Zelig
(USA 1982, 1983, bianco e nero/colore, 79m); regia: Woody Allen; produzione: Charles H. Joffe, Jack Rollins per Orion; sceneggiatura: Woody Allen; fotografia: Gordon Willis; effetti speciali: Joel Hynek, Steven Plastrik, Stuart Robertson, Karen Siegel Engel; montaggio: Susan E. Morse; scenografia: Mel Bourne; costumi: Santo Loquasto; musica: Dick Hyman.
New York 1928. Leonard Zelig, un uomo qualunque, riesce ad assumere movenze, caratteristiche fisiche, capacità e modi di esprimersi dei suoi interlocutori, si tratti di un trombettista nero o di un cinese in una fumeria d'oppio. Zelig viene portato al Manhattan Hospital: i medici sperimentano sul paziente ogni tipo di cura, ma la malattia resta inspiegabile. Il mistero Zelig travolge la popolazione americana: giornali, radio, dibattiti, conversazioni di ogni sorta hanno come oggetto le vicende dell'uomo. La psichiatra Eudora Fletcher si appassiona al caso di Leonard: la patologia, battezzata 'camaleontismo', nasconde il desiderio di essere accettato e amato. Il camaleontismo diviene una moda che manda in delirio l'America, con tanto di canzoni, balli, gadget, tazze, spille e pupazzi. La dottoressa Fletcher ipnotizza Zelig e lo interroga come se fosse lei ad avere bisogno del suo aiuto. Grazie a questo metodo, i ricordi e le frustrazioni di Zelig escono fuori, piano piano il paziente sembra avviarsi alla completa guarigione. Sotto gli occhi di un'America esultante, i due programmano le nozze. Quando il sogno sta per avverarsi, una donna dietro l'altra dichiara di essere stata sposata a Leonard e di essere la madre dei suoi figli. È lo scandalo. Zelig ripiomba nella sua sindrome e sparisce lasciando nello sconforto Eudora. Dopo un anno di sofferenza la donna lo scorge in un cinegiornale, alle spalle di Hitler nel corso di un'adunata nazista. La donna si precipita in Europa. Leonard, appena la rivede, riacquista la memoria e corre tra le sue braccia. Per sfuggire ai tedeschi, Zelig si trasforma in pilota di aereo e compie la tratta transoceanica a testa in giù. Tornati in una nazione commossa, Eudora e Leonard si possono finalmente sposare, come persone qualunque.
Woody Allen cominciò a girare Zelig senza avere ancora terminato il più 'leggero' A Midsummer Night's Sex Comedy (Una commedia sexy in una notte di mezza estate, 1982). Per costruire la magnifica articolazione narrativa e visiva di Zelig, il regista poté contare su un preventivo pari a dieci milioni di dollari e si sobbarcò, assieme ai suoi collaboratori, una mole di lavoro impressionante prima, durante e dopo le riprese: un anno di ricerca approfondita su materiali d'archivio, il certosino impegno del noto direttore della fotografia Gordon Willis (capace di 'invecchiare' in modo convincente la pellicola e di sovrapporre Zelig alle immagini di repertorio), una masterizzazione della colonna sonora in grado di restituire il sapore delle registrazioni d'epoca, una colonna sonora reinventata da Dick Hyman (del quale va sottolineata la superba Chameleon Days, cantata da Mae Questel, voce originale della vamp a cartoni animati Betty Boop), la scelta scrupolosa di un cast di non professionisti che riportasse ai volti degli anni Trenta. Il film venne immediatamente accolto dalla critica internazionale come un capolavoro. Fuori concorso al Festival di Venezia, la stampa reclamò un Leone onorario.
Zelig è al tempo stesso un affresco d'epoca, un documentario, una storia d'amore, una denuncia del sistema americano, una grande commedia. Woody Allen trascina il pubblico in un gioco affascinante e colto, in grado di passare con uguale disinvoltura dall'immagine trasognata di Francis Scott Fitzgerald allo sberleffo a Hitler. Nella scena dell'adunata nazista, il camaleontismo assume con molta chiarezza una valenza storica e politica: la totale mancanza di identità si collega a un desiderio di totalitarismo che parimenti guida e protegge. Ma il film sferra anche un deciso attacco all'ingenuità dell'American dream, che trova proprio nel cinema uno dei suoi bastioni principali. L'America, colta dalla febbre di emulazione, rivela così il proprio vuoto qualunquismo e il proprio spaesamento.
L'incredibile epopea di Leonard Zelig sfiora spesso il surreale, ma il film riesce a mantenere gli eventi credibili, in un equilibro tra fiction e documentazione tipico dei film di Allen. La presenza di intellettuali quali Susan Sontag, Saul Bellow e Bruno Bettelheim contribuisce a dare a Zelig il suo alone di veridicità. Ma il regista pensa anche alla storia del cinema per costruire il clima da lui ricercato. Inizialmente, Allen chiese a Greta Garbo una partecipazione al film, in quanto icona di quel momento storico, ma la 'divina' non rispose alle sue proposte. Il film rende anche omaggio all'epico inizio di Citizen Kane, di cui riprende la sintassi e il ritmo, ma soprattutto strizza l'occhio a un altro capolavoro di Orson Welles: F for Fake (F come falso, 1973), film in cui si afferma appieno il credo nell'arte come falso che, proprio in virtù di questo, può raggiungere la verità. Il congegno narrativo di Zelig sembra voler giungere alle stesse conclusioni. Come in Se una notte d'inverno un viaggia-tore di Italo Calvino, Allen vuole irretire il suo pubblico rendendolo però consapevole della falsità del racconto, dell'artificiosità del processo creativo. Ma in questo gioco incessante di specchi, Zelig racconta con straordinaria lucidità un pezzo di storia americana, ricucendo i fotogrammi del tempo.
Interpreti e personaggi: Woody Allen (Leonard Zelig), Mia Farrow (Dr. Eudora Fletcher), Garrett Brown (Zelig attore), John Buckwalter (Dr. Sindell), Marvin Chatinover (endocrinologo), Howard Erskine (dottore ipodermico), Stephanie Farrow (Meryl Fletcher), George Hamlin (specialista in droghe sperimentali), Paul Nevens (Dr. Birsky), Stanley Swerdlow (dietista), Marianne Tatum (Fletcher attrice), Mary Louise Wilson (Ruth Zelig), Irvin Howe, Susan Sontag, Saul Bellow, Bruno Bettelheim (se stessi).
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Sceneggiatura: in Three films of Woody Allen: 'Zelig', 'Broadway Danny Rose', 'The Purple Rose of Cairo', New York 1987.