ZIWIYEH
Località dell'Iran, al confine fra Kurdistan e Azerbagian, circa 40 km a E della città di Saqqiz. Nel 1947, un nubifragio, provocando il franamento di un tepe nelle immediate vicinanze di Z. portò alla luce, fra i resti di edifici, un tesoro contenuto in un sarcofago di bronzo assiro riutilizzato come cassone. Il materiale, saccheggiato dagli abitanti locali fu parzialmente recuperato da A. Godard nel 1949 per il museo di Teheran (v.), mentre altri oggetti si trovano in varî musei (Metropolitan Museum di New York, Cincinnati Art Museum, University Museum of Pennsylvania Filadelfia, Museo del Louvre).
La consistenza del tesoro appare oggi così ricostruibile: oro: un grande pettorale; guaina di pugnale; frammento di torques; lamina di rivestimento di un cofanetto; due placche; bracciale aperto; diadema con smalti; coppia di orecchini; alcune figurine a sbalzo di leoni, becchi, uccelli, grifi (v. vol. v, fig. 887).
Avorio: placche figurate, rivestimento di un mobile.
Argento: morsi per cavallo; falere a sbalzo; un piatto con indecifrate iscrizioni cuneiformi.
Discordi sono le proposte per una definizione stilistica e per una collocazione cronologica del complesso. Tale incertezza deriva dalla pluralità di elementi stilistici e tipologici riscontrabili, e dalla loro diversa interpretazione. Influssi assiri si contrappongono a elementi sciti e nord-siriani, talvolta fondendosi in un risultato tutto particolare che presenta analogie con gli ultimi esiti della bronzistica del Luristan (v.).
A. Godard è per l'ipotesi di un'arte mannea (v. hasanlu), ed attribuisce il tesoro al IX sec. a. C.; i confronti con l'arte scita sarebbero da spiegarsi con vaste derivazioni verificatesi a partire dall'epoca della migrazione scita attraverso queste regioni, dalla fine cioè dell'VIII sec., tanto che l'arte scita non sarebbe che una continuazione di quella mannea, differenziandosi solo per lo sviluppo particolare di alcune tecniche (incrostazione).
R. Ghirshman distingue elementi assiri, sciti, assiro-sciti e assiro-fenici, e locali, cioè di arte meda fra il 675 e il 625 a. C. Il Falkner propone una datazione al VII sec. a. C., vedendo negli oggetti di Z. un gusto scita.
Il popolo dei Mannei è detto, da fonti assire, abitante la regione a S e S-E del lago di Riza'iyeh. Profittarono delle rivalità fra Urartu e Assiria, cui si ribellarono con l'appoggio di Cimmeri e Sciti, alla fine del sec. VIII. Negli annali di Sargon II si ricorda la distruzione di Izirtu e Zibia (= Ziwiyeh?). Dopo che Assurbanipal sottomise il regno di Mana, questo fece parte dell'Assiria, poi della Media, infine dell'impero achemènide.
L'ipotesi del Ghirshman appare come la più storicamente interessante e comprensiva, ponendoci il problema dell'arte meda come sintesi di elementi assiri, sciti, mannei, con la rintracciabile presenza di una tradizione luristanica, e come immediato precedente dell'arte achemènide, che infatti non accetta se non marginalmente la tradizione assira e babilonese, rifacendosi piuttosto alla produzione tipo Z., Urartu e Luristan (v. anche scitica, arte).
Da altri saggi sul tepe di Z. è stata resa una serie di armi, ceramiche a smalti ocra e cobalto, ceramiche acrome configurate, in analogia con altro materiale proveniente da tutta la regione di Saqqiz. In particolare, un'ascia votiva in bronzo ed un braccialetto a protomi leonine costituiscono il più diretto richiamo alla tradizione luristanica.
Bibl.: A. Godard, in Ill. London News, 6-5 1950, pp. 714-715; M. Bahrami, in Artibus Asiae, XI, 1948, pp. 1-25; A. Godard, ibid., XIV, 1951, pp. 240-245; id., Le trésor de Ziwiyé, Haarlem 1950; R. Ghirshman, in Artibus Asiae, XIII, 1950, pp. 181-206; id., L'Iran des origines à l'Islam, Parigi 1951, pp. 89-100; M. Falkner, in Archiv für Orientforschung, XVI, 1952, pp. 129-132; A. Parrot, in Syria, XXX, 1953, pp. 9-11; M. S. Dimand, in Bull. Metrop. Mus. of Art, 1950, pp. 145-153; Ch. K. Wilkinson, ibid., 1954-55, pp. 213-224; id., ibid., 1956, pp. 9-15; Ch. K. Wilkinson, ibid., 1954-55, pp. 213-224; id., ibid., 1956, pp. 9-15; Catalogo della Mostra d'arte Iranica, Roma 1956, pp. 121-124; R. D. Barnett, in Iraq, XVIII, 1956, pp. 111-116; M. Rad, in Guzarishhaye bastanshinasi, III, 1334 = 1956, pp. 307-316; L. Vanden Berghe, Archéologie de l'Iran Ancien, Leida 1959, pp. 111-115; 137; Ch. K. Wilkinson, in Iraq, XXII, 1960, pp. 213-220; L. Byvanck Quarles v. Ufford, in Bull. Ant. Beschaving, XXXVII, 1962, p. 25 ss.; XXXVIII, 1963, p. 100 ss.