Young Frankenstein
(USA 1974, Frankenstein junior, bianco e nero, 106m); regia: Mel Brooks; produzione: Michael Gruskoff per Gruskoff-Venture/Crossbow/Jouer; soggetto: ispirato ai personaggi del romanzo Frankenstein di Mary Shelley; sceneggiatura: Gene Wilder, Mel Brooks; fotografia: Gerald Hirschfeld; montaggio: John Howard; scenografia: Dale Hennesy; costumi: Dorothy Jeakins; musica: John Morris.
Frederick Frankestein, nipote del noto barone che avrebbe creato un essere vivente con pezzi di cadaveri, insegna neurologia in un'università americana, e ci tiene tanto a specificare la diversità tra lui e il suo avo 'pazzoide' da sottolineare agli studenti che il suo nome si pronuncia 'Fran-ken-steen'. Richiamato in Transilvania per entrare in possesso dell'eredità del famigerato nonno, parte in treno lasciando a casa Elizabeth, la sua promessa sposa. Ad attenderlo ci sono Igor, nipote del servitore del barone, e la provocante assistente Inga. Al castello, Frederick fa la conoscenza della sinistra governante Frau Blücher, che era stata amante del nonno. Durante la notte, il dottore viene svegliato dal suono di un violino. Segue la melodia, accompagnato da Inga e Igor, e nei sotterranei del castello trova le memorie del nonno: How I Did It. Una volta letto il manoscritto, Frederick concorda con le teorie dell'avo. Così riesuma il gigantesco corpo di un uomo e invia Igor a recuperare il cervello di un famoso scienziato. Il servitore, però, si lascia sfuggire l'organo di mano e ripara arraffando il cervello di un subnormale. L'esperimento, nel corso di una notte tempestosa, riesce comunque. Dopo un tentativo di fuga presto fallito, scienziato e creatura si esibiscono in un numero di tip tap sulle note di Puttin' on the Ritz, ma un corto circuito spaventa il mostro e lo induce a scappare nuovamente. Nel frattempo, giunge la fidanzata dello scienziato. Mentre la polizia e la folla si assembrano per linciarlo, il mostro si imbatte nella donna e passa con lei un'appassionata notte d'amore. Frederick, ormai amante di Inga, decide di trasferire parte del proprio geniale cervello in quello della creatura. Alla fine, ritroviamo le coppie (scambiate) nelle loro dimore: la creatura legge il "Financial Times" mentre Elizabeth sfodera le sue armi di seduzione, e dal canto suo Frederick sembra aver guadagnato la virilità del mostro.
L'ambiziosa idea di realizzare un film su Frankenstein appartiene a Gene Wilder, che convinse Mel Brooks a scrivere insieme a lui una sceneggiatura. Il risultato è un articolato crogiolo di citazioni, in primo luogo da Frankenstein di James Whale, di cui fra le altre cose troviamo: la sostituzione del cervello buono con quello cattivo, la vita che si produce per mezzo dell'energia elettrostatica, l'episodio con la bimba, il faccia a faccia tra la fidanzata dello scienziato e il mostro. L'incontro con l'eremita cieco e l'uso degli aquiloni per raccogliere dal cielo in tempesta la scintilla della vita sono invece memori di Bride of Frankestein (La moglie di Frankenstein, James Whale 1935), dove peraltro affiora appieno il sentimento di solitudine che accompagna la creatura. Quanto all'iconografia dell'ispettore Kemp con il braccio artificiale e all'esilarante caratterizzazione di Igor (vestito in calzamaglia e mantello come un personaggio shakespeariano), qui il riferimento più diretto è Son of Frankestein (Il figlio di Frankenstein, Rowland V. Lee 1939), dove il servo deforme era interpretato da Bela Lugosi. Gli occhi di Marty Feldman, stralunati senza bisogno di effetti speciali, hanno un precedente in Blood of the Vampire (Il sangue del vampiro, Henry Cass 1958), dove Victor Maddern esibiva uno strabismo ottenuto con un trucco.
L'erudita fila di citazioni è farina del sacco di Wilder, affamato ammiratore delle gesta di Frankenstein sin dall'infanzia. Il film però si svolge in Transilvania, patria natia di Dracula, impostasi nell'immaginario collettivo come landa di mostri, castelli e temibili profezie. Lo spaesamento comico vuole inoltre che gran parte dei personaggi parli con accento tedesco e vesta abiti tirolesi. Per ricreare il laboratorio del barone, Brooks e Wilder si servirono delle attrezzature originali del primo Frankenstein di Whale, ideate da Ken Strickfaden, al quale va un ringraziamento speciale nei titoli. Young Frankenstein è uno scatenato omaggio comico all'horror, una collana di parodie affettuose e spesso raffinate che guardano alla cinematografia anni Trenta e Quaranta, oltre che una galleria di caratteri farseschi che si muovono in una clima da slapstick. Nel novero delle citazioni, Brooks e Wilder fanno pure il verso alla Greta Garbo di Anna Karenina (Clarence Brown, 1935), nella memorabile scena d'addio tra Frederick e la fidanzata Elizabeth alla stazione.
Il mostro, al quale Brooks accorcia i pantaloni e le maniche per farlo sembrare ancor più un bambinone, è interpretato da un grottesco Peter Boyle, che non esita a guardare in macchina, ad esempio quando il cieco o la bambina si ostinano a non trattarlo come si conviene a uno spauracchio. A contrapporsi al cuore d'oro della creatura c'è il personaggio gretto, dogmatico e meschino dell'ispettore Kemp, a cui Brooks fa calcare l'accento tedesco fino all'eccesso. Le figure femminili, da Inga a Elizabeth, ammiccano al sesso a ogni colpo, come è d'uso nella comicità brooksiana, mentre l'oscura Frau Blücher riecheggia l'austera e crudele governante di Rebecca (Rebecca, la prima moglie, Alfred Hitchcock 1940), ma sembra avere un potere vampiresco sugli animali (i cavalli, quando la sentono nominare, nitriscono). È però il personaggio del servitore a iscriversi con prepotenza nella mitologia del cinema comico: Igor, con le sue movenze da Quasimodo, striscia attorno al suo 'padrone' godendo dei suoi successi e ostacolandone le imprese, sparisce e riappare, sposta l'ingombrante gobba a piacimento, si spaventa quando si vede allo specchio nelle fattezze 'caricaturali' e autoironiche di Marty Feldman. L'attore fa mirabilmente da spalla al posato Wilder, che si muove tra questa congiura di macchiette con fare disinvolto e sfrutta i caratteristici tempi comici della filmografia di Brooks: primo tra tutti l'anticlimax, ad esempio quando chiede flemmatico a Igor dove abbia preso il cervello bacato, per poi saltargli addosso in un fremito isterico. La regia di Brooks è fluida e sostenuta da uno svolgimento drammaturgico solidissimo (la sceneggiatura venne candidata all'Oscar nel 1975). Una nota di merito va al doppiaggio italiano (diretto da Mario Maldesi), che riesce a risolvere brillantemente gli intricati giochi di parole della versione originale.
Interpreti e personaggi: Gene Wilder (Dr. Frederick Frankenstein), Peter Boyle (la creatura), Marty Feldman (Igor), Madeline Kahn (Elizabeth), Cloris Leachman (Frau Blücher), Teri Garr (Inga), Kenneth Mars (ispettore Kemp), Gene Hackman (eremita cieco), Richard Haydin (Herr Falkenstein), Liam Dunn (Mr. Hilltop), Danny Goldman (studente), Leon Askin (Herr Waldman), Oscar Beregi (secondino sadico), Rusty Blitz, Monte Landis (becchini), Richard Roth (aiutante di Kemp), Anne Beesley (bambina), Rolfe Sedan (macchinista del treno).
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