ZAGABRIA (croato Zagreb; ted. Agram; ungh. Zágráb; A. T. 75-76)
È, dopo Belgrado, la città più importante della Iugoslavia, un tempo capoluogo del regno di Croazia-Slavonia e ora del banato della Sava (37 mila kmq. e 2,7 milioni di ab.), notevole centro commerciale e culturale. Essa si trova tra 120 e 163 m. s. m., presso le pendici meridionali di una montagna di rocce cristalline (Zagrebačka Gora, m. 1035: scisti verdi e filliti quarzose), recinta da calcari secondarî e da strati pliocenici, in gran parte coperta ancora in alto da boschi e in basso da frutteti e vigneti; la parte più antica si trova su una terrazza larga da 3 a 4 km., leggermente inclinata verso SE., ricca di acque, interpretata (Cvijić) come una terrazza d'abrasione dell'ultimo stadio del lago pannonico pliocenico, non lontana dal corso e dalla fertile e ben coltivata valle della Sava. Protetta dai venti di N., ha clima moderatamente freddo d'inverno (−0°,6 di media in gennaio) e non troppo caldo d'estate (21°,6 in luglio), con precipitazioni (910 mm. all'anno) abbondanti in ottobre (120) e in giugno (100), scarse invece nell'inverno (gennaio, 40 mm.).
La zona era stata romanizzata, come appare dai resti di Andautonia trovati nel villaggio di Šćitarjevo presso la riva destra della Sava, poi venne sommersa dalle invasioni slave, ma non completamente se permane a lungo nella parte più antica di Zagabria (presso il Kaptol), un Vicus Latinorum sul quale venne a sovrapporsi (sec. XI) la città ecclesiastica con le sue chiese e i suoi conventi. Ma accanto, verso occidente (M. Grac), separato dall'altro da una valle profonda, andò sviluppandosi (sec. XII), del tutto indipendente, un comune libero (communitas de monte grecensi). Abitata da artigiani e da commercianti, retti da un giudice che esercitava l'autorità coadiuvato da un senato elettivo, stretta attorno alla chiesa di San Marco, la città venne anche fortificata, per difendersi nelle lotte continue che aveva con la città episcopale; il circuito delle mura aveva la forma d'un triangolo, di cui il lato di base guardava verso la Sava, mentre il vertice settentrionale era costituito da un forte; delle cinque porte, quella orientale (Kamenita vrata) è tuttora conservata. La popolazione era alquanto mista: commercianti italiani che portavano tessuti e altri manufatti, Ungheresi dediti al commercio dei cereali e del bestiame, Tedeschi della regione alpina, che insieme con gli Slavi, che ben presto ebbero il predominio, si riunivano nelle fiere che avevano luogo attorno alla chiesa di S. Marco. Soltanto più tardi, data la continua minaccia dei Turchi, che non giunsero tuttavia mai fino a Zagabria, mentre invece danneggiarono molto i suoi traffici, la cittadella episcopale venne difesa con mura; la cinta settentrionale è tuttora conservata, mentre invece a S. e a O. le fortificazioni vennero trasformate alla fine del sec. XVII in residenza episcopale e in dimore dei nobili. Poi l'attività commerciale fece sì che lungo le vie principali (fuori delle mura) andarono sviluppandosi alcune agglomerazioni suburbane, Ilica, ai piedi del Grac, Njemačka tra Grac e Kaptol e Vlaška ulica, presso l'antico Vicus Latinorum, che si concentrano attorno alle rispettive chiese di S. Margherita, S. Martino, S. Antonio; e il nome di Zagabria, che prima era usato solo per il territorio attorno alla cattedrale, s'estende alla città libera ed al contado. La città s'abbellisce in vario modo; il vescovo Massimiliano Vrhovec crea un parco delizioso verso oriente (Maksimir), sulla Piazza di S. Marco sorge il Palazzo del bano, mentre d'altro canto nuovi sobborghi trovano posto verso la Sava. Il terremoto del 9 novembre 1880 danneggiò la città, fornendo tuttavia l'occasione di rinnovare alcuni vecchi quartieri.
Gli abitanti, che erano ancora soltanto 14 mila nel 1850 e 20 mila nel 1869, aumentano a 74 mila nel 1910 (di cui 4250 Tedeschi e 2800 Ungheresi), per passare a 185 .851 nel 1931. Di pari passo s'accresce il numero delle imprese industriali (1869: 1100; 1910: 3500; 1933: 11.300), le banche rafforzano la loro posizione e aumentano gli affari, i traffici tra i porti adriatici, la pianura ungherese e i paesi dinarici s'intensificano. L'industria molitoria, della birra, della carta, quella tessile (specie della seta), le raffinerie di olî, le imprese che si occupano del commercio di legname, vedono aumentare il lavoro. Ora il centro di Zagabria, che nell'insieme ha l'aspetto d'una città centroeuropea, è costituito dalla piazza Jelačić, dove nei giorni di mercato convengono ancora i contadini nei loro pittoreschi costumi.
Storia. - Zagabria è nominata per la prima volta nel 1093, quando Ladislao il Santo, re d'Ungheria, eresse il vescovato di Zagabria. Nel 1242 Zagabria diventò libera città regia. Dopo che nel sec. XVI i Turchi ebbero occupato la maggior parte del territorio croato, Zagabria diventò pian piano il centro politico dei Croati nel regno degli Asburgo. Nel sec. XIX Zagabria si sviluppò sempre più come centro politico, scientifico e letterario dei Croati, specialmente dopo il 1830, nell'epoca del risorgimento croato. Allora sorsero a Zagabria le società scientifiche e letterarie per tutti i Croati dell'Austria-Ungheria, e la città diventò il centro giornalistico dei Croati, ai quali diede le direttive anche nel campo politico. Capitale della Croazia e Slavonia, provincie autonome del regno d'Ungheria, col proprio sabor (dieta), col proprio governo autonomo per gli affari interni, per il culto, l'istruzione e la giustizia, Zagabria ebbe una grande influenza politica anche sui Croati dell'Austria, e dopo il 1878 su quella della Bosnia ed Erzegovina, così che si formò l'ideale croato di formare uno stato con capitale Zagabria. Nel 1852 il vescovo di Zagabria fu fatto arcivescovo. Zagabria dal 1918, cioè dall'unione degli Iugoslavi nel regno dei Serbi, Croati e Sloveni, non è più centro politico, ma tiene tuttora il primato come centro letterario e scientifico dei Croati, e il primato come centro bancario della Iugoslavia.
Vita culturale. - Piccolo centro provinciale intorno al 1850, Zagabria è diventata nei pochi decennî seguenti, grazie soprattutto al generoso mecenatismo del vescovo J. Strossmayer e alla capacità organizzativa del suo coadiutore F. Rački, uno dei più importanti centri culturali della Penisola Balcanica. Mentre prima di tale data non esisteva a Zagabria che una sola istituzione culturale veramente feconda, la Matica Hrvatska (Ape Croata), fondata nel 1839 col titolo di Matica Ilirska allo scopo di promuovere la lingua e la letteratura croata, e tuttora attiva editrice di opere di letteratura amena e di divulgazione scientifica, dopo questo periodo sono sorte rapidamente a Zagabria l'università (1874) con una propria biblioteca (1878) e l'Accademia iugoslava delle scienze e delle arti (Jugoslavenska Akademija znanosti i umjetnosti, 1867) con annessa una galleria di quadri. L'università consta ora di 7 facoltà (filosofia, giurisprudenza, teologia cattolica, medicina, veterinaria, tecnica, scienze agrarie e forestali) e conta circa 5000. studenti. La biblioteca universitaria possiede oltre 350.000 volumi. L'Accademia svolge un'ampia attività scientifica che si concreta in numerose serie di pubblicazioni, fra le quali, oltre agli Atti (Rad), meritano rilievo i Monumenta spectantia historiam Slavorum Meridionalium; il Codex Diplomaticus Regni Croatiae, Slavoniae et Dalmatiae; Monumenta historico-Juridica Slavorum Meridionalium; lo Zbornik za narodni život i običaje južnih Slavena (Miscellanea per la vita e i costumi popolari degli Slavi Meridionali); il grande Dizionario serbocroato (Rječnik hrvatskoga ili srpskoga jezika).
Zagabria possiede inoltre un museo nazionale croato (Hrvatski narodni muzej) con raccolte zoologiche, mineralogiche, archeologiche ed etnografiche; un Archivio statale, un Archivio cittadino e un numero rilevante di Società a finalità scientifiche.
Vita teatrale. - Il teatro croato di Zagabria è legato, nelle sue origini, al movimento "illirico" (v. illirismo). Fondatore e primo organizzatore ne fu l'attivissimo D. Demeter (v.). Nel 1840 fu data a Zagabria, in apposita sede costruita nel 1835, la prima rappresentazione croata. Sei anni dopo vi si affiancò anche la prima opera nazionale: Ljubav i zloba (Amore e malvagità) di Vatroslav Lisinski (1819-1854). Ciò nonostante negli anni seguenti, per la scarsezza di mezzi finanziarî, per la mancanza di buoni attori e soprattutto per difficoltà politiche, gravi specialmente tra il 1852 e il 1854, il teatro di Zagabria, dominato in un primo tempo da finalità patriottiche, non ebbe che un modesto e lento sviluppo. Le condizioni mutarono dopo il 1860: la compagnia teatrale divenne stabile, la dieta assegnò al teatro una sovvenzione, le compagnie tedesche furono definitivamente eliminate, e fra gli attori cominciarono a emergere dei veri talenti (Josip Freudenreich, 1827-1881, che si conquistò dei meriti anche come organizzatore e come autore del primo dramma popolare Graničari, I confinarî, 1857; Marija Ružička-Strozzi, la più grande attrice tragica croata; Andrea Fijan, 1851-1911, ecc.). Nel campo musicale, accanto all'operetta tedesca e all'opera italiana e francese, si affermò, grazie alla feconda attività del compositore Ivan Zajc (1832-1914; tra il 1849-1855, allievo del conservatorio di Milano), anche l'opera croata. Ma le aspirazioni di Zagabria poterono essere realizzate solo dopo il 1895, quando fu costruito, su progetto degli architetti F. Fellner e H. Helmer, un nuovo e decoroso edificio teatrale, e quando sotto la direzione attiva del giovane Stjepan Miletič (1868-1908) si giunse a Zagabria, con un radicale ampliamento del repertorio (dramma classico e moderno) e un rinnovamento della tecnica e dell'arte, a un periodo di splendore teatrale. Zagabria otteneva così un teatro che, pur tra inevitabili oscillazioni, poté adempiere pienamente alla sua funzione culturale. Il repertorio, anche nel dopoguerra, è rimasto moderatamente eclettico; ma la sempre crescente attività degli scrittori croati (Vojnovič, Ogrizović, Kosor, Begović, Tucić, Krleža, ecc., nel dramma; nell'opera si è pur sempre ancora nel campo dei tentativi) vi rende ora possibile un maggior apporto del dramma nazionale.