ZERVANISMO (dal pers. zervān akarana "tempo illimitato")
Più che rappresentare in seno allo zoroastrismo (v.) una setta con propria dottrina e cerchia chiusa di adepti, lo zervanismo è un indirizzo teologico che si è affermato nella speculazione religiosa come tentativo di superare il dualismo della religione mazdaica nell'unità originaria del tempo. Indizî indiretti che tale nozione fu materia di speculazione teologica già nel sec. IV a. C., oltre che nella menzione di Beroso di un Zerovanus (in Mosè di Chorene, I, 5) da identificare con Zarathustra, e nei riflessi che se ne ebbero nel libro di Enoch in parti che risalgono già al sec. II d. C. (U. Pestalozza, Una probabile fonte iranica del testo etiopico del libro di Enoch, in Rendiconti Ist. Lombardo, XLV, 1912, p. 997 segg.), si hanno nella testimonianza di Eudemo, al quale si richiama Damascio quando afferma (Dubitat. et solut., 125 bis) che i magi e tutta la gente aria chiamavano ora "spazio" ora "tempo" il tutto da cui sarebbero scaturiti il dio del bene e il dio del male e, prima di essi, la luce e le tenebre (C. Clemen, Griech. u. lat. Nachrichten über die pers. Religion, p. 131 seg.).
Nei testi medievali zoroastriani lo zervanismo appare non come una dottrina dogmatica bensì come tentativo teologico di trovare alla realtà dei due principî avversi un fondo comune che trascenda la loro reciproca limitazione (Bundahišn). Per tale sua illimitatezza, il tempo viene a conseguire una superiorità anche rispetto al dio supremo e di tale superiorità sono attributi una potenza e un'omniscienza assolute di fronte alla potenza e omniscienza dei due principî; esso appare quindi come la legge che muove il mondo (Mēnuk-i-χrat, 27). In conseguenza, il tempo viene identificato con il destino (baχt) e i Greci non furono lontani dal vero traducendo zervān con Τύχη.
Quel che non si trova nei testi pahlavici dell'esegesi zoroastriana è l'affermazione che il tempo abbia creato i due principî del bene e del male. Nel Bundahišn si dice solo che Ōhrmazd e Ahriman sono nel tempo senza limite. Ad Ōhrmazd, quando egli procede alla creazione del mondo, è attribuita la creazione del "tempo a lungo dominio", del "tempo limitato" nel quale egli combatterà la creazione del male e che dopo la vittoria sarà riassorbito nel tempo illimitato.
Sviluppi della concezione iranica del tempo si hanno nel manicheismo, dove Zervān appare come il dio padre della luce, che regna nel più alto dominio e ha come suoi attributi la divinità, la luce, la potenza, la sapienza.
Nelle interpretazioni non iraniche dello zervanismo a noi tramandate, il tempo viene senz'altro considerato come genitore di Ōhrmazd e di Ahriman. Così intesero Teodoro di Mopsuestia (360-428 circa) della cui opera Περὶ τῆς ἐν Περσίδι μαγικῆς si hanno estratti in Fozio (Bibl., cod. 81) e lo scrittore armeno Eznic il quale nella sua opera Annientamento delle sette non conosce della religione iranica se non questo aspetto (Langlois, Collection des historiens anciens et modernes de l'Arménie, II, 1869, p. 376 segg.).
Secondo Eznic, Zervān, desiderando avere un figlio, sacrificò per mille anni e alla fine fu preso dal dubbio che Ōhrmazd non gli sarebbe nato. "Se egli non avesse dubitato, secondo quanto dicono i Persiani, Ahriman non sarebbe nato". Una deviazione che certo risponde alle varie interpretazioni teologiche che si affermavano nella cerchia dei Pārsī si ha in Šhahrastānī (1086-1133), il quale insieme con la setta degli Zervaniti, secondo la quale il tempo avrebbe creato Ōhrmazd ed Ahriman, nomina quella dei Gayomartii, secondo i quali Ahriman sarebbe stato creato da Ōhrmazd in un momento di dubbio (Sshahrastanis Religionsparteien und Philosophenschulen, tradotto da Haarbrücher, I, Halle 1850, p. 275 segg.).
Bibl.: A. Bertholet e E. Lehmann, Lehrbuch der Religionsgesch., II, Tubinga 1925, p. 261 segg.; H. S. Nyberg, Questions de Cosmogonie et de Cosmologie Mazdéennes, in Journal Asiatique, 1929, pp. 193 segg.; W. Jackson, Researches in Manichaeism, New York 1932, p. 8; C. Clemen, op. cit., p. 196 seg.