YANG-TZE KIANG (A. T., 97-98, 99-100)
KIANG Fiume della Cina, che prende il nome da un antico regno di Yang, che aveva Yang-chow per capitale. È errata l'etimologia data da M. Martini "figlio dell'Oceano" da yang "oceano" e tze "figlio". Gli Europei lo chiamano spesso Fiume azzurro, colore che esso presenta soltanto verso il tramonto, allorché quasi si confonde col colore del cielo.
Il bacino del fiume Yang-tze comprende gran parte della zona compresa tra 25° e 36° di lat. N. e tra 91° e 122° di long. E., con una area, compresi i suoi affluenti, di circa due milioni di kmq., su cui vive oltre la metà della popolazione della Cina. La portata media annua del fiume è di circa 30.000 mc. al secondo. I Cinesi lo considerano con ragione come il fiume per eccellenza e lo chiamano quindi spesso kiang "il fiume", ovvero ta kiang "il grande fiume". Può essere diviso in quattro tratti. Corso superiore, dalle sorgenti fino a P'ing-shan (ad O. di Sui-fu); corso medio da P'ing-shan a I-chang; corso inferiore da I-chang a Nanchino; il delta, da Nanchino al mare.
Il corso superiore, che i Cinesi chiamano Kin-sha kiang (il fiume della sabbia aurifera), era da essi considerato come un affluente. Essi consideravano come prolungamento del fiume quello che noi consideriamo come un affluente della riva sinistra.
Così fa M. Martini (Novus Atlas Sinensis, Amsterdam, 1655, p. 13). In questi ultimi anni i geologi hanno riconosciuto che effettivamente il Min kiang può essere considerato come un antico progenitore del fiume, e che invece il corso superiore attuale dello Yang-tze versava in origine le sue acque nel Fiume Rosso.
È singolare il parallelismo dei tre grandi fiumi Yang-tze, Mekong e Saluen. Si è cercato di spiegarlo come il risultato di un ripiegamento della catena montana durante la formazione del Himālaya.
Lo Yang-tze kiang nasce al centro dell'altipiano del Tibet, poco a S. delle sorgenti del Fiume Giallo, a circa 4800 m. s. m. Dopo circa 900 km. di percorso scende a Batang, a 2700 m. s. m., attraversando l'altipiano del Tibet, scendendo poi rapidamente nell'altipiano dello Sze-ch'wan occidentale. Volge a S. e corre parallelamente all'Irawady, al Saluen e al Mekong, finché incontra l'altipiano dello Yün-nan; piega allora verso E., formando per un certo tratto il confine fra lo Sze-ch'wan e lo Yün-nan, e giunge a Sui-fu dopo un percorso di 3000 km., abbassandosi per più di 2400 m. Il suo affluente di sinistra più importante è lo Ya-lung kiang, torrenziale, che ha le sue sorgenti vicino a quelle del Fiume Giallo.
Il corso medio, fra P'ing-shan e I-chang, è navigabile malgrado le numerose rapide, famose nella storia della navigazione, le quali cambiano di forma e di posizione a seconda del livello del fiume. Le maestose gole che il fiume attraversa hanno dato origine a paesaggi, tra i più belli, orridi, e grandiosi di tutto il mondo. G. B. Barbour, nell'opera Physiographic History of the Yang-tze (Geol. Surv. China Mem., Serie A) ha dato una soddisfacente ricostruzione della storia geologica di questo tratto. Un rapporto del 1935 progetta di togliere alcune ostruzioni di rocce nel corso del fiume da I-chang a Chung-king.
Le rapide formano un ostacolo notevole alla navigazione, a causa dei vortici e della direzione delle correnti, mutevoli secondo l'altezza delle acque. Nel 1898 è stata iniziata dal cap. Platt e da A. Little la navigazione a vapore da I-chang a Chung-king; successivamente cannoniere europee, appositamente costruite per risalire le rapide, furono destinate alla protezione della navigazione, e infine in questi ultimi anni navi rapide permettono, sempre però con una spesa rilevante, la navigazione commerciale del medio Yang-tze, che è pressoché l'unico sbocco della ricca provincia dello Sze-ch'wan. Il medio Yang-tze riceve a sinistra il Minkiang il fiume che scende dalla pianura di Ch'eng-tu, e il Kia-ling kiang, entrambi navigabili, come pure varî loro tributarî.
A destra, riceve il Ho kiang, chiamato anche Ch'ih shui, e il Wu kiang, entrambi navigabili.
Il corso inferiore, da I-chang a Han-k'ow, permette la navigazione a vapore di navi di dimensioni moderate, mentre a Han-k'ow, ad acque alte, giungono anche le grandi navi. A 100 km. al disotto di I-chang il fiume comincia a svolgere il suo sistema di meandri, i quali si sviluppano in ampie curve, dopo Sha-si, nella vasta pianura alluvionale. Il suo corso è costretto tra pareti rocciose soltanto in alcuni punti, i più notevoli dei quali si trovano presso Han-k'ow e Nanchino.
Il corso inferiore del Yang-tze riceve quattro grandi affluenti navigabili, uno a sinistra, il Han ho, chiamato anche Han shui, e tre a destra, lo Yuen kiang e il Siang kiang, che vi giungono dopo aver attraversato il Lago Tung-t'ing, e il Kan kiang, che vi giunge dopo aver attraversato il Lago Po'-yang.
Questo corso inferiore dà origine in larghi tratti a tremende inondazioni, durante le piene.
L'inondazione del 1931 ricoprì 90.000 kmq., danneggiò 22 milioni di abitanti e produsse una perdita di raccolti, distruzione di edifici e bestiame, valutata a quattro miliardi di lire italiane. Una commissione tecnica nominata dal governo cinese nel 1922 ha compiuto accurate opere cartografiche e ha stabilito numerose stazioni idrometriche. Nel 1933 ha eseguito un rilievo aereo fotografico da I-chang a Chung-king. Nel 1932 furono compiute importanti riparazioni alle dighe, le quali hanno una storia assai complessa. I lavori del 1935 hanno dato origine alla bonifica di oltre 70.000 ettari a King-hui (Hu-pe), per mezzo di importanti chiuse, che sbarrano gli affluenti, ed altre opere ardite d'ingegneria. Livellazioni accurate hanno determinato a 12 m. s. m. le acque basse in Han-k'ow (a 1100 km. dal mare) e 28 m. di dislivello tra I-chang e Hank'ow (670 km.). L'analisi delle acque ha dato un residuo solido di una parte su 10.000 in peso nel febbraio, e di 5 su 10.000 nel luglio. Il delta del fiume si avanza verso il mare di un km. in 40 anni, circa 25 m. all'anno.
L'Isola di Ts'ung-ming, alla foce del fiume, apparve come un banco di sabbia nel 620 d. C. e fu colonizzata nel 1277. Ha ora una popolazione di 800.000 ab. Vicino alla foce lo Yang-tze riceve a destra il Hwang-p'u, il fiume di Shanghai. La foce dello Yang-tze ha tre canali. Il primo a N. dell'Isola di Ts'ung-ming con acque basse, navigabile soltanto da giunche; una nuova isola vi è in formazione, la quale potrebbe anche connettere l'Isola di Ts'ung-ming alla terraferma. Il secondo canale a S. di Ts'ung-ming, tra l'isola e una serie di isolette e banchi di sabbia, si restringe verso il mare ed è poco profondo; il terzo, a S. del precedente, il più ampio e profondo, è la via più frequentata dalle grandi navi.
La pianura dello Yang-tze possiede una delle più estese e complicate reti di canali di tutto il mondo, per molte decine di migliaia di km. Nella regione del delta i canali formano un sistema artificiale di scolo che sostituisce la funzione dei fiumi. I canali servono come mezzo di comunicazione, alimentano l'irrigazione, e il loro limo, estratto dal fondo per la loro manutenzione, feconda i campi.
Il fondo dei grandi laghi Tung-t'ing e P'o-Yang si solleva lentamente e così pure il fondo dell'intera costa del Mare della Cina per un lungo tratto. Non si hanno però osservazioni sufficientemente esatte per seguire con precisione tale sviluppo. È stato infine supposto che in un lontano avvenire il fiume Saluen, il quale scorre ad un livello assai più basso del Mekong e dello Yang-tze, possa finire con catturarli, in modo da ricondurre nell'Oceano Indiano le acque che ora si versano nel Golfo del Tonchino e nel Mar Giallo (cfr. F. K. Ward, Land of the Blue Poppy, Cambridge 1913 p 257).
Bibl.: Alla bibliografia data sulla storia dell'esplorazione in Cina (X, p. 261), è da aggiungere l'articolo di V. K. Ting, in New China Review, III, 1933, che ha dimostrato che gli esploratori europei dell'alto Yang-tze furono preceduti da un geografo cinese, Hsü Hsia-'ko (1586-1641). Per la storia degli studî sul fiume Yang-tze, si veda: F. von Richthofen, China, I, Berlino 1877, p. 645; W. Gill, The River of Golden Sand (con un'introduz. di H. Yule), Londra 1883; E. C. Baber, Travels and Researches in Western China, ivi 1886. Studî più recenti: V. K. Ting, Geology of the Yang-tze Estuary, Shanghai 1919; H. von Heidenstam, Growth of the Yang-tze Delta, in Journ. N. China Br. Roy. As. Soc., LIII, 1922, p. 21; I. W. Gregory e C. J. Gregory, To the Alps of Chinese Tibet, Londra 1923; F. K. Ward, The Mystery of the Rivers of Tibet, ivi 1923; J. W. Gregory, Geology and Physical Geography of Chinese Tibet, in Phil. Trans., ser. B, CCXIII, Londra 1925, pp. 172-298; G. B. Cressey, The Geology of Shanghai, in China Journ. VIII e IX, Shanghai 1928; id., The Feng hsien Landscape, a fragment of the Yang-tze Delta, in Geogr. Review, 1936, p. 346; C. Y. Lee, Development of the upper Yang-tze, in Bull. Geol. Soc. China, voll. 13, 1933. Importante studio d'insieme, con ricca bibliografia: G. B. Barbour, The Geographic History of the Yang-tze, in Geogr. Journ., 1936, pp. 17-35.