‛ARAFĀT, Yāsir (App. V, i, p. 193)
Rimasto isolato per il suo appoggio all'Iraq al tempo della guerra del Golfo, ‛A. riuscì successivamente a rilanciare sul terreno diplomatico il problema palestinese. In seguito all'avvio della Conferenza di pace per il Medio Oriente di Madrid (autunno 1991) e, soprattutto, alle trattative segrete israeliano-palestinesi, sfociate negli accordi di Oslo e nella Dichiarazione di principi sull'autonomia palestinese (settembre 1993), ‛A. fu insignito, insieme a Y. Rabin e Sh. Peres, del premio Nobel per la pace (1994).
A partire dal ritiro israeliano da Gerico e Gaza (maggio 1994), l'autorità palestinese, in seguito agli incontri tra ‛A. e il primo ministro israeliano Rabin (accordo di Taba, 25 settembre 1995), si insediò quale prima tappa d'un processo che avrebbe dovuto concludersi in cinque anni, nelle principali città della Cisgiordania (Betlemme, Genin, Nablus, Qalqilia, Ramallah, Tulkarem). Rimase in sospeso, con molti altri problemi, la condizione di Hebron dove, tra l'altro, il 26 febbraio 1994 un colono israeliano aveva ucciso in una moschea trenta fedeli islamici.
Nonostante l'opposizione violenta degli estremisti dei due campi, vi furono comunque evidenti progressi (per es., la liberazione dalle carceri israeliane di un notevole numero di prigionieri politici). Di conseguenza le prime elezioni per il Consiglio dell'autonomia palestinese (20 gennaio 1996) dimostrarono il reale equilibrio delle forze con un ampio consenso per ‛A.: venne infatti eletto presidente con l'88% dei voti, mentre 68 degli 88 seggi in palio andarono ai suoi sostenitori.
La morte di Rabin in un attentato favorì però, alle elezioni del 29 maggio 1996, l'affermazione di B. Netanyahu, leader della destra: la decisione del 23 settembre di autorizzare l'apertura di un antico passaggio sotto le moschee di Umar e di al-Aqsa a Gerusalemme sollevò presto grandi proteste e l'arresto nel cammino della pace. Nondimeno ‛A., insistendo sulla via del dialogo, ha conseguito ancora un successo: l'intesa per il trasferimento di Hebron sotto controllo palestinese eccettuata una sorta di enclave per circa quattrocento coloni ebrei nel centro della città. La scelta del governo Netanyahu di costruire nel settore arabo di Gerusalemme un grande insediamento denominato Har Homa (1997), pur ostacolando la prosecuzione del negoziato, non ha impedito ad ‛A. di continuare il dialogo. Accettato il piano americano, che prevedeva un ulteriore ritiro degli Israeliani dal territorio palestinese, discusso negli Stati Uniti a Wye Plantation (Md.) e sancito dall'accordo siglato a Washington nell'ottobre 1998, ‛A ha firmato nel settembre 1999, a Šarm al-Šayh̠, una nuova intesa con E. Barak, il premier laburista succeduto nel maggio a Netanyahu.
bibliografia
A. Rubbi, Con Arafat in Palestina, Roma 1996;
P. Redaelli, Il gruppo dirigente palestinese. Dalla Conferenza di Madrid all'accordo di Oslo 1991-1993, in Italia contemporanea, giugno 1997, 207, pp. 385-98.