YAZILIKAYA
Nome moderno del santuario hittita a circa 1.500 m a N-E di Boǧazköy-Khattusha.
Si tratta di un recesso naturale tra le rocce, composto di due camere decorate da bassorilievi (la principale ampia circa m 18 × 11, la minore 17 × 4) in comunicazione tra loro per mezzo di uno stretto passaggio. La parte prospiciente alle due camere fu bloccata fin dall'inizio da una serie di edifici: si sono riconosciute 3 fasi principali. All'inizio il complesso cultuale era costituito prevalentemente dalle scene sulle pareti; un muro ampio circa 1,20 chiudeva l'accesso alle due camere ed era insieme cinta e terrazzamento per lo spiazzo libero. All'interno del recinto non vi era che una piccola casa ad una sola stanza. Nella fase successiva si procedette alla erezione di un vero e proprio complesso templare, simile per impianto ai santuarî della città (specie il Tempio I). Attraverso un ingresso da O con scala centrale si accedeva al cortile, che comprendeva un altare e una casetta simile a quella del periodo precedente - probabilmente serviva per abluzioni rituali - ed un portico a tre luci attraverso il quale si penetrava nello spazio aperto, il sancta sanctorum. Posteriormente erano altri vani illuminati da finestre. La funzione di un edificio che blocca l'accesso esterno alla camera rituale non è chiaro; secondo gli scavatori è un ingresso separato. In un secondo momento venne aggiunto il propileo con scala interna (13,80 × 12,00 m) di aspetto monumentale che ricorda da vicino quello del Tempio I. Nella III fase l'edificio centrale venne rimaneggiato; si ridusse l'area del cortile e si creò un ingresso alla camera laterale da quello.
La camera principale è decorata da due lunghe processioni di figure divine (in totale 63): ad O gli dèi, ad E le dee, che si incontrano al centro della parete N in una grande scena. A sinistra un dio con una mazza sulla spalla, vestito corto e cappello conico, che calca due figure curve (montagne personificate), è volto verso una dea dalla corona turrita, ampio e lungo vestito, che è posta su una pantera (?). Dalla parte anteriore della divinità spuntano due tori. Dietro alla dea, un dio giovinetto anche lui montato su una pantera. Seguono due divinità femminili minori, sostenute da un'aquila bicipite ad ali spiegate. L'identità delle figure è stata a lungo dibattuta, ma dopo che si sono scartate le ipotesi di avvenimenti storici e si è puntualizzata la ricerca nel campo religioso, lo studio dei geroglifici di cui sono fornite tutte le figure, ha portato alla soluzione del problema. Tralasciando le varie identificazioni citeremo l'ultimo e più probabile, quella cioè del Laroche, secondo il quale non sarebbe rappresentato il pantheon hittita, ma quello hurrico; l'autore di questa opera sarebbe Tudḫalijas IV, che forse portò al compimento l'opera iniziata dal padre Ḫattusilis III, spinto a ciò dalla moglie Puduhepa di Kizzuwatna. In tal modo la scena centrale sarebbe l'incontro tra il dio della tempesta, la dea Ḫepat e suo figlio Šarruma. Altre figure minori sarebbero Šaušga, Ninatta, Kulitta ecc. In sostanza, secondo Laroche, il Y. è scritto in geroglifico, ma pensato in hurrico. Quanto alla datazione, i tre gruppi di geroglifici che accompagnano il rilievo del re rispettivamente nella raffigurazione isolata della camera centrale (in cui egli è posto su due montagne - cioè è divinizzato, contrariamente alla norma secondo cui ciò avveniva solo post mortem) - in quella della camera laterale (in cui egli è protetto e abbracciato dal dio Šarruma), ed il gruppo adiacente alla base su cui probabilmente era una statua a tutto tondo del re, indicherebbero concordemente Tudḫalijas IV, cioè il 1250. Secondo il Naumann, invece, le scene della processione risalirebbero al 1500-1400, mentre per i rilievi della camera laterale è d'accordo con il Laroche. Va tuttavia ricordato che, secondo il Güterbock, elementi del pantheon hurrita erano entrati nella sfera religiosa hittita già sotto Muwattallis (1306-1282). Altre figure di eccezionale interesse sono quelle del dio-spada e dei 12 dèi nella camera laterale. Tuttavia, poiché nessun testo hittita fa menzione di tali divinità, le ipotesi che se ne sono fatte rimangono per il momento provvisorie.
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