AGAM, Yaacov
(pseud. di Giptein, Yaacov)
Artista israeliano, nato a Rishon-le-Zion l'11 maggio 1928. Frequenta l'Accademia Bezalel di Gerusalemme e la Scuola di arti e mestieri di Zurigo (dal 1949 al 1951), ove studia con S. Giedion e J. Itten. Nel 1951 si trasferisce a Parigi. Nell'ambito della cultura formale astratta si interessa, tra i primi, ai fenomeni della percezione visiva e alle ricerche sui modi di produrre il movimento attraverso effetti ottico-pittorici e strumenti tecnico-meccanici. Nel 1955 alla Galleria Denise René di Parigi partecipa alla mostra Le mouvement insieme con P. Bury, A. Calder, M. Duchamp, R. Jacobsen, J. R. Soto, J. Tinguely e V. Vasarely, il quale per l'occasione usa il termine ''cinetico'' nell'accezione poi genericamente invalsa. Nel 1963 riceve il premio alla Biennale di San Paolo del Brasile. È presente alle più importanti manifestazioni dell'arte ottico-cinetica (di cui è rilevante esponente teorico) come, per esempio, nel 1965 alla mostra The responsive eye presso il Museum of Modern Art di New York e nel 1967 a Lumière et Mouvement presso il Musée d'Art Moderne de la Ville a Parigi. Nel 1968 è invitato a insegnare al Carpenter Art Center dell'università di Harvard. Nel 1973 a Bourges presenta agamographies, associazioni dell'aspetto grafico con quello cinetico. Esegue opere monumentali tra cui i pannelli per il foyer del Museum of Modern Art di New York, per la sede della Convenzione Nazionale di Gerusalemme, per la facoltà di Scienze di Montpellier, per l'anticamera degli appartamenti privati dell'Eliseo di Parigi (ora al Musée National d'Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi) e sculture per il quartiere della Défense di Parigi e per la facoltà di Scienze di Digione.
Se all'inizio le mutazioni percettive sono connesse soltanto all'angolo di veduta, le opere denominate ''trasformabili'' sono composizioni effettivamente modificabili nella sostanza pittorico-visiva sia con un meccanismo di rotazione sia con uno spostamento libero e regolato di elementi, agito dall'osservatore, che interviene così nel processo creativo. I successivi lavori ''polifonici'' sono ideati come brani musicali contrappuntistici, compenetrazione armonica di più temi dipinti sulle facce di figure geometriche, iterate parallelamente, variamente rilevabili nel tempo e nello spazio. L'articolazione delle forme geometriche, triangoli, quadrati, cerchi, ecc., conduce ai tableaux métapolyphoniques. La sua concezione dell'arte come virtualità è connessa all'aspetto ''puro'' del movimento, quale metamorfosi continua in un tempo imprevisto, e alla fusione simultanea dei possibili eventi luminosi, cromatici, plastici, spaziali e acustici. Le opere a vibrazione, infatti, al minimo contatto producono suoni di diversa intensità per poi restituire con l'inerzia il silenzio del nulla. Significativo è, inoltre, il suo progetto di teatro multidimensionale a scene multiple in contrappunto. Spirito speculativo e inventivo, figlio di un rabbino, cresciuto nell'insegnamento della Cabala, alla ricerca costante della verità interiore, egli persegue attraverso l'animazione dell'opera e la partecipazione attiva dello spettatore una forma nuova di libertà. Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Seuphor, Agam, in Art d'aujourd'hui, s.4, n. 8 (dicembre 1953), p. 32; T. e F. Le Lionnais, Une esthétique nouvelle: les oeuvres transformables, ibid., 1956; M. Ragon, Agam, in Cimaise, 1958; W. C. Seitz, The responsive eye, Museum of Modern Art, New York 1965; F. Popper, Naissance de l'art cinétique. L'image du mouvement dans les arts plastiques depuis 1860, Parigi 1967 (trad. it., L'arte cinetica. L'immagine del movimento nelle arti plastiche dopo il 1860, Torino 1970); Id., Agam, New York 1976; G. Merken, Agam, Londra 1977. Scritti dell'artista sono in Y. Agam, Textes de l'artiste, Neuchâtel 1962.