ZEBRA (da voce africana; lat. scient. Hippotigris Smith 1841 e Dolichohippo Heller 1912; fr. zèbre; sp. cebra; ted. e ingl. Zebra)
Sotto il nome volgare si riuniscono le specie di 2 sottogeneri di cavalli "zebrati", che sono tra di loro scientificamente abbastanza bene distinti. Le zebre sono cavalli dalla testa pesante, dal collo corto e grosso, torace povero, pancia grossa, spalla corta e debole, bacino e femore brevi, arti bassi, pastoie poco forti, zoccoli non particolarmente resistenti. Tuttavia l'insieme delle loro forme è in sé armonioso, il portamento in generale bello, il temperamento vivace e talvolta esuberante, cosicché le zebre possono dirsi animali belli, adorni di un manto magnifico. La frangia pendente sulla fronte manca, la criniera nucale è breve, eretta e condivide sempre la colorazione alternata di chiaro e di scuro del collo, la coda è di tipo asinino, ossia munita soltanto di fiocco di crini terminale.
Le zebre sono diffuse esclusivamente nell'Africa orientale e meridionale, amano cioè la steppa aperta o tutt'al più boscagliosa, ma evitano del tutto la vera foresta. Hanno indole gregaria e vivono in gruppi che vanno, secondo la specie e gli ambienti, da 7 a 8 individui fino ad agglomeramenti temporanei di parecchie migliaia di esemplari. Sono sempre sorvegliate e guidate da maschi bene adulti; di spirito sveglio, ma piuttosto confidente, sono dotate di vista indubbiamente buona, di olfatto acutissimo e di udito fino. Sono ugualmente in moto di giorno e di notte, ma preferiscono recarsi all'abbeverata a sera inoltrata, di notte o all'alba e riposare durante le ore più calde del giorno, possibilmente all'ombra. Le loro mandrie sono spesso consociate secondo le località in cui vivono, con Antidorcadi, Gazzelle, Bufali, Bubali, Damalischi, Gnu, Orici, Struzzi; dove differenti specie di Zebre sono conterranee non è raro veder mischiate le loro mandrie. Questi equini selvatici hanno il passo leggiero, il trotto poco disteso e irregolare, il galoppo rapido e precipitoso ma di resistenza relativamente scarsa; in quanto al nutrimento sono di facile contentatura e sobrî, ma intraprendono naturalmente anch'essi migrazioni più o meno lunghe insieme con altri erbivori per scansare le siccità e beneficiare della vegetazione fresca dopo recenti piogge. Sono ghiotte del sale. Resistono ottimamente, anche se non in senso assoluto, alla puntura della mosca tsè-tsè, ma i bastardi che procreano facilmente con cavalli e con asini domestici non condividono affatto questa resistenza, e oltre a ciò essi sono sterili, come i muli e i bardotti. Date le modeste qualità ippologiche delle Zebre, è anche dubbio se convenga realmente addomesticarle in quantità, come già fu tentato dal governo tedesco nel territorio del Tanganica, dal governo inglese nel Kenya e da quello belga nel Katanga. Se una zebra dà qualche affidamento in proposito è indubbiamente proprio la specie dell'Abissinia e della Somalia. Per la durata della gravidanza sono stati registrati 245 e 391 giorni. Nei giardini zoologici le zebre sono uno dei più belli ornamenti, non esigono cure speciali e resistono bene anche a temperature assai basse. Per quanto s'incontrino ogni tanto individui refrattarî a ogni amichevole avvicinamento, esse sono in generale trattabilissime, e tutt'altro che indomabili; nei circhi vengono ammaestrate quasi come cavalli domestici, e in molte città si sono ripetutamente viste pariglie o tiri a quattro di zebre funzionare con perfetta sicurezza.
La Zebra-asino (lat. scient. Dolichohippos Heller) con orecchi assai lunghi, testa lunga, collo particolarmente grosso, di temperamento più tranquillo, con voce che rammenta lontanamente il raglio asinino, è diffusa in 2 aree tra di loro molto distanti.
Una specie, la Zebra reale o del Grévy (lat. scient. Dolichohippos Grevyi Oustalet), abita con una sottospecie l'Abissinia e la Somalia. È questa indubbiamente la più bella fra tutte le specie, alta m. 1,56 di spalla, con manto chiarissimo zebrato da numerose strisce nere sottili che giungono bensì fino agli zoccoli, ma lasciano candidi il ventre e la groppa; non vi è passaggio delle strisce delle cosce sui fianchi del ventre.
L'altra specie, la Zebra di montagna (lat. scient. Dolichohippos zebra L., 1758) abita con 3 sottospecie le zone montagnose dell'Africa meridionale e meridionale-occidentale. Più piccola della precedente, raggiunge appena m. 1,25 di altezza alla spalla, porta strisce nere piuttosto larghe, specialmente sul collo e sulle cosce: la zebratura giunge bensì fino agli zoccoli, ma lascia libero il ventre e forma una caratteristica figura a scaletta sulla groppa; la zebratura trasversale della coscia passa appena sui fianchi del ventre.
La Zebra-cavallo (lat. scient. Hippotigris Smith), alta almeno m. 1,30 alla spalla, con orecchie e testa meno lunghe, collo meno corto e meno grosso, di temperamento più vivace, con voce che rammenta il nitrito cavallino, abita l'Africa orientale dall'Abissinia meridionale e l'Oltregiuba al paese degli Zulu e al Transvaal meridionale, l'Africa meridionale-occidentale, l'Angola.
Tutte le loro svariatissime sottospecie sono considerate come appartenenti all'unica specie Hippotigris quagga Gmelin, 1788. Ne furono descritte 28, delle quali una diecina sono probabilmente valide. Ricordiamo soltanto quelle che segnano, per modo di dire, una caratteristica fase nel graduale passaggio da animali a fondo chiarissimo fortemente striati ad animali a fondo brunastro pochissimo striati. Nella Zebra del Boehm (Hippotigris quagga Boehmi Matschie, 1892, sin. H. q. Granti Winton, 1896) il colore di fondo varia tra il bianco e il crema chiaro, le strisce scure sono nere o bruno cupe e larghe; vi è ampio passaggio dalle strisce scure trasversali della coscia sui fianchi del ventre; la striatura sugli arti può estendersi fino agli zoccoli. Tra le strisce nere larghe mancano del tutto o sono occasionalmente accennate strisce strette intercalari brunicce, specialmente sulle cosce e sulla gamba. Questa sottospecie abita l'Africa orientale equatoriale verso il sud fino sulle rive settentrionali del Niassa. Nella Zebra dello Chapman (H. q. Chapmani Layard, 1865) il colore di fondo è giallo brunastro, la striatura è somigliante a quella della specie precedente, ma gli arti sono raramente, e mai completamente, striati fino allo zoccolo, le strisce strette intercalari brunicce sono numerose ed evidenti. Questa sottospecie abita la Rhodesia Meridionale. Nella Zebra del Burchell o Dauw (H. q. Burchelli Gray, 1825) il colore di fondo è isabellino, ma gli arti e la coda sono biancastri e più o meno completamente liberi da striatura. Le strisce brunicce intercalari sono quasi altrettanto numerose quanto le strisce principali, le quali incominciano a farsi alla loro volta evanescenti nella metà posteriore del tronco e sulle cosce. Questa sottospecie, oggi estinta, abitava la Colonia del Capo settentrionale. Nel vero Quagga infine (H. q. quagga Gmelin) il colore di fondo è bruno isabellino nel tronco; la zebratura è limitata alla testa, al collo e alla parte anteriore del tronco; gli arti e la coda sono biancastri.
Questa sottospecie, estinta fino dal 1864, viveva un tempo nella Colonia del Capo.