ZECCHE (fr. tiques; sp. garapatas; ted. Zecken; ingl. ticks)
Le Zecche sono Acari (v.) riconoscibili, in tutti gli stadî di sviluppo, dai caratteri dell'ipostoma, e dall'organo di Haller all'articolo distale della prima zampa (v. ixodidi). Esse vengono distinte in Argasidi e Ixodidi, per differenze che riguardano specialmente la posizione dell'apparato boccale (v. argas), il dimorfismo sessuale, la presenza o mancanza di ambulacri, lo sviluppo. Negli Argasidi maschio e femmina si rassomigliano, eccezion fatta per l'apertura genitale; in particolare il tegumento è, nei due sessi, tutto di consistenza coriacea. La larva esapoda, a differenza della ninfa e dell'immagine, presenta ambulacri come gli Ixodidi, ma dalla larva degli Ixodidi differisce per la mancanza di uno scudetto chitinoso sul dorso. Gli stadî ninfali sono di solito tre (in alcuni Ornithodorus fino cinque e sei).
Gli Ixodidi presentano invece uno spiccato dimorfismo sessuale. Nel maschio il tegumento s'ispessisce in una corazza chitinosa costituita di una regione anteriore scutum e di una posteriore alloscutum; nella femmina esiste uno scutum, ma nella parte corrispondente all'alloscutum maschile la cute rimane flessibile e molle, fitta di pieghe che ne facilitano la forte distensione durante il succiamento. Il maschio differisce inoltre dalla femmina per la mancanza delle cosiddette areae porosae, per la conformazione del peritrema e dell'ipostoma, in qualche specie anche per la riduzione dell'ipostoma. Non infrequente è il dimorfismo dei maschi. Nello sviluppo degli Ixodidi, fra larva esapoda e immagine intercede un solo stadio ninfale.
Tutte le Zecche, in ogni fase del loro ciclo vitale, sono ectoparassite di Vertebrati terrestri; succiarne il sangue rappresenta, di regola, la premessa necessaria per il compiersi delle mute e per la deposizione delle uova. Gli Argasidi assumono pertanto pasti più frequenti ma più brevi (da pochi minuti a qualche ora). Soltanto le larve e le ninfe di qualche specie dimorano giorni e giorni sull'ospite, mentre una siffatta durata del pasto è normale negli Ixodidi, che succiano sangue una sola volta in ciascuno dei loro tre stadî liberi, cambiando per lo più ogni volta di ospite, così che il loro ciclo di sviluppo richiede quasi sempre tre distinti ospiti. In qualcuno tuttavia l'intero ciclo si effettua su di un solo ospite; in qualche altro, un primo ospite è comune alla larva e alla ninfa, mentre l'immagine vive su una seconda vittima, spesso di specie diversa. Il parassitismo delle Zecche non è forse mai rigorosamente specifico, benché in natura qualche zecca si riscontri soltanto sopra un determinato ospite. In casi eccezionali il maschio è parassita della propria femmina. La durata dello sviluppo varia assai col variare delle condizioni ambientali, specie della temperatura; supera talvolta il biennio nei climi temperati.
La puntura delle Zecche è spesso fonte di pericolose epidemie negli allevamenti, né va esente, soprattutto nelle zone tropicali, da gravi pericoli per l'uomo, nel quale può determinare forme varie di febbri ricorrenti con la trasmissione di microrganismi patogeni (spirochetosi); numerose febbri esantematiche, quali la febbre delle Montagne Rocciose (da Rickettsia Rickettsi), il tifo di S. Paolo (da R. brasiliensis), la febbre di Marsiglia o boutonneuse (da R. conori), la tick bite fever o del Natal o di Pretoria, la Colorado tick fever, lo pseudo-tifo del Kenya; infine malattie di altra natura, cioè la tularemia (da Pasteurella tularensis, coccobacillo) e una forma di paralisi ascendente di oscura patogenesi. Forse le Zecche intervengono nell'epidemiologia della peste; certamente, in condizioni sperimentali, possono trasmettere sia all'uomo sia agli animali altri germi patogeni, per es., della verruga (Bartonella bacilliformis); della febbre gialla; tripanosomi e leishmanie. Sovente in esse l'infezione è ereditaria e accade talvolta che i soli adulti siano infettanti, non le larve e le ninfe. Nemici naturali trovano le Zecche in diversi animali che se ne cibano (Formiche, Uccelli, ecc.) e in alcuni Imenotteri entomofagi, che ne distruggono le ninfe.
Gli Argasidi vengono raggruppati nei due generi Argas (v.) e Ornithodorus, del quale parecchie specie diffondono spirochetosi umane; p. es., O. moubata e O. Savignyi la Spirochaeta Duttoni nell'Africa intertropicale, O. venezuelensis la Sp. venezuelensis, O. Tholosani (= O. papillipes) la Sp. persica, O. erraticus (= O. marocanus) e la sua varietà spagnola la Sp. hispanica. Assai più numerosi sono i generi degli Ixodidi. Di particolare interesse per la loro azione patogena i seguenti: Amblyomma (v.) (A. cayennense diffonde il tifo di S. Paolo); Dermacentor (D. Andersoni è il principale vettore di R. Rickettsi e della tularemia umana; D. niveus diffonde in Russia una piroplasmosi equina da Nuttallia minor; D. reticulatus, comune nella regione mediterranea, trasmette Babesia canis e B. caballi); Haemaphysalis (H. cinnabarina è uno degli Ixodidi esotici la cui puntura può provocare paralisi; H. Leachi diffonde la piroplasmosi del cane nell'Africa tropicale; H. leporis palustris la tularemia nel coniglio); Hyalomma (H. mauritanicum trasmette al bue una theileriosi, spesso mortale; H. volgense diffonde il virus pestoso fra i Roditori); Ixodes (I. ricinus vettore di Babesia bovis, del virus della tremblante degli ovini e della tick borne fever; I. holocyclus, australiano, agente di paralisi); Margaropus (M. boophilus, annulatus e specie congeneri diffondono la piroplasmosi e la spirochetosi bovina); Rhipicephalus (Rh. appendiculatus è causa di gravi theileriosi del bestiame nell'Africa australe e della Nairobi sheep disease; Rh. bursa diffonde piroplasmosi ovina nella regione mediterranea; Rh. sanguineus piroplasmosi del cane e fièvre boutonneuse).
Bibl.: G. H. F. Nuttal, C. Warburton, W. F. Cooper, L. E. Robinson, Ticks (A monograph of the Ixodoidea), Cambridge 1908-1926; E. N. Pawlowsky, Sammeln, Züchtung u. Untersuchung von Zecken, in Abderhalden, Handb d. biolog. Arbeitsmeth., 1931; G. Teodoro, Gli Acari quali trasmettitori di malattie all'uomo e agli animali domestici, in Rivista di biologia, XVII (1934); E. Brumpt, Précis de Parasitologie, II, Parigi 1936.