zelo
In Cv III VIII 10 lo zelo, che, " quocumque modo sumatur, ex intensione amoris provenit " (Tomm. Sum. theol. I II 28 4c), è ricordato fra le sei passioni... propie de l'anima umana, de le quali fa menzione lo Filosofo ne la sua Rettorica (cfr. Arist. Rhet. II 11, e v. RETORICA); e in questo senso di " calda passione " (Porena) il sostantivo ricorre in tre luoghi della Commedia.
Il dritto zelo di Nino Visconti, nella rievocazione della moglie passata a nuove nozze (Pg VIII 83), è inteso come " giusto amore " da alcuni commentatori (per es. Benvenuto e Buti; fra i moderni, Torraca), i quali danno analogo valore al buon zelo - " amore per il bene " - che induce D. a riprender l'ardimento d'Eva (Pg XXIX 23); e nello stesso modo interpretano il passo di Pd XXII 9 non sai tu che 'l cielo è tutto santo, / e ciò che ci si fa vien da buon zelo? (" idest ab amore caritatis ", Benvenuto).
Altri, invece, intendono lo zelo nel senso di " indignazione ", " rammarico ": così il Chimenz, che parla di " giusto sdegno " in ognuno dei tre passi. Ma la maggior parte dei commentatori moderni propende per un'interpretazione non univoca dei tre luoghi, ed è concorde soltanto per il passo di Pd XXII 9, dove buon zelo vale " ardore per il bene ". Scartazzini-Vandelli intendono " risentimento " in Pg VIII, " giusto zelo o sdegno " in Pg XXIX; Casini-Barbi sono per uno " sdegnoso rammarico " solo nel caso di Nino Visconti; qui invece il Rossi e il Sapegno vedono " ardore per il bene ", e interpretano " giusto sdegno " in Pg XXIX. Il Porena parla nettamente di " risentimento " solo nel caso di Pg XXIX, prospettando come accettabili entrambe le interpretazioni negli altri due casi.