Vedi ZAKROS dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
ZAKROS (v. vol. vii, p. 1244)
Gli scavi per mettere in luce l'intero palazzo minoico di Z. sono proseguiti dal 1963 fino ad oggi con brevi campagne annuali, sotto la direzione di N. Platon e con la collaborazione di archeologi, architetti e tecnici. Essi hanno dato i seguenti risultati.
Nel settore N del cortile centrale, gli ambienti che si susseguono verso l'esteso vano della cucina sono stati trovati pieni di utensili domestici di ogni genere, soprattuttò ceramici; nello stesso tempo sono stati trovati in situ resti di ossa di animali e focolari con le marmitte sopra. In una delle stanze era caduto un intero muro di mattoni. Una scala conduceva al secondo piano e sotto questa sono stati trovati, custoditi con cura, moltissimi utensili di terracotta, di uso comune.
È stata messa in luce la maggior parte dell'ala E del palazzo, ove, malgrado le distruzioni moderne, causate dalla coltivazione dei campi, si distinguono chiaramente gli appartamenti del re e della regina, con i loro pozzi di luce, i loro interni con molte porte (polỳthyra), i loro piccoli portici aperti verso il cortile centrale, le porte gemelle di comunicazione sia fra l'uno e l'altro ambiente, sia verso un'altra sala più grande quadrata, fornita di molte porte verso il lato O, con pavimento in terra battuta e, al centro, una cisterna circolare, pavimentata di pietra sul fondo, dalla quale sgorga acqua potabile. Una piccola scala di dieci gradini portava fino all'acqua, e nello stesso tempo sopra la balaustra che girava intorno alla cisterna, si innestavano, forse, le colonne che nell'antichità sostenevano il tetto della sala.
Tutta questa sistemazione è strana e unica per l'architettura cretese-micenea. Altre istallazioni per la conservazione dell'acqua potabile nel palazzo (oltre ad un pozzo costruito entro un ambiente verso l'angolo SE del cortile), sono state trovate immediatamente a S della grande sala quadrata. Si tratta di una fontana molto ben costruita che comprende un ambiente dove sgorga l'acqua e un ambiente dove l'acqua si attinge. Quest'ultimo è accessibile mediante una scala con dieci gradini. L'ala del palazzo si estende ancora verso E, ma non ne sono ancora stati identificati i limiti.
Nel settore S è stato trovato un gruppo di ambienti, alcuni dei quali erano destinati alla conservazione di un gran numero di vasi, in genere stàmnoi a bocca larga, anfore a staffa e marmitte, e altri erano usati come laboratorî speciali forniti di utensili caratteristici, dai quali si deduce che si trattava forse di laboratorî per l'estrazione di profumi da diverse piante, artigianato conosciuto più tardi sulle tavolette di Pilo e di Micene. Uno dei laboratorî, a giudicare dai resti delle materie prime trovate, sembra sia stato destinato alla lavorazione dell'avorio, del cristallo e della faïence. In questo settore sono stati usati come magazzini anche ambienti sotterranei, in alcuni dei quali sono stati trovati importanti oggetti in pietra.
Sono stati inoltre messi in luce due dei principali accessi al palazzo: uno, mediante corridoi, evita il complesso del settore S e conduce nel cortile centrale verso l'angolo SO; l'altro conduce verso un maestoso ingresso con una grande soglia monolitica, che scendendo a gradinate, conduce ad un ampio cortile lastricato nell'ala E e, attraverso questo, verso il cortile centrale. In questo cortile interno è stato messo in luce un esteso sistema di fognature che qui convergono. Accanto al cortile, collegato con gli appartamenti reali, è stato trovato un bagno col suo ingresso, di tipo conosciuto negli altri palazzi, ma qui decorato con affreschi che presentano corna sacre sopra altari.
Il palazzo, nel suo settore settentrionale, si arrampica a terrazze sul pendio della collina N, ma verso questa direzione la ricerca non è stata approfondita. Sono stati trovati però molti ambienti con numerosa suppellettile ceramica, che si estendono nel settore NO, al di là di un piccolo cortile lastricato, verso il pendio della collina. Quest'ala era stata usata soltanto nella prima fase di vita del palazzo, la fase Tardo-Minoica I A (1600-1520 a. C.), e per questo appunto la ricerca in questo settore è molto importante dal punto di vista scientifico.
Scavi stratigrafici sono stati fatti in molti punti, sotto i livelli del cortile O, sotto i pavimenti di alcuni ambienti e accanto alla fontana. In seguito a ciò si è stabilito che nel luogo dove è sorto più tardi il palazzo, esistettero stanziamenti dalla fine dell'epoca prepalaziale fino alla prima fase neopalaziale (2100-1600 a. C.).
Recenti dati hanno confermato che la catastrofe finale del palazzo è in relazione con l'enorme eruzione del vulcano di Thera, verso la metà del XV sec. a. C.; sono stati raccolti a Z. pezzi del materiale eruttivo (di Thera) ed è stata confermata, dalla caduta delle facciate del palazzo, l'azione di violenti terremoti che hanno fatto seguito alla eruzione.
Nel museo di Iraklion, in una sala speciale, sono stati esposti, dopo il restauro, i materiali più importanti di Z., soprattutto il tesoro del santuario e la ricca ceramica proveniente dai magazzini. Ogni anno un gran numero di nuovi ritrovamenti viene trasferito, per restauri, nei laboratorî del museo; lo scavo sarà continuato. L'area scoperta fino ad oggi (1969) è di 5.500 m2; si suppone però che la totale area del palazzo arriverà fino a 7.000-8.000 m2, e così esso si avvicinerà per estensione ai grandi palazzi di Festo e di Mallia.
È continuata, parallelamente, la ricerca nell'estesa fattoria minoica a Z. alta, la quale malgrado le distruzioni subite per diverse cause, conserva notevoli resti, che comprendono due torchi gemelli, costruiti con appositi conteniton. per il mosto, magazzini nei quali sono stati trovati ancora in situ una diecina di pìthoi, una scala, ecc. Uno di questi pìthoi porta un'iscrizione su due righe in Lineare A, con 25 segni. Sono stati raccolti molti frammenti della decorazione murale, con bei motivi floreali ed altri motivi decorativi. La fattoria sembra contemporanea al palazzo.
Due estese necropoli sul pendio di una collina a Kato Z., esplorate nell'ultimo anno, hanno messo in luce molte tombe. In molte di queste tombe sarcofagi e pìthoi sono accompagnati da molte offerte, soprattutto vasi in terracotta e in pietra e pochi sigilli; appartengono alla fine dell'epoca prepalaziale e all'inizio di quella protopalaziale, tra il 2000 e il 1900 a. C.
Bibl.: Ill. London News, 244, 1964, pp. 312-314, e pp. 350-353; Praktikà, 1964, pp. 142-168; ibid., 1965, pp. 187-224; ibid., 1967, pp. 162-194; G. Huxley, The ancient name of Zakro, in Greek, Roman and Byzantine Studies, VIII, 1967, p. 85 ss.; Praktikà, 1968, p. 149 ss.; ibid., 1969, pp. 197-237; Ergon, 1970, pp. 167-185; Bull. Corr. Hell., XCIV, 1970, pp. 167-185; ibid., XCV, 1971, p. 1043 ss.