Z
(Francia/Algeria 1968, 1969, Z ‒ L'orgia del potere, colore, 127m); regia: Constantin Costa-Gavras; produzione: Jacques Perrin, Hamed Rachedi per Reggane/ONCIC/Valoria; soggetto: dall'omonimo romanzo di Vassili Vassilikos; sceneggiatura: Constantin Costa-Gavras, Jorge Semprun; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Françoise Bonnot; scenografia: Jacques D'Ovidio; costumi: Pierre Bolscher; musica: Mikis Theodorakis.
In una città d'un Paese mediterraneo dove la situazione politica è gravemente deteriorata e mette a rischio la democrazia, un deputato della sinistra democratica, medico di grande prestigio, va a tenere un comizio pacifista contro l'installazione di basi missilistiche americane. La turbolenza di manifestanti e picchiatori dell'estrema destra non promette nulla di buono. E infatti il dottore viene aggredito già al suo arrivo, davanti a numerosi poliziotti che però non intervengono. Tiene comunque il suo discorso; ma quando torna all'albergo, da un furgoncino guidato in maniera spericolata qualcuno lo colpisce alla testa. Il dottore crolla e viene trasportato agonizzante all'ospedale. Chiusa nel suo dolore, lo raggiunge la moglie, che seguirà i tentativi di un'inutile operazione: il dottore muore. Mentre un fotografo presente alla drammatica serata indaga per proprio conto, la polizia tenta di occultare i fatti, facendo passare il crimine per un semplice incidente. L'auto-psia rivela però che non è stata la caduta a uccidere il medico, bensì un corpo contundente che gli ha spaccato il cranio. Il giovane giudice istruttore che deve occuparsi del caso non si risparmia per risalire alla verità. E nonostante falsi alibi, decessi di testimoni e minacce varie, identifica gli esecutori, risale ai mandanti e incrimina vari ufficiali di polizia e lo stesso generale della gendarmeria. I tempi del tribunale sono lunghi, e quando il processo si celebra le condanne sono miti. L'indignazione popolare è alta. Il governo si dimette. Vengono indette nuove elezioni, ma qualche settimana prima del voto i militari prendono il potere e un nuovo processo-burla assolve tutti. Il film si conclude con l'elenco delle proibizioni varate dalla giunta militare. Tra queste è il ricorso polemico alla lettera Z (formula contratta di zào, vivere, per significare 'è vivo'), che i giovani pacifisti avevano preso a scrivere sull'asfalto e sui muri dopo l'assassinio del loro leader spirituale.
Mentre scorrono i titoli di testa una didascalia firmata da Jorge Semprun e Constantin Costa-Gavras recita: "Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive non è casuale. È volontaria". Quali siano questi avvenimenti e queste persone è chiarissimo anche se nel film i personaggi hanno altri nomi e l'ambientazione appare genericamente mediterranea. D'altra parte sarebbe stato impossibile, nel 1968, girare in Grecia, con i colonnelli al potere ormai da un anno, un film sull'assassinio del deputato della sinistra democratica Gregorios Lambrakis (Salonicco, 22 maggio 1963) e sulle tormentate vicende dell'inchiesta condotta da un coraggioso giudice istruttore, la cui opera sarà purtroppo poi vanificata dal colpo di stato militare del 21 aprile 1967. Z viene quindi realizzato in Algeria con determinante partecipazione francese. Costa-Gavras, ateniese di nascita, parigino dal 1952 e naturalizzato francese dal 1968, le vicende greche le conosce bene. E l'emozione che gli procura il romanzo di Vassili Vassilikos incentrato sul caso Lambrakis è la spinta determinante per il progetto del film, che nell'attore Jacques Perrin trova il più entusiasta sostenitore sul piano produttivo (ai compiti di produttore Perrin dedicherà poi gran parte della sua futura attività). È proprio l'intraprendenza di Perrin, tra l'altro, che assicura al film un contributo che viene direttamente dalla Grecia di quei giorni: le note che il compositore Mikis Theodorakis, allora rinchiuso al confino, scrive per l'occasione, e che qualcuno affida a due nastri poi avventurosamente recapitati alla produzione del film. La condizione di prigioniero di Theodorakis e l'impronta della sua musica valgono alla colonna sonora una speciale attenzione e concorrono al successo internazionale del film, sancito dai due premi al Festival di Cannes 1969 (Premio Speciale della Giuria al film e Palma d'oro come miglior attore a Jean-Louis Trintignant) e dall'Oscar come miglior film straniero nello stesso anno.
L'etichetta che viene rapidamente applicata a Z è quella di 'cinema politico'. In realtà quello di Costa-Gavras è un cinema politico piuttosto particolare. Il regista ha dichiarato che il tema principale di Z è l'omaggio a un uomo, alle sue idee e al suo comportamento (intendendo tanto il deputato ucciso quanto il giudice istruttore che smaschera il complotto di cui il primo è stato vittima), piuttosto che a un partito o a un movimento, e che l'impegno civile e politico non obbliga un regista a rinunciare alle possibilità offerte dai circuiti commerciali. E nemmeno a rifiutare le convenzioni dei generi. Tra i quali Costa-Gavras predilige sicuramente il thriller e il film d'azione, come testimoniano i due film diretti prima di Z , ovvero Compartiment tueurs (Vagone letto per assassini, 1965) e Un homme de trop (Il 13° uomo, 1967). È facile constatare, del resto, che la fermezza della denuncia e la lezione della Storia sono affidate, in Z, a una struttura filmica nella quale sembrano soddisfatte soprattutto le esigenze della suspense narrativa e una didascalica identificazione di buoni e cattivi. Nella sua difesa dei valori di libertà e giustizia, e dunque nella sua inequivocabile, e appassionata, scelta di campo, il film fa leva insomma sull'effetto emotivo e sullo sdegno più che sull'approfondimento. Ha d'altronde i requisiti per avvincere lo spettatore. Dispone d'un cast di prim'ordine, sfoggia un meccanismo poliziesco preciso negli incastri e incalzante nel ritmo, delinea con progressione scupolosa i passaggi dell'indagine. E tuttavia è proprio in questa solidità spettacolare, da subito riconosciuta come preminente, che alla distanza il film sembra risentire del trascorrere del tempo: soprattutto in certi moduli stilistici, come il montaggio spezzato o le sterzate verso il reportage giornalistico, cari al cinema 'impegnato' degli anni Sessanta e dei Settanta, ma anche nel ricorso intermittente al flashback per aprire qualche spiraglio sulla vita privata del deputato e della moglie. Per contro, sul piano della riflessione necessariamente stimolata dalla materia (in particolare sulle strategie di certi poteri che fomentano l'instabilità per poi soffocare la democrazia e spianare la strada ai regimi 'forti', come accadde proprio in Grecia nella prima metà degli anni Sessanta), il film mantiene una valenza ammonitrice di intatta attualità.
Interpreti e personaggi: Yves Montand (Z, il dottore deputato), Irene Papas (Hélène, sua moglie), Jean-Louis Trintignant (giudice istruttore), Jacques Perrin (fotografo giornalista), Charles Denner (Manuel), François Périer (procuratore generale), Pierre Dux (generale), Georges Géret (Nick), Bernard Fresson (Matt), Marcel Bozzuffi (Vago), Julien Guiomar (colonnello), Magali Noël (sorella di Nick), Renato Salvatori (Yago).
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 96, octobre 1969.