ZEDLITZ, Joseph Christian, barone Nimmersatt
Poeta austriaco, nato nell'avito castello di Johannisberg in Slesia il 28 febbraio 1790, morto a Vienna il 16 marzo 1862. Condiscepolo, nel ginnasio di Breslavia, di J. von Eichendorff, e formatosi, come lui, sotto il duplice influsso del clima romantico e delle tradizioni cattoliche e feudali della sua terra, partecipò alla campagna austriaca, del 1809, distinguendosi per il suo valore, e si stabilì quindi definitivamente a Vienna dedicandosi tutto alla produzione letteraria. Di spiriti schiettamente liberali e precursore, per gli aperti attacchi all'imperante reazione (Das Kreuz in Hellas, 1829), della poesia politica del '40, ma devoto alla dinastia e alle istituzioni monarchiche, lo Z., dopo il 1836, si accostò al governo del Metternich, ed entrato nella cancelleria di stato, se ne fece il portavoce nelle sue corrispondenze alla Augsburger allgemeine Zeitung, attirandosi così l'odio dei liberali. Nel 1848 celebrò le gesta dell'esercito austriaco coi canti marziali del Soldatenbüchlein (2 parti, 1849 e 1850).
Dopo gli esordî romantici, in cui fiaccamente ricalcò i modelli della tragedia fatalistica (Turturell, 1819, satireggiato dal Platen nel Romantischer Ødipus), del dramma d'imitazione spagnola (Zwei Nächte in Valladolid, 1823; Der Stern von Sevilla, 1829) e del "Künstlerdrama" (Kerker und Krone, 1833, che ha per argomento la tragica fine del Tasso), lo Z. sempre meglio si rivelò come il tipico e genuino interprete del Biedermeier austriaco. Tale lo dimostrano, oltre alle liriche (Der Liebe Lust und Qual, 1819; Gedichte, 1832), soprattutto le sue due opere maggiori: le canzoni dei Totenkränze (1828) e il poemetto fiabesco Waldfräulein (1843). Nell'elegiaco compianto dei Totenkränze per il doloroso destino dei genî dell'azione, dell'amore, dell'arte, il tema dominante della vanità d'ogni umana grandezza e del Dio che atterra e suscita contrappuntisticamente s'intreccia con quello, faustiano, della vittoria dello spirito che s'infutura nella visione della terra promessa ai figli dei figli; nel Waldfräulein, il vecchio poeta ritorna con animo giovanile alla natura e la ripopola d'un piccolo mondo di fantasmi fraterni e pii all'uomo.
Ed è pur questa pietas, religiosamente sentita come un vincolo d'amore e di fede che stringe in una sola famiglia i grandi e gli umili, la natura e l'uomo, il motivo più profondo nella poesia dello Z. e dell'età che fu sua: motivo che, mentre si esprime nel riverente ossequio del poeta dinnanzi al miracolo del genio (sonetto An Grillparzerl, gli suggerisce altlesì la commovente visione della Nächtliche Heerschau, che rimarrà la cosa sua più bella.
Ediz.: Ausgewählte Werke, a cura di O. Rommel, Teschen 1909. Autobiografia: Grillparzer-Jahrbuch, XVIII, p. 122 segg.; Epistolario: Lettere ad Emilie von Binzer, nel Morgenblatt del Cotta, anno 1864, e nella Neue jrae Presse, anno 1866; altre lettere, a cura di A. Schlossar, nel Grillparzer-Jahrb., VII.
Bibl.: E. Castle, Der Dichter des Soldatenbüchleins, in Grillparzer-Jahrb., VIII; O. Hellmann, J. Chr. Fr. v. Z., Lipsia 1910; O. Floeck, Die Kanzone in der deutschen Dichtung, Breslavia 1910; F. Milleker, Z. mit besonderer Berücksichtigung seines Banater Aufenthaltes 1817-1836; Vrsac 1922; O. Th. Stein, J. Chr. Fr. v. Z., nella rivista Wir Schlesier, XI (1931), p. 297 seg.