ZACCAGNI, Benedetto detto il Torchiarino
– Secondogenito di Bernardino (v. la voce in questo Dizionario), nacque a Parma il 26 novembre 1487; non si conosce il nome della madre.
Dopo la collaborazione con il padre nel cantiere di S. Giovanni Evangelista, documentata nel 1511, fece una significativa carriera indipendente come architetto civile e soprattutto militare.
Nello stesso 1511, in aprile, gli Anziani del Comune di Parma nominarono una commissione che giudicò Benedetto Zaccagni in geometria e in aritmetica con risultato favorevole, tanto che il 28 aprile venne eletto all’unanimità pubblico agrimensore del Comune (Benassi 1899-1906, I, p. 223 nota 3). Dopo la vittoria sui francesi nella guerra di Parma del dicembre 1521, secondo Umberto Benassi (1899-1906, IV, p. 59) Zaccagni fu incaricato dal Comune di rafforzare le mura disegnando nuovi bastioni e, nel 1538, fu nominato tra i periti incaricati del «disegno o modello» per la riparazione dell’altissima torre civica che mostrava segni di dissesto e che sarebbe poi crollata nel 1606.
Sotto Paolo III, che si preoccupava dello stato delle fortificazioni della città, il restauro delle mura fu assegnato a una società della quale faceva parte Zaccagni.
Benedetto fu conosciuto e apprezzato in quella veste da Pier Luigi Farnese, figlio di Paolo III, duca di Castro e capitano generale della Chiesa, in visita a Parma nel maggio del 1537, tanto da divenire un suo fidato collaboratore per le fortificazioni nei ducati di Castro e Nepi e poi di Parma e Piacenza.
Pier Luigi convocò a Roma il Torchiarino con lettera del 15 ottobre 1539 e lo impiegò nelle fortificazioni di Nepi in collaborazione con il capitano Alessandro Tomassoni da Terni. Sempre per conto del duca, Zaccagni seguì inoltre vari lavori della comunità di Nepi: le nuove strade, i mattonati e il palazzo del Magistrato.
Nel 1540, con il permesso del duca, Zaccagni fu chiamato da Francesco Orsini abate di Farfa a Vicovaro, mentre il fratello di quest’ultimo, Girolamo, lo volle a Bracciano. Nello stesso anno, con lettera del 22 novembre, Pier Luigi ordinò a Zaccagni di recarsi in sopralluogo a Castel Sant’Elia (vicino a Nepi) e poi a Roma per conferire con lui, perché intendeva fortificare quel sito. Con lettera del 18 agosto 1541 gli ordinò poi di andare a Cotonello per «disegnarvi una fortezza come meglio vi parerà» (Ronchini, 1865, p. 476). Il 3 ottobre dello stesso anno Pier Luigi chiamò a consulto il Torchiarino e Tomassoni essendo determinato «di rissolvere il disegno della fortezza di Castro» (ibid.). Gli stessi furono convocati a Castro il 31 maggio 1542 insieme a Jacopo Meleghino. Zaccagni fu chiamato a Castro una terza volta il 9 gennaio 1543 per l’arrivo di Paolo III, che conferì al figlio il formale possesso del ducato, e fu mandato anche a Ronciglione il 12 marzo 1544 per disegnarvi un ponte presso una nuova porta. Il 10 giugno 1544 Battista Calvi fu inviato da Roma a Nepi dal Torchiarino per conferire sul progetto della facciata per il palazzo dei Priori di Ronciglione. Naturalmente non è facile capire quale grado di autonomia avesse il Torchiarino a Castro e Nepi rispetto alla pianificazione di Antonio da Sangallo il Giovane.
Ormai in attesa di diventare duca di Parma e di Piacenza, Pier Luigi volle Zaccagni a Parma nel maggio del 1545, preoccupandosi, però, che lasciasse «in mano di maestro Battista [probabilmente Calvi] un modello di Nepi, compito et perfetto di tutto punto» (ibid.). A preparazione della nuova capitale, sotto il cardinal legato Marino Grimani, il Torchiarino deve aver disegnato porta S. Croce e porta S. Michele. Novello duca, Pier Luigi si avvalse della sua opera sia per le fortificazioni sia per interventi urbani finalizzati a rendere Parma una degna capitale. Nel 1546-47 il Torchiarino, insieme a Calvi e a Giovan Francesco Testa, si occupò del rifacimento del ponte in pietra sul Parma e della parziale distruzione e del riallineamento degli edifici per allargare il tratto della via Emilia di accesso al Ponte di mezzo.
Dello stato d’animo dei proprietari interessati nell’operazione di rettifica fornisce una viva testimonianza lo stesso architetto in una lettera al nuovo duca Ottavio del 12 ottobre 1548 (Archivio di Stato di Parma, Epistolario scelto, Benedetto Zaccagni).
Appena insediato a Parma e a Piacenza, Pier Luigi impose di realizzare la «tagliata» attorno alle mura parmensi con l’opera di Zaccagni, affiancato da Calvi e da Tomassoni. Si trattava di un anello di mezzo miglio, tutt’attorno alle mura, che andava sgomberato da alberi, case, chiese e da tutto quanto potesse servire da riparo per gli assedianti. L’opera comportò la definitiva distruzione dei borghi, compresi diversi conventi.
Insieme a Testa, Torchiarino disegnò nel 1550 due archi trionfali all’antica, disposti in contrada S. Michele, per l’ingresso solenne in Parma di Margherita d’Austria, moglie del duca Ottavio Farnese.
In occasione della guerra di Parma del 1551, il duca Ottavio si avvalse della collaborazione di Zaccagni, dopo di che non si hanno ulteriori notizie della sua attività.
Benedetto fece testamento il 27 marzo 1555 e morì tre anni dopo, il 26 gennaio 1558.
Fu sepolto nella chiesa di S. Gervaso e Protaso nell’Oltretorrente, sostituita nel 1566 dalla SS. Annunziata, dove, nel 1573, fu ricollocata l’epigrafe sepolcrale, ora scomparsa.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Parma, Epistolario scelto, Benedetto Zaccagni (la lettera del 12 ottobre 1548 è pubblicata in B. Adorni, L’architettura a Parma sotto i primi Farnese, 1545-1630, Reggio Emilia 2008, pp. 130-140); A. Ronchini, Il Torchiarino da Parma, in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le province parmensi, III (1865), pp. 473-480; U. Benassi, Storia di Parma, I-V, Parma 1899-1906, I, 1899, p. 223 nota 3, IV, 1899, p. 59; E. Lucchesi, Torri castelli e città del Viterbese. Nepi, Filissano, Isola Conversina, Ponte Nepesino, Roma 1984, pp. 16, 24 s. note 82-83; B. Adorni, L’architettura a Parma sotto i primi Farnese, 1545-1630, cit., pp. 139-141, 148-150, 195-198.