ZELANDA (oland. Zeeland; A. T., 44)
Provincia che comprende la parte sud-occidentale dell'Olanda e ha una superficie di 2730 kmq. (senza le maggiori acque interne, 1831,75 kmq.). Comprende l'estuario della Schelda e consiste in due file d'isole e in una striscia di terraferma, la Fiandra Zelandese, confinante col Belgio. Separate dal Grevelingen dalle isole dell'Olanda meridionale, a nord della Schelda orientale si trovano le isole SchouwenDuiveland, Tolen e Sint Philipsland. Quest'ultima da qualche decennio con una diga e un polder è stata congiunta con la terraferma del Brabante settentrionale. Tra le due foci della Schelda si trovano Walcheren, Noord-Beveland e Zuid-Beveland, quest'ultima pure unita al Brabante. La terraferma ancora nel Seicento era pur essa un groviglio d'isolette, che poi con prosciugamenti sono state unite. Infatti la Zelanda, più ancora di altre parti dei Paesi Bassi, ha dovuto sempre sostenere le più aspre lotte col mare. È impressionante studiare una serie di carte storiche di varia epoca di questo territorio. Città importanti, territorî feraci vengono inghiottiti dal mare; in altri punti l'uomo con lavoro assiduo prosciuga e costruisce le sue dighe. Nel Medioevo la Schelda orientale era la vera foce della Schelda, mentre la Schelda occidentale era solo in formazione. Su questo fatto si basa la divisione, storicamente della massima importanza, tra Zelanda a ovest e Zelanda a est della Schelda. Lo stemma della provincia, che rappresenta un leone emergente dalle onde con il motto "Luctor et emergo" esprime assai bene il concetto della lotta contro il mare.
Verso il Mare del Nord le isole e la terraferma sono alquanto protette contro il mare da un'esile striscia di dune. Però quasi tutte le isole sono interamente contornate da potentissime dighe, tra le quali famosissima la diga di Westkapelle, nel punto più occidentale di Walcheren, che è la diga più forte dell'Olanda e quella di più costoso mantenimento. In giornate di tempesta, chi si trova sulla diga sente come tutta l'enorme massa è in continua vibrazione per la forza delle onde. Gli operai addetti al mantenimento di questa diga dal 1527 sono organizzati in "bande" con capi da loro eletti; essi sdegnano ogni altro lavoro e non tollerano che lavori con essi chi non è nato da un membro delle loro bande e da madre imparentata con loro. Attualmente si contano 12 bande, ognuna di circa 30 operai. Nelle acque zelandesi è fortissima la differenza tra alta e bassa marea. A Bath, il punto dove la Schelda si allarga e diventa Schelda occidentale, essa è in media di oltre 4 metri.
La popolazione è di 251.912 ab. (1° gennaio 1935), con una densità di 141,1 per kmq., assai alta se si considera che la provincia non ha centri di grande importanza. L'agricoltura è la principale occupazione. La popolazione abita in piccoli centri o in case sparse. In maggioranza essa è protestante, con grande predilezione per sette minori di tendenza puritana e ascetica; i cattolici formano un quarto della popolazione e si trovano specialmente nella Fiandra Zelandese. Di grande interesse sono i costumi, ancora ben conservati tra gl'isolani, fedeli assai alle loro tradizioni. In Zelanda i terreni arati coprono 108.031 ettari, contro 34.356 di prati artificiali e 5412 di orti. Il bosco ha poca importanza ed è in diminuzione. Il grano, coltivato su 15.000 ha. con una produzione media di oltre 42 ettolitri per ettaro, è il prodotto principale. L'avena, l'orzo, la segale e i legumi (piselli) sono anch'essi prodotti importanti. Assai redditizie le colture del lino, della barbabietola e delle cipolline. Le patate della Zelanda sono di qualità pregiatissima e vengono largamente esportate anche come patate da semina. L'agricoltura ha raggiunto un alto livello: ogni prodotto è trattato con le cure più sapienti. Il bestiame bovino è poco numeroso; ottimi e numerosi i cavalli da tiro, che si esportano. L'orticoltura (fiori, bulbi, semi, verdura, frutta) è gia importante e fa continui progressi. La pesca è un altro cespite di guadagno; specialmente la produzione di molluschi (ostriche e anche cozze) ha grande importanza. La città di Yerseke da sola esporta in annate buone anche 40 milioni di ostriche in Francia, Belgio e Inghilterra.
L'isola di Walcheren ha un carattere diverso dalle altre isole: vi sono più prati e meno terreni arati. Qui poi si trovano le due città maggiori, il capoluogo della provincia, Middelburg, il porto di Flessinga, e ancora lo storico centro di Veere e la stazione balneare di Domburg. Per le ottime vie di comunicazione e per l'alto suo interesse turistico quest'isola è la più nota tra le zelandesi. Altre città notevoli della provincia sono Sas van Gent, Goes, Terneuzen, Breskens e Yerseke. (V. tavv. CXLV e CXLVI).
Storia. - Alcune isole della Zelanda erano già abitate varî secoli prima di Cristo e non è del tutto da escludersi che quei primi abitanti fossero Liguri; comunque essi erano di razza non germanica e formano tuttora il substrato scuro della popolazione zelandese. Al tempo di Cesare vi si trovava un popolo non germanico, i Morini. Nell'epoca romana la Zelanda serviva per il commercio di transito tra la Renania (Colonia) e l'Inghilterra; ma con le invasioni dei Franchi tale commercio ebbe fine. Al principio del sec. VIII il cristianesimo vi fu predicato da San Willibrord. Nella divisione del regno di Carlomagno, le isole furono assegnate a Lotario e nell'879 esse passarono al regno franco orientale; l'odierna Fiandra Zelandese invece a quello occidentale. Nel Medioevo la Zelanda fu per oltre tre secoli disputata tra i conti dell'Olanda e quelli della Fiandra. La Zelanda a occidente della Schelda è ben presto d'incontestabile dominio dei conti olandesi; mentre le isole più fertili tra le due foci maggiori, dette la "Zelanda a oriente della Schelda" al principio del sec. XI furono date in feudo dall'imperatore Enrico II a Baldovino IV di Fiandra. Nel 1167 col trattato di Hedensee Fiorenzo III di Olanda ottenne le isole "occidentali" in feudo dal conte fiammingo e si stabilì una specie di condominio. Non ostante continue lotte, questo trattato fu la base dei rapporti olandesi-fiamminghi per quasi un secolo. Il conte Guglielmo III, poi, nel 1323 riuscì a porre fine all'eterno conflitto, facendo rinunziare il conte fiammingo Luigi di Nevers ai suoi diritti; da quel momento il conte di Olanda fu anche conte di Zelanda. Vi si susseguirono dunque i conti delle case di Avesnes, di Wittelsbach, e dopo Giacomina di Baviera (v.) i duchi di Borgogna e poi l'imperatore Massimiliano e Carlo V.
Le isole nel Medioevo erano assai più piccole e più numerose che non siano oggi; inondazioni, perdite e riconquiste di terre si seguirono con ritmo accelerato. Scarsamente popolata e malsana, la contea ebbe un lento sviluppo; ma già le città di Middelburg, Roemerswael, Veere, Westkapelle e Domburg avevano floridi commerci e la navigazione sempre più divenne una risorsa di prim'ordine.
Intolleranti del dominio straniero, i marinai e pescatori zelandesi hanno avuto una parte cospicua nella lotta per l'indipendenza olandese. Flessinga, pochi giorni dopo la sorpresa di Brielle da parte dei "pezzenti del mare" (aprile 1572) rifiutò di accogliere una guarnigione spagnola, divenendo la prima città neerlandese che di propria volontà si liberò dalla soldatesca straniera, accogliendo i gueux che seppero vincere le truppe immediatamente accorse sotto lo statolder Bossu. Flessinga e Veere in mano ai nazionalisti dovettero combattere contro Middelburg spagnola, che fu difesa eroicamente da Cristoforo de Mondragon. La flotta spagnola venuta da Anversa per liberare la città fu distrutta in un sanguinosissimo incontro navale presso Roemerswael nel gennaio 1574 e Middelburg passò ai gueux. Guglielmo d'Orange arrivò in Zelanda, organizzando il nuovo governo provvisorio di questo primo lembo di suolo neerlandese liberato. Egli, come signore di Middelharnis, era il primo nobile della Zelanda e acquistando più tardi i marchesati di Veere e Flessinga vi ebbe una grandissima influenza; è questa pure la ragione per cui la Zelanda in tempi ulteriori è sempre stata assai più orangista che non l'Olanda. La guerra in Zelanda era tutt'altro che finita; anzi vi aveva un aspetto di ferocia incredibile. Nel 1579 la Zelanda entrò nell'Unione di Utrecht. I marinai zelandesi recarono per tutta la guerra incalcolabili danni ai commerci marittimi della Spagna, di Anversa e delle città fiamminghe.
In tutto questo periodo la cura delle dighe lasciò a desiderare; e così una grande parte dell'Isola di Zuid-Beveland con una delle più importanti città zelandesi, Roemerswael, nel 1550 per la prima volta sommersa, tra il 1570 e il 1640 fu lentamente inghiottita dalle onde. Nel 1604 Maurizio di Nassau conquistò Sluis e Aardenburg che con i territorî circonvicini formarono il "paese della generalità" Fiandra degli Stati. Con grandi lavori di prosciugamento le isole di questa parte furono unite, creandosi la terraferma zelandese.
La Zelanda, terra di marinai e commercianti, ha avuto cospicua parte nelle imprese della Compagnia delle Indie Orientali e Occidentali, che entrambe avevano una camera a Middelburg. Pure in quella città vi era la sede di un ammiragliato; e la provincia ha dato alla marina olandese molti dei suoi ammiragli più famosi, tra cui De Ruyter e i sette fratelli Evertsen. Dal 1667 al 1682 gli stati di Zelanda ebbero una propria colonia nell'America Meridionale, il Surinam, per loro conquistata sugl'Inglesi dal capitano Abraham Crijnssen e nel 1682 venduta alla Compagnia delle Indie Occidentali. Nel 1809 un forte esercito inglese sbarcò nell'Isola di Walcheren; Veere e Middelburg dovettero arrendersi; Flessinga fu bombardata. Presto gran parte della Zelanda fu in mano inglese, ma lo scopo dell'invasione, Anversa, non fu raggiunto. Il generale Cort-Heyligers con le truppe olandesi traversò, durante la bassa marea, il Kreekerak e liberò Zuid-Beveland. Decimate dalle febbri, le truppe inglesi dovettero lasciare il paese. Napoleone si servì di questo episodio per fare della Zelanda una provincia francese. Pochi mesi dopo il regno di Luigi Napoleone finì. Dopo il periodo napoleonico la storia della Zelanda è storia di bonifiche e di prosciugamenti.
Bibl.: M. Van Empel e H. Pieters, Zeeland door de eeuwen heen, voll. 6, Middelburg 1930-1933; C. Sattler, Die flandrisch-holländischen Verwicklungen, Gottinga 1872; H. G. van Grol, Het beheer van het Zeeuwsche Zeewezen, Flessinga 1936.