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YARHIBOL

di G. Garbini - Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)
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YARHIBŌL

G. Garbini

L Divinità maschile palmirena; è una delle figure che accompagnano nelle raffigurazioni il dio Bēl (v.).

Y., come diverse delle divinità palmirene, si presenta come un dio solare, ma l'etimologia del suo nome è incerta (la componente yrh può. intendersi anche come "luna" e denotare così un'origine lunare) mentre un'iscrizione lo chiama "idolo della sorgente".

Alcuni rilievi ci mostrano Y. alla destra di Bēl, in abito militare con corazza a squame, spada al fianco e nimbo radiato dietro il capo; in questi casi non si distingue sostanzialmente da Aglibōl, il dio che si trova alla sinistra di Bēl se non per l'assenza del crescente.

Aglibol è invece, in origine, un dio della fertilità, e la spiegazione più probabile del suo nome è "vitello di Bōl": in due rilievi arcaici appartenenti al tempio di Bēl è raffigurato con il crescente sulla fronte, con chiara allusione al toro e alla luna. Più tardi Aglibōl acquista carattere decisamente lunare: quando è raffigurato, nel solito abito militare, in triade con Bēl e Y. ovvero con Ba῾alshamīn (v.) e Malakbel egli ha il crescente al di sopra del nimbo radiato (cfr. vol. i, fig. 1192). Aglibōl è raffigurato sovente in coppia con Malakbēl: il monumento più noto è una stele del Museo Capitolino, nella quale Aglibōl appare con una corazza del tipo a thòrax, una lancia appoggiata al fianco sinistro, il crescente che sporge dalle spalle, in atto di stringere la mano a Malakbēl, dinanzi a un cipresso.

Malakbēl, il cui nome è di incerta etimologia, è forse la divinità più interessante di quelle che accompagnano Bēl e Ba῾alshamin. La sua natura e il suo aspetto di divinità solare, che lo rendono indistinguibile, a volte, da Y., vanno attribuiti ad un processo sincretistico piuttosto tardo; l'accostamento ad Aglibōl in alcune raffigurazioni rivela invece che Malakbēl era in origine un dio della vegetazione: oltre alla presenza del cipresso nella già ricordata stele del Museo Capitolino, vi è la raffigurazione della sua nascita da un cipresso su un lato di un altare dello stesso museo; il cipresso compare infine su alcune tessere palmirene recanti anche l'effigie del dio. Una raffigurazione insolita di Malakbēl, che lo avvicina a quella del dio palmireno Malka in piedi su un carro tirato da due leopardi, si trova su un altro lato del ricordato altare capitolino: il dio è su un carro tirato da quattro grifoni galoppanti, con una Nike alata che lo incorona. Una figurazione del dio appare anche in una pittura, molto rovinata, a Castellum Dimmidi (v.).

Bibl.: F. Cumont, L'autel palmyrénien du Musée du Capitole, in Syria, IX, 1928, pp. 101-109; J. G. Fevrier, La religion des Palmyréniens, Parigi 1931, pp. 65-90; H. Seyrig, Trois bas-reliefs religieux de type palmyrénien, in Syria, XIII, 1932, pp. 258-66; id., Hiérarchie des divinités de Palmyre, ibid., pp. 190-95; id., Iconographie de Malakbêl, ibid., XVIII, 1937, pp. 198-209; J. Starchy, Palmyre, Parigi 1952, pp. 90-97.

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