Pseudonimo dello scrittore curdo di lingua turca Kemal Sadık Gökçeli (Hemite, Adana, 1923 - Istanbul 2015). Nei suoi libri, molti tradotti in italiano, ha sempre cercato di descrivere i misteri dell'uomo e il dramma del nostro pianeta aggredito da una violenza cieca che inquina, desertifica, causando il più terribile ecocidio della storia.
Dopo una sommaria istruzione svolse i mestieri più svariati. Trasferitosi (1951) a İstanbul iniziò a pubblicare dapprima articoli giornalistici sulle antiche tradizioni delle genti del Tauro, poi romanzi e novelle in cui denunciava le condizioni di arretratezza dei contadini dell'Anatolia, asserviti ai grandi proprietarî terrieri. A causa del suo impegno politico è stato più volte arrestato e costretto all'esilio (Svezia).
Nei suoi numerosi romanzi Y. K. utilizza un lessico inusuale, ricco di neologismi e immagini attinte dalla campagna dell'Anatolia: İnce Memed ("M. il sottile", in 4 parti; I, 1955, tradd. itt. Il cardo, 1961, e Memed il falco, 1997; II, 1969; III, 1984; IV, 1987); Orta Direk ("Il pilastro centrale", 1960; trad. it. Al di là della montagna, 1996); Yılanı öldürseler (1976; trad. it. Tu schiaccerai il serpente, 1993); Kuşlar da gitti (1978; trad. it. Gli uccelli tornarono a volare, 1994); Kale kapisi ("La porta della fortezza", 1986); Fırat suyu kan Akıyor baksana ("Guarda, il fiume Firat scorre con il sangue", 1997); Karıncanın su içtiği ("La formica che beve acqua", 2002); Tanyeri horozları ("I galli dell'alba", 2002).