ZAGHLŪL SA'D
. Uomo politico egiziano, nato verso il 1860 nella provincia di Gharbiyyah in Egitto. Ricevette la sua istruzione nelle scuole locali di tradizione religiosa e studiò anche a el-Azhar al Cairo; fu discepolo di Gemāl ed-Dīn el-Afghānī, compagno di Mohammed 'Abduh. Nel 1881 diventò redattore della Gazzetta ufficiale (al-Waqā'i' al-miṣriyyah) e scrisse di politica e di letteratura su altri giornali. Dopo la rivolta di 'Urābī pascià e l'occupazione britannica (1882) si diede all'avvocatura, studiò le lingue europee e si occupò di problemi scolastici. Dal 1907 al 1913 diresse l'istruzione pubblica; appena finita la guerra mondiale, l'11 novembre 1918 si presentò con due compagni al Residente britannico a reclamare per l'Egitto l'indipendenza promessa; costituì e presiedette una delegazione (detta Wafd, donde il nome del partito che si formò allora), la quale sarebbe dovuta andare a Parigi a perorare la causa dell'Egitto nella Conferenza per la pace; l'8 marzo 1919 fu arrestato e deportato a Malta; liberato in aprile, andò a Parigi e a Londra, senza ottener nulla. Tornò nel 1920 in Egitto a dirigere il movimento nazionale del Wafd; nuovamente arrestato il 23 dicembre 1921 e deportato alle Isole Seicelle e poi a Gibilterra, fu liberato nel marzo del 1923 e accolto in trionfo in Egitto nel settembre successivo. Nel gennaio del 1924 assunse la presidenza del Consiglio dei ministri e iniziò nuove trattative con gl'Inglesi per la completa indipendenza; nel novembre dello stesso anno, in seguito all'uccisione dell'inglese sir Lee Stack, comandante in capo delle forze in Egitto, dovette dimettersi.
Il 10 giugno 1926 fu eletto presidente della Camera dei deputati; morì a Masgid Waṣīf, provincia di Gharbiyyah, il 23 agosto 1927. Egli fu popolarissimo in Egitto nel 1919-1926 e, lui vivente, il movimento del Wafd ebbe una potenza quale non ebbe mai alcun partito in Egitto; fu oratore efficace nel parlamento e nei comizî popolari; sostenne la necessità di conservare le tradizioni musulmane anche come mezzo di difesa contro l'invadenza straniera. La sua memoria è tuttora onorata e rispettata in Egitto; la vedova, Ṣafiyyeh Hānim, è denominata "Madre degli Egiziani)"; la sua casa al Cairo è diventata la "Casa della nazione" (bait al-ummah).
Bibl.: B. G. Gaulis, Le nationalisme égyptien, Parigi 1928; ORiente Moderno, I-VII (1921-27).