ḤARĪZI, Yĕhūdāh Ben Shĕlŏmōh
Poeta ebreo, nato verso il 1170 nella Spagna musulmana (forse a Granata o Toledo). Viaggiò molto in Europa, in Asia, e nell'Africa settentrionale. Morì prima del 1235.
Si deve a lui un rifacimento ebraico delle maqāmāt arabe di al-Harīrī (v.), intitolato Maḥbĕrōt Itī'ēl (le maqāme di Itiel; ed. a cura di T. Cheriery, Londra 1872), e un'imitazione ebraica della stessa opera, col titolo Taḥkĕmōnī (il Sapiente; ed. a cura di A. Kaminka, varsavia 1899), mista, come il suo modello, di poesia e di prosa rimata, e notevole oltre che per il valore letterario anche per le notizie storiche che ci fornisce sui poeti ebrei del Medioevo e su ciò che l'autore ha visto nei suoi viaggi. Scrisse inoltre un libro di poesie secondo il modello del taǵnīs (allitterazione) degli Arabi, dal titolo ‛Ănāq (il Monile; ed. a cura di H. Brody in Festschrift per A. Harkavy, Berlino 1908), e varie altre poesie, religiose e profane. Tradusse varie opere dall'arabo in ebraico, fra cui sono da notarsi particolarmente:1. la Guida dei perplessi di Maimonide; 2. parte del commento di Maimonide alla Mishnāh; 3. gli Ammaestramenti dei filosofi di Ḥunain b. Isḥāq. È citata anche una sua introduzione alla lingua ebraica, altrimenti ignota.
Bibl.: L'ampia bibliografia sulle opere poetiche del Ḥ. si trova indicata presso J. Schirmann, Die hebräische Ûbersetzung der Maqamen des Hariri, Francoforte sul M. 1930, pp. 113-116, sul quale argomento v. ancora A. Percikowitsch, al-Harizi als Ûbersetzer der Makamen al-Hariris, Monaco 1932; per le traduzioni in genere v. M. Steinschneider, Die hebr. Ûbersetzungen des Mittelalters, Berlino 1893, passim.