ZAMBECCARI, Livio, conte
Patriota, nato a Bologna il 30 giugno 1802, morto ivi il 2 dicembre 1862. Era figlio del conte Francesco (v.). Entrato diciannovenne nella carboneria, ebbe da questa segrete missioni presso i suoi confratelli dell'Italia meridionale; e costretto all'esilio dopo i moti del '21, andò in Spagna, partecipando ai moti rivoluzionarî laggiù. Fu ufficiale dell'insurrezione spagnola, si rifugiò in Francia, quindi in Inghilterra, infine (1826) partì per l'America Meridionale, attrattovi dalle notizie della guerra per l'indipendenza dell'Uruguay, sollevatosi contro il dominio brasiliano. Entrato nella fiducia del generale J. A. Lavallela, ebbe da lui l'incarico (che però rifiutò) di assumere il comando dell'artiglieria nell'esercito repubblicano: preferì trasferirsi a Buenos Aires, dove ferveva la lotta civile tra federalisti e unitarî. Anche questa volta rifiutò il comando della legione italiana, combattendo invece come semplice soldato, fino a quando, debellate le truppe di Buenos Aires dalle bande del Rosas, lo Z. passò con molti dei suoi commilitoni a Porto Alegre, nella provincia di Rio Grande do Sul, dove (1834) fu nominato capo di stato maggiore di Benito Gonzales, capo del partito repubblicano allora al potere. Caduta quella repubblica, lo Z. fu fatto prigioniero dalle truppe dell'imperatore del Brasile al Fanfa (settembre 1836) e per tre anni restò chiuso nel forte di Santa Cruz. Liberato il 2 dicembre 1839 per l'amnistia dell'imperatore Pedro II, s'imbarcò per l'Europa, ma il governo pontificio gli negò di tornare nella sua città nativa. Visse a Firenze fino al 1841, poi, concessogli di dimorare a Bologna, però sotto stretta sorveglianza, continuò tuttavia a cospirare, specialmente durante il tentativo rivoluzionario del 1843. Costretto a tenersi nascosto in Toscana, usufruì nel luglio del 1846 dell'amnistia di Pio IX, che gli concedette di tornare a Bologna; e quando scoppiò la rivoluzione del 1848, egli, a capo di un corpo di volontarî, detto dei Cacciatori del Reno, marciò su Modena, quindi, tornato a Bologna, raggiunse il generale Durando sul Po, avendo da lui incarico di coprire con i suoi volontarî la posizione di Francolino. Partecipò in seguito a tutte le fazioni importanti combattute nel Veneto, specialmente alle difese di Vicenza e di Treviso, e il 27 ottobre 1848 fu a Mestre, dove comandò l'ala destra del battaglione dei Cacciatori dell'alto Reno. Tornato a Bologna col suo battaglione (22 dicembre), fu eletto deputato all'Assemblea Costituente Romana. Il Mazzini, triumviro della Repubblica Romana, lo incaricò il 24 aprile 1849 del comando del forte e della piazza d'Ancona, che lo Z. difese contro gli Austriaci fino al 18 giugno, quando la città dovette arrendersi. Lo Z. si rifugiò a Corfù, poi a Patrasso, ad Atene, dove nel 1854 fu colpito dal colera, infine in Piemonte, e colà rimase fino a quando la rivoluzione trionfante gli riaperse le porte della sua Bologna. Chiamato subito dopo da Garibaldi a Napoli, fu creato ispettore generale dell'esercito dell'Italia meridionale, coprendo quell'ufficio per breve tempo, poiché, deperito in salute, dovette rinunciarvi (1861) e tornare definitivamente a Bologna.
Bibl.: F. Bertolini, Cenni biografici di L. Z., Bologna 1885.