YOUNG BRITISH ARTISTS.
– Contesto e caratteri. I protagonisti. Bibliografia
Contesto e caratteri. – Con la denominazione Young British Artists (spesso abbreviata in YBAs) è stata classificata la generazione di artisti britannici emersa alla fine degli anni Ottanta del 20° sec. e impostasi con clamorosa rapidità a livello internazionale nel decennio successivo. A tenere insieme i protagonisti di questa stagione sono stati criteri generazionali e logistici (il fulcro è Londra) e legami interpersonali, piuttosto che elementi stilistici o tematici. Gli Y. B. A. hanno coltivato una totale apertura nei confronti dei media artistici: pittura, scultura, installazione, fotografia, video, disegno e incisione hanno trovato tutti ugualmente cittadinanza nel loro lavoro. Tale eterogeneità ha reso ardua la sistematizzazione del fenomeno e la definizione univoca del numero e dei nomi dei membri. L’etichetta è servita più che altro come un potente strumento di marketing che, favorendo l’identificazione di un gruppo, ha giovato alla fortuna commerciale. L’apparizione degli Y. B. A. si è collocata in una congiuntura storica di passaggio per la Gran Bretagna: il tramonto del thatcherismo, il successivo premierato conservatore di John Major e quindi la vittoria di Tony Blair, che nel 1997 ha riportato i laburisti al potere dopo quasi vent’anni. Dalla stagione conservatrice, segnata dai tagli nel settore culturale e dal graduale spostamento verso l’iniziativa privata, questi artisti hanno tratto uno spirito imprenditoriale e di autopromozione. Teatro di questa scena è stata una Londra che – dopo i fasti degli anni Sessanta – riemergeva come nuova capitale culturale (particolarmente vivace la zona dell’East End). Questa fioritura ha interessato anche altri campi della creatività come quello musicale, con il coevo fenomeno del Britpop.
In linea generale, gli Y. B. A. hanno lavorato sul confine fra cultura alta e bassa, spesso attraverso il prelievo di elementi dalla civiltà di massa. Predominante è stato un atteggiamento diretto e radicale, che di frequente è sconfinato nella ricerca di effetti spettacolari o di shock visivo. Ciò ha favorito l’accessibilità anche da parte di un pubblico più vasto, che ha imparato a conoscere questi autori grazie a una copertura massmediatica senza precedenti. Intorno al gruppo è fiorita presto una mitografia fondata sull’antagonismo e sulla trasgressione, che ha garantito ad alcuni dei membri lo status di celebrità. Dal punto di vista formale gli Y. B. A. hanno rielaborato l’eredità della Pop art, dell’arte concettuale e del minimalismo. Caratteristico è stato l’impiego di materiali non tradizionali (come scarti), e la frequente inserzione di elementi personali e autobiografici.
L’atto di nascita della compagine si fa coincidere con la mostra Freeze, organizzata nel 1988 da Damien Hirst, allora studente al secondo anno del Goldsmiths College di Londra. L’evento si è svolto in tre tempi (da agosto a ottobre) all’interno di un vecchio magazzino abbandonato nei Docks di Londra dove Hirst ha riunito amici, compagni di corso e neodiplomati per un totale di 16 presenze: Steven Adamson, Angela Bulloch, Mat Collishaw, Ian Davenport, Angus Fairhurst, Anya Gallaccio, Gary Hume, Michael Landy, Abigail Lane, Sarah Lucas, Lala Meredith-Vula, Richard Patterson, Simon Patterson, Stephen Park, Fiona Rae. La maggior parte di loro proveniva dal Gold smiths College, dove artisti come Richard Wentworth e soprattutto Michael Craig-Martin esercitavano una particolare influenza come insegnanti. La scuola adottava fra l’altro un innovativo percorso di studi fondato sull’abolizione della divisione fra le diverse discipline.
Grazie all’impostazione professionale (espressa, per es., nel catalogo), Freeze si elevava al di sopra delle abituali iniziative studentesche, ottenendo l’attenzione di alcuni dei principali attori del sistema dell’arte inglese. Di fondamentale importanza si rivelerà la figura di Charles Saatchi, titolare dell’omonima agenzia pubblicitaria e collezionista, che nel 1985 aveva aperto una propria galleria. Il supporto del magnate è stato determinante per la fortuna di questo gruppo, rivelandosi allo stesso tempo motivo di critica soprattutto a causa delle spregiudicate operazioni sul mercato. A battezzare la nuova generazione artistica inglese è stato proprio il ciclo di sei mostre che si tenne nella Saatchi Gallery dal 1992 al 1996 (da Young British Artists I a Young British Artists VI).
Freeze diede il via a una serie di eventi espositivi in spazi in disuso, in occasione dei quali nuovi artisti si aggiunsero al nucleo originario: nel 1990 Modern medicine e Gambler in una fabbrica di biscotti a Bermondsey, East Country Yard Show ai Docklands.
La nuova scena trovò subito accoglienza all’interno del sistema delle gallerie, alcune delle quali di nuova fondazione: White Cube (di Jay Jopling), Victoria Miro, Karsten Schubert, Sadie Coles, Interim Art (di Maureen Paley) e Anthony Wilkinson. Istituzioni come Arts Council e British Council garantirono inoltre il loro supporto, promuovendo un notevole calendario espositivo anche all’estero (si segnalano, tra le altre, le presenze alla Biennale di Venezia del 1993 e del 1995 e la mostra Brilliant! a Minneapolis, negli Stati Uniti, 1995-96). La consacrazione fu segnata dalla mostra Sensation. Young British Artists from the Saatchi Collection, dal 1997 al 1999 itinerante fra la Royal Academy of art di Londra, l’Hamburger Bahnhof a Berlino e il Brooklyn Museum di New York. L’esposizione, che ha raccolto 100 opere di 42 artisti, ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico. Ad alimentarlo sono stati anche gli scandali, come quello suscitato da Marcus Harvey (n. 1963) con il ritratto della serial killer di bambini Myra Hindley realizzato con impronte di mani infantili (Myra, 1995), o da Chris Ofili (n. 1968) con l’impiego di materiali eterodossi come sterco di elefante e ritagli pornografici per rappresentare soggetti sacri (The Holy Virgin Mary, 1996).
Il successo degli Y. B. A. è stato il risultato di un’azione congiunta da parte dell’intero sistema dell’arte inglese. Oltre che dalla rete commerciale, costante attenzione era garantita anche dalla stampa, da quella generalista a quella di settore. Ai periodici già esistenti (come «Art Monthly», «Art Review», «Modern Painters» e «Contemporary Art») si è aggiunta la rivista «Frieze», lanciata nel 1991 con una copertina di Hirst. Un ulteriore canale di promozione era rappresentato dal Turner prize, il principale premio dedicato all’arte inglese: dopo un arresto di qualche anno, la competizione veniva rilanciata nel 1991 in partnership con l’emittente televisiva Channel Four. Nel corso degli anni Novanta e anche dopo, il premio è stato tributato ad alcuni dei principali artisti del gruppo: Rachel Whiteread (1993), Hirst (1995), Gillian Wearing (1997), Ofili (1998), Mark Wallinger (2007). All’inizio del 2000 si è completato l’ingresso degli Y. B. A. nell’establishment dell’arte inglese, sancito ufficialmente dalla nomina ad accademici reali di Hume (2001), Rae (2002), Tracey Emin, Jenny Saville, Wearing (2007), Landy (2008).
I protagonisti. – Tra i principali demiurghi dell’ascesa degli Y. B. A. e uno degli indiscutibili protagonisti, Hirst si è misurato attraverso la sua opera con le questioni capitali dell’esistenza umana: la vita e la morte, la malattia, la religione. Vera e propria icona dell’intera stagione è The physical impossibility of death in the mind of someone living (1991), il celebre squalo in formaldeide, realizzato grazie al supporto di Saatchi. Hirst è oggi uno degli autori più quotati nel panorama internazionale.
La seconda artista a catturare l’attenzione dei media è stata Tracey Emin (n. 1963). La sua opera – che si declina attraverso disegno, pittura, scultura, ricamo, neon, video – nasce in diretta risposta alla propria turbolenta vita privata. Tra gli esempi più emblematici è la tenda da campeggio all’interno della quale ha ricamato i nomi di persone con cui ha dormito (Everyone I have ever slept with (1963-1995), 1995, il verbo to sleep with si presta a un doppio significato di natura sessuale) dalla nascita fino alla data di esecuzione dell’opera, o il proprio letto sfatto corredato di detriti privati (My bed, 1998).
Gli Y. B. A. hanno condiviso alcuni dei temi di ricerca dominanti nello scenario internazionale nel corso degli anni Novanta. Le questioni legate al genere e all’identità sono al centro dell’opera di Sarah Lucas (n. 1962), che le affronta con un tono spesso aggressivo e autocentrato: dalla serie di autoritratti fotografici in varie pose (come Self-portrait with fried eggs, 1996) alle sculture e installazioni in cui ha utilizzato materiali come meloni, lattine di birra, uova fritte, kebab, per alludere a parti del corpo – come in Two fried eggs and a kebab (1992) e Au naturel (1994).
Il corpo più in generale ha rappresentato un altro dei principali nuclei di interesse nell’arte del decennio. La dimensione della corporeità è stata esplorata nelle sue innumerevoli implicazioni da Marc Quinn (n. 1964). Spesso il protagonista è lo stesso autore, come in Self (1991), un calco della sua testa fatto con il suo sangue e conservato in un’unità refrigerante.
L’architettura del corpo – soprattutto femminile – è anche il tema principale delle grandi tele di Jenny Saville (n. 1970; Plan, 1993). Anche Abigail Lane (n. 1967) ha iniziato il proprio percorso focalizzandosi sul corpo, evocato attraverso diverse strategie – calco, impronta – per poi diversificare i suoi interessi.
Ancora al corpo è legata la tendenza Post-human, dal titolo di una mostra itinerante curata dal gallerista e critico Jeffrey Deitch nel 1992. Caratteristico di questa linea di ricerca è l’interesse per la ridefinizione della categoria di umano, operata dagli avanzamenti scientifici nel campo della biotecnologia, della chirurgia plastica, dell’ingegneria genetica e cibernetica. In questa categoria è stato incluso il lavoro dei fratelli Jake (n. 1966) e Dinos (n. 1962) Chapman. Protagonisti delle loro opere sono manichini – spesso di bambini – composti in maniera innaturale (fusi insieme, oppure dotati di incongrui organi sessuali), come nel gruppo Zygotic acceleration, Biogenetic de-sublimated libidinal model (enlarged x 1000) (1995).
A fronte di autori che lavorano indifferentemente con media diversi, alcuni fra gli Y. B. A. hanno scelto di operare in un campo privilegiato. La pittura è il medium di elezione di Gary Hume (n. 1962). Dopo l’esordio con una serie dedicata al soggetto delle porte (Four doors, 1989-90), dal 1993 l’artista ha virato in direzione pop, ispirandosi a immagini prelevate dai mass media (riviste, libri) tradotte in una pittura dalle campiture piatte smaltate, in un deliberato gioco di pura superficie tra figurazione e astrazione (Vicious, 1994; Begging for it, 1994). Le possibilità della pittura sono state esplorate da Richard Patterson (n. 1963) e Fiona Rae (n. 1963) tramite l’assemblaggio di stilemi diversi; Ian Davenport (n. 1966) ha invece operato soprattutto attraverso la colatura.
La scultura è il territorio in cui si svolge la ricerca di Rachel Whiteread (n. 1963). L’artista si è sempre mantenuta fedele a un processo basato sul calco di spazi interni o circostanti oggetti quotidiani, invertendo positivo e negativo, massa e spazio: dalla distanza fra le gambe di una sedia (Untitled [one hundred spaces], 1995) a una stanza (Ghost, 1990), fino a un’intera casa vittoriana a schiera (House, 1993).
Il quotidiano ha rappresentato il terreno favorito dell’investigazione di Gillian Wearing (n. 1963). Attraverso soprattutto la fotografia e il video, l’artista ha posato il suo sguardo sulle sfere del pubblico e del privato. Ne offre un esempio la serie fotografica Signs that say what you want them to say and not signs that say what someone else wants you to say (1992-93), per la quale l’autrice ha fermato casualmente dei passanti chiedendo loro di scrivere un messaggio su un foglio di carta.
La società – in particolar modo quella britannica – è anche al centro del lavoro di Mark Wallinger (n. 1959), dalla serie pittorica di ritratti di homeless (Capital, 1991) a quella di cavalli (Race, class, sex, 1992). Le urgenze sociali, in particolare legate ai temi dell’economia di mercato, sono il principale interesse di Michael Landy (n. 1963). Si concentra invece sulla dimensione individuale Sam Taylor-Johnson (nata Taylor-Wood, 1967): tramite fotografia e video l’artista ha sondato la coscienza nel suo isolamento e nel momento collettivo, come nella serie di foto panoramiche Five revolutionary seconds (1995-96).
Gavin Turk (n. 1967) ha rivolto la sua attenzione in particolare alla figura dell’artista, mettendo sé stesso in primo piano: si è ritratto, per es., in sculture iperrealiste nelle vesti di Sid Vicious (bassista dei Sex Pistols) mentre mima la posa dell’Elvis di Andy Warhol (Pop, 1993). Una forma più radicale di iperrealismo è stata praticata da Ron Mueck (n. 1958), tutta giocata su alterazioni di scala (Dead dad, 1996-97).
Controparte tragica del successo degli Y. B. A. è la vicenda di Angus Fairhurst (1966-2008), membro del gruppo dalla prima ora morto suicida. Anche Mat Collishaw (n. 1966) ha partecipato a Freeze, e prosegue da allora un lavoro assai disparato tanto per temi quanto per forme. Tra i presenti alla mostra fondativa Anya Gal-laccio (n. 1963) si segnala infine per l’impiego di materiali deperibili.
Bibliografia: Technique anglaise. Current trends in British art, ed. A. Renton, L. Gillick, London 1991; Young British art. The Saatchi decade, ed. R. Timms, A. Bradley, V. Hayward, London 1999; J. Stallabrass, High art lite. The rise and fall of young British art, London-New York 2006; G. Muir, Lucky Kunst. The rise and fall of young British art, London 2010; J. Cooper, Growing up. The Young British Artistsat 50, München-London 2012. Cataloghi di mostre: Freeze, ed. D. Hirst, Londra, PLA (Port of London Authority) Building,London 1988; The Saatchi Collection. Young British artists. John Greenwood, Damien Hirst, Alex Landrum, Langlands & Bell,Rachel Whiteread, Londra, Saatchi Collection, London 1992; The Saatchi Collection. Young British artists II. Rose Finn-Kelcey,Sarah Lucas, Marc Quinn, Mark Wallinger, Londra, Saatchi Collection, London 1993; Young British artists III. Simon Callery, Simon English, Jenny Saville, Londra, Saatchi Collection, London 1994; Young British artists IV. John Frankland, MarcusHarvey, Brad Lochore, Marcus Taylor, Gavin Turk, Londra, Saat chi Gallery, London 1995; Young British artists V. Glen Brown,Keith Coventry, Hadrian Pigott, Kerry Stewart, Londra, Saatchi Gallery, London 1995; Brilliant! New art from London, Minneapolis, Walker art center, Minneapolis 1995-96; Young British artists VI. Jordan Baseman, Daniel Coombs, Claude Heath, John Isaacs, Londra, Saatchi Gallery, London 1996; Sensation. Young British artists from the Saatchi Collection, Londra, Royal Academy of arts, London 1997.