite le munizioni e temevano che il sopraggiungere della notte desse opportunità alle torpediniere cinesi, rimaste fin allora inoperose, di compiere degli attacchi, abbandonarono il campo di battaglia. Ciò diede ai Cinesi un pretesto per cantare vittoria; ma le conseguenze della battaglia navale furono notevolissime. I Cinesi si rifugiarono con gli avanzi della loro armata navale nel ben munito porto di Wei-hai-wei e non ne uscirono più per tutta la guerra, abbandonando al Giappone il dominio del mare.