zinco
Elemento chimico, metallo di colore bianco-azzurrastro. Lo z. è un oligoelemento e rappresenta un normale costituente dei tessuti animali (nei Mammiferi abbonda soprattutto nel cervelletto, fegato, milza, ovaia, timo e tessuto adiposo) e di quelli vegetali, nei quali è rinvenibile particolarmente nei nuclei cellulari.
Lo z. si trova spesso nelle catene laterali di amminoacidi per conferire stabilità strutturale alla proteina; un esempio di z. strutturale è rappresentato dalla proteina Cu,Zn SOD (superossidodismutasi), dove la presenza di Zn2+ legato a tre istidine e un aspartato è fondamentale per la stabilità strutturale dell’enzima, la cui attività dipende invece dalla presenza dello ione rame. Un esempio particolare di z. strutturale è rappresentato dal caso delle proteine chiamate zinc-finger (‘a dito di z.’). Si tratta di piccoli domini proteici tipici dei fattori di trascrizione o di altre proteine che legano il DNA; essenziale per la forma a dito tipica di ciascun dominio è la presenza di uno ione Zn2+, che risulta coordinato a quattro catene laterali di istidine o cisteine. Molte proteine contenenti questo motivo strutturale svolgono un ruolo nei processi di regolazione della trascrizione del codice genetico, in partic. in una delle principali modalità di fissazione e di aggancio dei fattori di trascrizione al DNA. Anche numerosi metalloenzimi contengono z., tra cui le DNA e RNA polimerasi, le idrolasi e le carbossipeptidasi.
L’assorbimento dello z. è regolato dai livelli della proteina metallotioneina nelle cellule della mucosa intestinale, che funge da tampone per gli ioni z. quando il metallo attraversa le cellule intestinali. Il deficit di z., peraltro raro, è di solito caratterizzato da una stentata crescita e da un blocco dello sviluppo sessuale; sia negli adulti sia nei bambini si osserva una difficile cicatrizzazione delle ferite. Deficit di z. molto gravi sono stati riscontrati negli alcolisti, specie in quelli con cirrosi, nei soggetti con insufficienza renale cronica o con gravi malattie di malassorbimento; in tutti questi casi il sintomo più caratteristico e precoce è la dermatite. Infine, lo z. viene occasionalmente utilizzato per promuovere terapeuticamente la cicatrizzazione delle ferite e può trovare impiego anche nel trattamento dell’ulcera gastrica. La quantità massima giornaliera consigliata è di ca. 30 mg. Fenomeni di tossicità acuta si manifestano sotto forma di irritazioni gastrointestinali; un eccessivo introito di z. interferisce inoltre con il metabolismo del rame e del ferro.