Zefiro
Nella tradizione classica, che D. mantiene, Z. è uno dei quattro venti spiranti dai quattro punti cardinali: Austro da sud, Borea da nord, Euro da est, Z. da ovest.
Il nome Z. (con o senza il raddoppiamento della lettera f: latino zephirus, greco ζέφυρος) ricorre una sola volta nella Commedia, e precisamente nel passo di Pd XII 47 con cui s'inizia il panegirico di s. Domenico (Pd XII), parallelo, sia per la descrizione paesistica che per la perfetta simmetria dell'immagine solare del v. 51, a quello di s. Francesco (XI 43 ss.): In quella parte ove surge ad aprire / Zefiro dolce le novelle fronde / di che si vede Europa rivestire, / non molto lungi al percuoter de l'onde, / dietro a le quali per la lunga foga / lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde, ecc. (XII 47).
Come nel canto XI D. fa per l'orientalità della nascita di Francesco, nel canto XII " si diffonde parallelamente a illustrare l'occidentalità della nascita di Domenico; egli vuole insomma sottolineare che i due campioni muovono uno dall'Oriente e l'altro dall'Occidente, per indicare l'universalità del campo della loro battaglia " (Bosco).
Ma se nella prima terzina in esame (vv. 46-48), lo Z. ci riporta all'idea dell'Occidente, più complessa risulta la seconda (vv. 49-51) con l'allusione al golfo di Guascogna (o di Biscaglia) dietro al quale il sole tramonta nel solstizio estivo. A quest'ultimo allude il talvolta di Pd XII 51, mentre all'equinozio di primavera allude il talvolta di XI 51, secondo la maggior parte dei commentatori moderni. Agli altri elementi probanti (per la lunga foga, ad ogne uom si nasconde, ecc.) aggiungiamo il seguente: s. Francesco nacque il 26 settembre e s. Domenico il 24 giugno, a tre giorni rispettivamente dall'equinozio d'autunno e dal solstizio d'estate; si potrebbe quindi concludere che s. Francesco alla nascita è un sole equinoziale, s. Domenico un sole solstiziale. In questa prospettiva s. Francesco potrebbe essere, piuttosto che un sole specificamente primaverile (come di solito s'intende), anche un sole genericamente equinoziale, ossia un sol iustitiae, in quanto il sole equinoziale fa il dì uguale alla notte in tutti i punti della terra (Cv III V 21).
Non sembra che possa incontrare favore il tentativo fatto dal Pézard, di rovesciare l'interpretazione ormai vulgata dimostrando sottilmente che il passo di s. Francesco allude al solstizio e quello di s. Domenico all'equinozio (valendosi anche dell'appoggio dello Z., vento, oltre che occidentale, primaverile e allegoricamente significativo).
Bibl. - A. Pézard, Dante, Oeuvres complètes, Parigi 1965, 1461 e 1701-1704; ID., Tours du monde avec D., in " L'Alighieri " VI (1965) 1, 31-35; G. Buti, Italia paese dello Scorpione, ibid. VIII (1967) 2, 58-59; U. Bosco, San Francesco, in " Cultura e Scuola " 13-14 (1965) 603; poi in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 316 ss.