Scrittore giapponese (Osaka 1899 - Zushi, Yokosuka, 1972). Nel 1924 fondò, assieme a Y. Riichi e altri giovani intellettuali, la rivista Bungei jidai ("L'epoca della letteratura"), portavoce di un movimento d'avanguardia sorto in opposizione alle correnti del realismo letterario allora dominanti. Aveva già pubblicato la sua prima opera, Shōkonsai ikkei ("Scena di una cerimonia dei defunti", 1921) e iniziato a scrivere i brevissimi racconti poi conosciuti come tanagokoro shōsetsu (trad. it. Racconti in palmo di mano, 1990). Di poco posteriore è Izu no odoriko ("La ballerina di Izu", 1926), racconto tra i più suggestivi dove K. introduce uno dei suoi temi principali, la ricerca della bellezza nel contrasto tra un mondo ideale di purezza e innocenza e quello della miseria umana. Una scrittura limpida, ellittica, allusiva, un erotismo pervadente che trae la sua linfa dal confronto con immagini di morte, solitudine e vecchiaia connotano le opere successive, come Yukiguni (1935; trad. it. Il paese delle nevi, 1959); Yama no oto (1949; trad. it. Il suono della montagna, 1969); Senbazuru (1952; trad. it. Mille gru, 1965); Mizuumi (1954; trad. it. Il lago, 1983); Utsukushisa to kanashimi (1963; trad. it. Bellezza e tristezza, 1985). Nel 1968 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Morì suicida.