Zhou Dunyi
Filosofo cinese (Yingdao 1017 - Lushan 1073). Originario di una famiglia di eruditi confuciani, si ignora se abbia mai conseguito il titolo di dottore (jinshi), pur vantando un padre, Zhou Fucheng, e uno zio materno, Zheng Xiang, di elevatissimo rango. Ricoprì solo cariche minori nell’amministrazione periferica dell’impero e nonostante ciò riunì attorno a sé, grazie alla sua condotta esemplare e alla profondità del suo sapere, un vivace stuolo di discepoli, tra cui i fratelli Cheng Hao (➔) e Cheng Yi (➔). Successivamente, la preminenza intellettuale di Z.D. fu sostenuta da Zhu Xi (➔), il quale, nel ridefinire la linea di trasmissione del dao (daotong) o della dottrina confuciana, lo volle inserire dopo Confucio (➔) e Mencio (➔) e prima dei fratelli Cheng, quasi a rappresentare l’unico e genuino legame con il passato. Z.D. ottenne tanta considerazione perché si era subito distinto come colui che, fedele alla tradizione, aveva avviato con decisione il processo di rigenerazione della dottrina confuciana. L’originalità del suo pensiero è particolarmente evidente nella ricchezza e nella sistematicità delle argomentazioni addotte nelle sue due maggiori opere: il Taijitu shuo («Esplicazione del diagramma del supremo estremo») e il Tongshu o Yi tongshu («Comprendendo a fondo il Classico dei mutamenti»). Il cosmo si trasforma incessantemente e il diagramma del supremo estremo rappresenta la circolarità del mutamento, privo di un inizio e di una fine. Un movimento che è anche quello di yin e yang (➔) e che come tale assicura nel cosmo la permanente forza di rinnovamento del tutto e quindi dello stesso cosmo. Non dissimile è l’azione delle «Cinque fasi» (wu xing), ossia acqua, fuoco, legno, metallo e terra, dove la terra, situata al centro come un perno, è la vera forza di tale processo, che però resta in ogni caso un’emanazione della interazione di yin e yang. Similmente la molteplicità degli esseri sorge o si genera spontaneamente dalla disposizione all’unione propria di yin e yang, così poi trasmessa a ogni essere. L’uomo è, per intelligenza e sensibilità, un essere eccelso, perché ogni giorno partecipa alla vita del cosmo e, se saggio, ne agevola il continuo rinnovamento. La virtù del saggio è infatti come quella del cielo e della terra, il suo splendore come quello del Sole e della Luna, il suo modus vivendi regolare e stabile come il succedersi delle stagioni: in altri termini, il saggio è sì parte del cosmo, ma essenzialmente è il cosmo medesimo.