YÜEH-CHIH
Il popolo noto ai Cinesi col nome di Yüeh-Chih o Ta-Yüeh-Chih, ed agli autori classici col nome di Tochari, apparteneva, quale che fosse la sua composizione etnica, alla grande congerie di popoli che, distribuiti dal Mar Nero ai confini cinesi, partecipava a quell'insieme culturale noto come Civiltà delle Steppe (v.). Seminomadi e pastori, essi furono attaccati e battuti dagli Unni (Hsiung-Nu) qualche tempo prima del 160 a. C., ed in seguito a questa sconfitta iniziarono una migrazione in massa verso S-O, respingendo dinanzi a sé le popolazioni che si trovavano sul loro cammino.
Così premute, varie popolazioni Shaka irruppero nell'impero greco-battriano travolgendone la resistenza e spianando la via alla definitiva conquista degli Yüeh-Chih. Questi, lasciate le loro sedi nel Kan-su giunsero nell'alta valle dell'Ili verso il 16o, ma ne furono tosto scacciati dai Wu-Sun. Nel loro successivo movimento verso la Battriana essi divisero le tribù Shaka in due tronconi, di cui l'uno, muovendo direttamente verso S, sboccò nella valle dell'Indo dove, verso il 75 a. C. invase i possedimenti greci, mentre l'altro, muovendo assai più rapidamente verso O, attraversò la Sogdiana (v.) e forse la Battriana (v.) finendo con l'invadere la Parthia nel 128 a. C.
Verso il 128 a. C. gli Y.-C. avevano già definitivamente occupata la Sogdiana; nella Battriana, sconvolta dalle invasioni Shaka e dalle irruzioni degli Y.-C., tutte le zone di pianura e Bactra stessa erano ridotte ad un insieme di città-stato che conservavano una precaria indipendenza, pagando tributo agli Yüeh-Chih. Solo alcuni distretti collinari della Battriana orientale in cui, probabilmente, i carriaggi e la cavalleria dei barbari potevano muoversi con difficoltà, rimasero saldamente in mano agli Indo-Greci (v.) il cui centro politico venne a spostarsi nella valle del Kabul. Infine, nel 123 a. C. gli Y.-C. nel loro movimento verso occidente si scontravano coi Parthi ed il re arsacide Artabano I cadeva nella lotta. Tuttavia l'impero parthico doveva rappresentare un baluardo insuperabile per gli Y.-C., che pertanto refluirono verso oriente. Infatti una ventina d'anni più tardi, verso il 100 a. C., la Battriana era definitivamente occupata dagli Y.-C., ed il territorio della Battriana e della Sogdiana (v.) era diviso in cinque principati (hsi-hou).
Nulla ci è noto delle vicende politiche degli Y.-C. nell'ottantennio seguente, finché Kujula Kadphises, capo dello hsi-hou dei Kuei-shuan (= Kuṣāna) attaccò gli altri Y.-C., assorbendoli nel proprio stato e fondando l'impero Kuṣāna. Tuttavia le monete ci hanno tramandato i nomi di varî dinasti che regnarono in Battriana fra il 100 ed il 25 a. C. circa: Pheigacharis, Sapaleises, Hyrcodes, Heraios, Tanlismaidates e la sua regina Raggodeme, ecc. Di questi il solo che possa essere datato, sia pure con molta approssimazione, alla metà del I sec. a. C. è Heraios, in quanto i suoi tetradracmi appaiono stilisticamente legati alle emissioni dell'arsacide Orodes II (57-37 a. C.). Heraios, inoltre, appare essere stato un capo dei Kuei-shuan, dato che sulle sue monete appare la parola ΚΟΣΣΑΝΟΥ.
Dal punto di vista artistico il periodo della dominazione Y.-C in Battriana appare essere una fase di transizione in cui, mentre la tradizione greca è ancora viva, sono incipienti le caratteristiche della successiva epoca Kuṣāna. Purtroppo scarsissimi sono i documenti rimastici di quest'opera. Le poche opere d'arte battriane sopravvissute sono di quest'epoca (v. battriana, arte della).
Al periodo immediatamente successivo al crollo del regno greco-battriano (circa 130-100 a. C.) appartengono numerose imitazioni, più o meno felici delle monete dell'ultimo re greco, Heliokles. L'iscrizione è più o meno scorretta, spesso del tutto illeggibile e, su di una parte di queste monete, figura al rovescio, al posto di Zeus, un cavallo, anch'esso simbolo solare, ed animale sacro a tutti i popoli dell'Asia centrale.
Le monete di Sapaleises e di Pheigacharis non meritano che un cenno, essendo artisticamente ben povera cosa, e strettamente ispirate ai conî indo-greci. Interessanti, invece, le monete di Heraios e di Hyrcodes. Nelle prime l'influenza parthica è evidente nell'acconciatura e nell'abito del dinasta, ma la tecnica di coniazione, sia per quel che riguarda il disco monetale che per le caratteristiche dei punzoni, appare notevolmente diversa dai modelli sia parthici che indo-greci (le monete sono leggermente scodellate; convesse dal diritto, concave al rovescio); mentre il ritratto del dinasta, pur delineato in modo più elementare di quanto non sia nei modelli parthici, ed esageratamente brachicefalo, non manca di vigore. Per ciò che riguarda i rovesci, invece, il loro interesse è limitato al motivo iconografico (nei tetradracmi re a cavallo incoronato da una Nike volante) che rappresentano il prototipo cui si ispirarono per oltre tre secoli gli incisori del Chorezm, e all'iscrizione, in cui è interessante l'uso del titolo tyrannus, che testimonia di una buona conoscenza del greco. Le monete di Hyrcodes, ci mostrano con una tecnica simile a quella delle emissioni di Heraios, un volto dai tratti spiccatamente mongolici, accentuati dai lunghi baffi pendenti, dalla sottile barba a punta e dalla pettinatura; mentre fra i rovesci figura una divinità stante armata e nimbata (Ardoksho, dio solare) che appare essere il prototipo della figura del re armato e nimbato che è caratteristica della monetazione kuṣāna fino al tempo degli Sha Kidariti e che, come sembra provato dagli scavi del tempio di Surkh-Kotal (v.), era legata al culto dinastico. Molto interessanti sono le monete di Tanlismaidates e di sua moglie Raggodeme, apparentemente coniate nell'Afghanistan di NO. Esse ci mostrano sia nell'armatura del dinasta che nella figura velata della principessa, la notevole influenza del costume greco, come greco è il titolo che porta la principessa. Anche Antiochus, che il ritratto sulle monete ci mostra essere stato un barbaro, era evidentemente filelleno, almeno nel nome e nel titolo regale. Recenti scoperte (Pugačenkova) di un palazzo a Chalciāian (Tashkent) hanno proposto l'identificazione di Heraios tra le figure di un fregio in argilla dipinta.
Bibl.: P. Gardner, A Catalogue of Indian Coins in the British Museum, The Greek and Scythic Kings of Bactria, Londra 1886; W. W. Tarn, The Greeks in Bactria and in India, Cambridge 1951; A. M. Simonetta, A new Essay on the Indo-Greeks, the Sakas and the Pahlavas, in East and West, IX, 1958, p. 154 ss. Per il ritratto di Heraios: A. N. Zograph, Monetii "Gheraja", Tashkent 1937; G. A. Pugačenkova, K iconographii Gheraja, in Vestnik Drevnei Istorii, 1965, p. 127 ss.; id., Chalčajàn, Tashkent 1966.