Yellow Submarine
(GB 1968, Yellow Submarine ‒ Il sottomarino giallo, colore, 87m); regia: George Dunning; produzione: Al Brodax per King/Apple/Suba Films; soggetto: Lee Minoff; sceneggiatura: Lee Minoff, Al Brodax, Jack Mendelsohn, Erich Segal; direzione dell'animazione: Robert Balser, Jack Stokes; montaggio: Brian J. Bishop; scenografia: Heinz Edelmann; musica: The Beatles, George Martin.
Tutto comincia il giorno in cui, nel felice Paese di Pepperland, i cittadini vengono attaccati di sorpresa e paralizzati dagli invasori Blue Meanies (Biechi Blu nell'edizione italiana) mentre stanno assistendo a un concerto della Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band. Scopo dei Blue Meanies (mostriciattoli bluastri dalla bocca lasciva) è privare il mondo del colore, della musica e della gioia. Old Fred, il direttore della banda musicale, riesce però a fuggire a bordo di un sottomarino giallo e a raggiungere Liverpool, dove incontra Ringo Starr e ottiene l'aiuto suo e degli altri Beatles, John Lennon, Paul McCartney e George Harrison. Il viaggio dei cinque verso Pepperland a bordo del sottomarino passa attraverso strani mari, come quelli del Tempo, dei Mostri, del Verde, e attraverso la Terra dei Buchi; a loro si aggrega un altro personaggio bizzarro, un pedante e linguacciuto intellettuale di nome Boob o Nowhere Man. Finalmente giunti alla meta, i Beatles conquistano gli strumenti musicali, scatenano la battaglia finale e riportano tutti alla vita e al colore.
Nell'anno d'uscita di questo film il cinema d'animazione aveva già una storia artisticamente assai ricca, ma limitata quasi per intero al settore dei cortometraggi e quindi sottoposta a una censura di mercato che la escludeva dal grande pubblico. Nel campo del lungometraggio, la formula ideata da Walt Disney a partire dal 1937 con Snow White and the Seven Dwarfs non aveva mai avuto alternative credibili, e fu soltanto la popolarità planetaria del gruppo vocale e strumentale The Beatles a permettere a Yellow Submarine di lanciare una sfida ad armi pari sul mercato cinematografico.
I Quattro di Liverpool avevano fondato sin dai primi anni Sessanta una loro società discografica denominata Apple, la cui attività si era presto estesa alla produzione cinematografica con lo scopo di confezionare film aventi loro stessi come protagonisti. Dopo A Hard Day's Night (Tutti per uno, 1963) e Help! (1965), entrambi di Richard Lester, film che non mancarono di successo ma in cui John, Paul, George e Ringo mostrarono vistosi limiti di carisma specificamente cinematografico, venne a galla l'idea di un lungometraggio d'animazione nel quale il loro ruolo si limitasse a eseguire le canzoni (perfino i personaggi che li raffiguravano sullo schermo vennero doppiati da altri) e ad apparire di persona in una brevissima inquadratura finale.
All'interno della massculture e della midculture, questo film arrivò dal nulla come un elemento sorprendente e dirompente. Il lungometraggio d'animazione non fu più la stessa cosa dopo la 'prima' di Yellow Submarine il 18 luglio 1968 al cinema Pavillion di Londra. In ciò risiede la sua enorme importanza storica ed estetica nella storia del cinema. Il film dimostrò che l'animazione poteva rivolgersi a un pubblico maggiorenne e acculturato, ospitare citazioni 'postmoderne' dall'Art Nouveau, dalla Pop e dalla Op Art, da King Kong o da Frankenstein, rappresentare sullo schermo un coloratissimo trip psichedelico come quelli che le droghe ‒ una scoperta dei giovani adulti d'allora ‒ permettevano nella realtà, sostenere un messaggio antibellicista. In pratica si trattò di un'espressione del Flower Power degli anni Sessanta, di un tassello certamente tra i più efficaci e creativi di un mito (quello dei Beatles stessi e della hippy generation), che tuttavia portò in sé tutta la natura propria delle mode e dei miti, immediatamente potenti ma a lungo termine effimeri. Visto dagli spettatori delle generazioni non direttamente coinvolte nell'atmosfera del 1968, esso appare a tratti geniale ma stilisticamente e narrativamente diseguale, nonché dotato di un finale troppo lungo (fra gli sceneggiatori compare l'americano Erich Segal, destinato a enorme quanto transitorio successo con il romanzo Love Story).
Per molti anni si è discusso su chi fosse il reale autore di Yellow Submarine. Non s'è trovata risposta perché di fatto non esiste. Il film ha avuto una genesi (e un esito) frammentario, e non basta che la regia rechi il nome di George Dunning per attribuire a lui la paternità. Dunning, cineasta d'animazione di autentico genio, fu in questo caso condizionato da un budget basso, da tempi di lavorazione ristretti e da una pessima salute, sicché dovette sovente appaltare ad altri intere sequenze facendo di necessità virtù. In altri termini, fu il regista ma non l'autore. Per quanto riguarda la tavolozza e lo stile neofloreale, la massima parte del merito va attribuita all'art director tedesco (di origine ceca) Heinz Edelmann, uno dei grandi designer internazionali del tempo, pari ad artisti come Milton Glaser, Robert Indiana o Peter Max. Non può essere sottovalutato infine il ruolo dei Beatles stessi, che diedero al film la sua ossatura con le loro dodici canzoni (quattro delle quali composte ed eseguite per l'occasione: Hey Bulldog, All Together Now, Only a Northern Song, It's All Too Much). Al Brodax, direttore del settore cinema e televisione del King Features Syndicate, fu l'uomo che volle una serie televisiva animata con i Beatles protagonisti (1965-1969), e che spinse con tutte le sue forze perché venisse realizzato il lungometraggio. Ma fu tutta la squadra, per quanto dispersa in vari studios, a dare il massimo di inventiva, entusiasmo e professionalità, in quanto aleggiava in ognuno la consapevolezza di compiere un'opera d'avanguardia, pur entro i limiti imposti dal mercato.
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