PEPOLI, Zerra
PEPOLI, Zerra (Gerra). – Figlio di Ugolino di Romeo e di Maria di Ubaldo Pallavicini, nacque a Bologna nel secondo decennio del Duecento.
Oltre a Zerra, da quel matrimonio nacque almeno un altro figlio di nome Guido (Storia, genealogia, nobiltà, 24, c. 29r). Verso il 1240, Zerra sposò Altabella da Correggio, ma poco più tardi, rimasto vedovo, sposò in seconde nozze Paola Anguissola, dalla quale ebbe, verso il 1250, il figlio Romeo e di lì a poco le figlie Egidia, Donella e Giovanna (Sommari, 141, pp. 70 s., 78; Storia, genealogia, nobiltà, 24, cc. 38r-39r).
Si andava delineando dunque, già in quegli anni, una rete di legami matrimoniali che fra il XIII e il XIV secolo avrebbe collegato i Pepoli alle famiglie più rilevanti nello scacchiere politico dell’Italia padana: Pallavicini, da Correggio e Anguissola e poi, con le generazioni dei figli e dei nipoti di Romeo, della Rosa da Sassuolo, Estensi e Scaligeri (Giansante, 1991, pp. 17-24). E neppure vanno trascurati i legami familiari che i Pepoli strinsero nel frattempo con i gruppi più potenti nella società comunale bolognese, proprio grazie ai matrimoni dei figli di Zerra con esponenti delle famiglie Tettalasini, Caccianemici e Simopizoli (Giansante, 1991, pp. 35-48).
Fin dai primi anni del Duecento, infatti, la famiglia Pepoli interpretò ruoli significativi, sia negli scontri di fazione che all’epoca dilaniavano la società comunale, militando nella parte che si sarebbe poi chiamata geremea (guelfa) e opponendosi in particolare ai ghibellini Tettalasini e Andalò, sia nella vita delle istituzioni cittadine, in cui, ad esempio, ricoprì ruoli significativi Giacomino Pepoli, prozio di Zerra, fra il 1212 e il 1220. Di assoluto rilievo anche le carriere politiche del padre di Zerra, Ugolino, e del fratello di questi, Zoene, titolari, fra il 1254 e il 1272, di incarichi diplomatici a Ferrara e in Romagna e promotori, all’interno degli organi di governo, di importanti riforme istituzionali (Giansante, 1991, pp. 18 s.).
Zerra Pepoli, invece, attraverso le non numerose testimonianze documentarie superstiti, appare decisamente concentrato nelle attività economiche: si può dire anzi che proprio grazie a lui siano decollate le fortune del banco Pepoli, che avrebbero poi fatto del figlio Romeo di gran lunga il primo contribuente cittadino, nonché uno degli uomini più ricchi dei suoi tempi. Del primo periodo della vita professionale di Zerra non abbiamo, purtroppo, tracce documentarie, né nell’archivio di famiglia, né in quello pubblico. Unico barlume, suggestivo tuttavia, quello che proviene dagli statuti comunali del 1259, da cui apprendiamo che nell’aprile di quell’anno Zerra era stato chiamato a far parte di una commissione di sapienti, che avrebbe dovuto indagare in merito a presunte irregolarità nel commercio del grano (Statuti del comune di Bologna, III, p. 464). La prima operazione creditizia in cui vediamo impegnato il banchiere bolognese, risalente al 1263, è pure di grande interesse, perché ci consente di collocarlo al centro di uno dei processi economici in assoluto più importanti nel Medioevo comunale bolognese: le attività bancarie connesse alla presenza studentesca. Il 4 settembre 1263, Zerra concesse un mutuo piuttosto consistente, 300 lire di bolognini, a un gruppo di studenti francesi (Sommari, 141, p. 76).
Ed è proprio quella degli studenti d’Oltralpe, francesi e spagnoli in particolare, la clientela cui negli anni Sessanta i Pepoli dedicavano di preferenza le proprie attenzioni professionali. Secondo una prassi ben consolidata, il banco dei Pepoli metteva le sue ingenti risorse finanziarie a disposizione di società stipulate con altri gruppi bancari bolognesi, per esempio i Pizzigotti e i Raccorgitti, che potevano vantare filiali in terre transalpine, strutture di cui invece i Pepoli non disponevano. Presso quelle filiali – attivissima, ad esempio, quella di Montpellier – le famiglie dei giovani versavano le ingenti cifre necessarie per affrontare anni di studi a Bologna; in attesa delle girate, il banco Pepoli anticipava somme consistenti ai beneficiari, con mutui a breve termine (due o tre mesi), che venivano saldati una volta perfezionata l’operazione (Giansante, 1991, pp. 28-30). Proprio quella del trasferimento di denaro e dei connessi anticipi era, con il commercio librario e le attività alberghiere, uno dei settori che più beneficiavano della presenza studentesca, vero volano, ha sostenuto Antonio Ivan Pini, dell’economia medievale bolognese (1995, pp. 74 s.).
Dopo quel contratto del 1263, Zerra ne stipulò numerosi altri, sempre in rappresentanza del suo banco e dei soci Raccorgitti e Pizzigotti. Di particolare rilevanza quello del 18 settembre 1265, con il quale concedeva un mutuo di 1500 lire, della durata di due mesi, a un gruppo di studenti provenzali e girondini (Chartularium, V, pp. 69 s.). Altri mutui sono documentati nel novembre dello stesso anno, per cifre medio-alte (400-500 lire) e anch’essi destinati a studenti francesi di varia provenienza: Normandia, Loira, Borgogna, Provenza (Chartularium, V, pp. 134, 148). Com’era d’uso nei prestiti destinati a studenti, Zerra acquisiva talvolta libri a garanzia delle restituzioni; nei casi, non infrequenti, di debiti insoluti, procedeva quindi alla loro vendita «col diritto del creditore». Anche di queste operazioni le fonti contrattuali ci danno alcune testimonianze: il 12 settembre 1265 Zerra vendette un Codice con l’apparato di Accursio a uno studente ungherese, al prezzo di 42 lire e 10 soldi (Chartularium, V, p. 62), e circa un anno più tardi, il 18 ottobre 1266, un volume analogo (si trattava del resto del testo base per gli studenti di diritto civile) veniva venduto al prezzo non esoso di 28 lire a uno studente di Maguelonne (Chartularium, V, p. 236).
Il successivo mutuo dell’11 gennaio 1267 è l’ultimo contratto in cui troviamo impegnato Zerra Pepoli (Chartularium, VII, p. 9), che da quel momento esce di scena: il mutuo di 1500 lire concesso nel 1265, che evidentemente era stato rinnovato più volte alla sua naturale scadenza, venne saldato nel 1269 al padre di Zerra, Ugolino, e allo zio Zoene, che gli erano subentrati nella direzione del banco (Chartularium, XI, pp. 120 s.), stipulando almeno una quarantina di contratti fra il 1267 e il 1270 (Giansante, 1991, p. 31).
Zerra era certamente già morto, forse poco più che cinquantenne, fra il gennaio 1267 e il dicembre 1269, come dimostra il contratto di esordio del figlio Romeo, che l’11 dicembre 1269 iniziava la sua attività economica presentandosi come Romeus filius quondam Zerre de Pepulis (Sommari, 141, p. 80). Di lì a poco, assunta la direzione della banca di famiglia e modificandone radicalmente le strategie economiche, il giovane Romeo si sarebbe avviato in un percorso professionale e politico di straordinario rilievo, che in poco più di un ventennio avrebbe fatto di lui, secondo Giovanni Villani, «il più ricco cittadino d’Italia, acquistato quasi tutto d’usura...» (Villani, II, 1991, p. 333), e del figlio Taddeo, nipote di Zerra, il primo signore di Bologna (Antonioli, 2004, pp. 125 ss.).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Famiglia Pepoli, Istrumenti, serie I/A, Sommari, 141; Storia, genealogia, nobiltà, 24, «Volume in foglio in cui si mostra a grado a grado i sogetti che ha avuto la famiglia Pepoli»; Statuti del comune di Bologna dall’anno 1245 all’anno 1267, a cura di L. Frati, I-III, Bologna 1869-77; Chartularium Studii Bononiensis, a cura di G. Zaccagnini, V, VII, XI, Bologna 1921-37; G. Villani, Nuova cronica, a cura di G. Porta, I-II Parma 1990-91.
M. Giansante, Patrimonio familiare e potere nel periodo tardo-comunale. Il progetto signorile di Romeo Pepoli, banchiere bolognese (1250c.-1322), Bologna 1991; A.I. Pini, Lo Studio: un faro culturale per l’Europa, un volàno per l’economia, in L’Archivio di Stato di Bologna, a cura di I. Zanni Rosiello, Fiesole 1995, pp. 71-76; Id., Romeo Pepoli. Patrimonio e potere a Bologna fra comune e signoria, in Quaderni medievali, LIII (2002), pp. 87-112; G. Antonioli, Conservator pacis et iustitie. La signoria di Taddeo Pepoli a Bologna (1337-1347), Bologna 2004; A.L. Trombetti Budriesi, Bologna 1334-1376, in Storia di Bologna, 2, Bologna nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 2007, pp. 761-866.