ZILIL
ZILIL (Ζέλις ο Ζήλις, Ζιλία, Zili, Zulil, Ziilil). -Colonia da Augusto tra il 33 e il 25 a.C., nella parte occidentale dell'antico regno di Bocco II (Plin., Nat. hist., V, 2 ), nell'odierno Marocco, situata c.a 30 km a S- SO di Tangeri, ai bordi di un pianoro che domina la valle dello wādī (o Kebir).
Tanto il nome nelle sue diverse forme quanto la posizione approssimativa della città erano noti alle fonti antiche. Sulla base di un'ipotesi di Ch. Tissot, fondata su un incerto accostamento linguistico, essa era stata localizzata in corrispondenza del piccolo porto moderno di Asila. Scavi condotti a partire dal 1977 nei pressi del villaggio di Dšar Ğedid, 13 km a NE di Asila nell'entroterra, hanno invece consentito di localizzare Z. in tale sito, in precedenza identificato con la statio ad Mercuri dell'Itinerarium Antonini. Una base con dedica a Giulia Soemia restituisce l'esatto nome della colonia, Iulia Constantia Zilil.
Gli scavi hanno rivelato l'esistenza di livelli anteriori alla fondazione della colonia. Il primo livello corrisponde a un insediamento stabile con case in mattoni crudi, risalente al II sec. a.C., per il quale non si può però stabilire se si trattasse di un nucleo circoscritto di abitazioni oppure di un centro urbano. Nel I sec. a.C. venne creata una cittadina, con un'estensione di 4/5 ha, dotata di un impianto urbanistico razionale, che ci è noto grazie agli scavi e a una prospezione geofísica a tappeto. Il centro risulta largamente aperto alle influenze italiche: si registra l'importazione di vino dalla Campania e dalle Puglie, di ceramica a vernice nera dalla Campania, così come di ceramica iberica. La pianta delle case, formate da numerose stanze disposte l'una in fila all'altra, ricorda quella delle case puniche di Byrsa e di Kerkouane.
Questa città venne distrutta e abbandonata nel terzo quarto del I sec. a.C., nel periodo in cui fu fondata la colonia romana. Per lasciare posto a quest'ultima, una parte, o forse la totalità, dei suoi abitanti fu trasferita in Spagna a fondare la colonia di Iulia loza (Strab., ili, 1,8). Alla colonia augustea si possono attribuire soltanto due monumenti, probabilmente templi, situati su un piano rialzato mediante terrazzamenti nell'area centrale di Z.: il primo è stato individuato attraverso prospezioni elettriche e un sondaggio stratigrafico. Il secondo, ancora in corso di scavo, sembrerebbe aver subito numerosi rifacimenti. In età flavia, a un livello inferiore a quello della terrazza principale, venne edificato un complesso termale con una planimetria priva di confronti nella provincia: un muro perpendicolare N-S separa le sale per il bagno caldo a O dal complesso del bagno freddo e delle sale annesse a E (latrine, ambienti per le unzioni). Notevole è il frigidarium a pianta ottagonale, con tre piscine che sporgono sulla facciata E dell'edificio: quella centrale, rettangolare, sull'asse principale, è fiancheggiata da due bacini esagonali. Nel settore occidentale del complesso è notevole la presenza di un caldarium circolare. Le terme vennero ingrandite nel corso del II secolo. Nello stesso periodo fu costruita una grande cisterna, in parte addossata al muro settentrionale delle terme, alimentata da un acquedotto parzialmente interrato, con una copertura formata da lastre con epigrafi funerarie del I sec. d.C, reimpiegate. La cisterna assicurava l'alimentazione per l'edificio termale e serviva probabilmente un quartiere artigianale nella parte bassa della città. Nel corso del III sec. l'area destinata ai bagni all'interno delle terme si restringe, e alcune sale vengono abbandonate o cambiano funzione. Il complesso continua a essere utilizzato sino alla fine del IV secolo.
Vecchi scavi avevano portato alla luce un quartiere di case a peristilio, caratterizzate da almeno tre fasi edilizie, e databili al II-III sec. d.C. Una costruzione circolare, già segnalata dai viaggiatori del XIX sec., è forse identificabile con l'arena di un teatro-anfiteatro (?), accostabile cronologicamente, per la tecnica di costruzione, alla cisterna delle terme.
Gli scavi attualmente in corso sono concentrati su un quartiere di abitazione di età tarda, sulla cinta muraria e su un tempio che ha subito numerosi rifacimenti e hanno inoltre portato alla luce una basilica cristiana. Dall'osservazione dei dati stratigrafici e cronologici risulta che la città venne completamente distrutta, forse alla fine del III sec., e quindi ricostruita tra il 350 e il 360, prima di essere definitivamente abbandonata agli inizi del V secolo.
Tra le scoperte più importanti, si segnalano una testa mutila in marmo (ancora inedita) e una statuina di bronzo con la rappresentazione di una divinità con aspetto di scimmia, forse di lontana origine fenicia, che sembra accostabile a statuette etrusche del periodo orientalizzante.
Bibl.: Ch. Tissot, Recherches sur la géographie comparée de la Maurétanie Tingitane, in Mémoires présentés par divers savants à l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, s. I, IX, 1878, pp. 136-322; D. César, L. Montalban, Resumen de la memoria... referente a los trabajos efectuados en el año 1939 en las ruinas de Ad Mercuri y Tabernes, Larache 1940; AA.VV., Fouilles de Dchar Jdid 1977- 1980, in BAMaroc, XIV, 1982, pp. 169-225; M. Lenoir, «Ab eo XXV in ora oceani colonia Augusti Iulia Constantia Zilil», in A. Mastino (ed.), L'Africa romana. Atti del IV convegno di studio, Sassari 1986, Sassari 1987, pp. 433-444; id., Ad Mercuri Templum. Voies et occupation antiques du Nord du Maroc, in RM, C, 1993, PP. 507-520.
(M. Lenoir - E. Lenoir)