YŌSIPPŌN (o Yōsēf ben Goriōn)
Il Libro di Y. è una cronaca ebraica medievale, intesa a presentare ai lettori un complemento delle notizie bibliche sulla storia del popolo ebraico, e una continuazione di esse fino alla distruzione del secondo tempio (70 d. C.), in connessione con la storia degli altri popoli dell'antichità. È in sostanza un libero rifacimento, compendiato, delle opere di Flavio Giuseppe.
Da ciò il nome di Yōsippōn o "piccolo Giuseppe", e quello di Yōsēf ben Goriōn, dovuto alla confusione tra uno dei capi militari della guerra giudaica così chiamato, e Yōsēf ben Mattatyāh, ossia Flavio Giuseppe. Oltre alle opere di Flavio Giuseppe (le Antichità nella traduzione latina, e la Guerra Giudaica nel rifacimento latino noto sotto il nome di Egesippo), sono fonti di Yōsippōn i libri deutero-canonici, le leggende del Talmūd e del Midrāsh, una qualche redazione latina del romanzo di Alessandro, e altri varî testi latini o ebraici, citati o non citati dal redattore. Il problema relativo alle fonti, e in genere ai rapporti con la letteratura latina medievale e con altri testi ebraici, non è stato ancora sufficientemente studiato. Le notizie delle fonti sono riferite naturalmente senza critica, e larga parte è lasciata all'elemento leggendario e maraviglioso, in conformità dei gusti e dei desiderî degli Ebrei d'Europa, in cui era vivo l'interesse per la lettura di cose mirabili intorno al passato della loro gente e dei paesi in cui essi dimoravano. La veste letteraria è simpatica e attraente, e lo stile vivo e scorrevole, garbata imitazione dello stile biblico; doti queste che hanno reso il libro largamente popolare nelle cerchie ebraiche per molti secoli. Molto discussa è la questione dell'età e della patria di questa cronaca; a quanto sembra essa deve essere stata composta nell'Italia Meridionale al principio del secolo X.
L'opera ci è pervenuta in due redazioni diverse. La redazione originaria è, a quanto pare, quella dell'editio princeps [Mantova 1476-79]. Essa è riprodotta nell'edizione di Basilea 1541, accompagnata dalla traduzione latina di Sebastiano Münster e purtroppo ricca di errori, e nell'edizione moderna di D. Günzbuzg e A. Kahana, Berdičev 1896-1913. Assai più ampia è l'edizione di Tām ben Yaḥyà, Costantinopoli 1510, a quanto pare basata sulla redazione manoscritta di Yehūdāh Moscono (sec. XIV) risultante dalla contaminazione di diversi manoscritti precedenti. Su questa edizione furono basate di solito le successive, fra cui quelle di Gotha 1707 e di Gotha-Lipsia 1710, accompagnate dalla traduzione latina di J. F. Breithaupt. Un'altra traduzione latina è quella di J. Gagnier, Oxford 1706; un compendio redatto da Abrāhām ben Dāwīd ha-Lēwī fu pubblicato con traduzione latina da S. Münster (Worms 1529, Basilea 1559), e tradotto in tedesco da un anonimo (s. l., 1530) e da G. Wolf (Urzel 1557, e altre volte di poi) e in inglese da P. Morwyng (Londra 1558, e più volte di poi). Di un rifacìmento arabo dovuto a Zakarīhā' b. Sa‛īd al-Yamani si hanno varie redazioni. Esistono anche un rifacimento etiopico, derivato a quanto pare da quello arabo, e un rifacimento slavo. Un'edizione critica è preparata da M. Grayzel.
Bibl.: Particolareggiate indicazioni bibliografiche su Y. vedi in Encyclop. Judaica, IX, Berlino 1932, col. 425; cfr. ancora V. Ussani, in Rendiconti della Pont. Accad. rom. di archeol., X, 1934, pp. 165-175.