ZOCCOLO
. Architettura. - È la parte inferiore di un edificio, bassa e sporgente in modo da costituire un appoggio sicuro alla costruzione e anche da dare a questa una più apparente stabilità. Lo zoccolo si deve distinguere nettamente dai podî, basi, piedestalli, i quali risultano costituiti da varie parti e hanno essi stessi in basso uno zoccolo: in genere una fascia piana più o meno sporgente, sormontata o no da elementi modinati.
Negli edifici egiziani lo zoccolo spesso manca. Nell'immagine della casa di abitazione in legno e mattoni crudi, che ci è data dal sarcofago di Micerino, i muri con la loro decorazione a lesene si elevano dritti dal terreno senza nessun aggetto basamentale. Lo stesso si ha negli edifici funerarî, come le mastabe, e nei templi. Ma, ad es., nel tempio di Luxor vi sono zoccoli formati da una o due fasce leggermente aggettanti, e anche nella decorazione dipinta degli interni si trova non di rado la parte inferiore delle pareti conformata a zoccolo, talvolta con un ornato a fiori dagli alti e rigidi steli allineati, o altro motivo (tempio di Hathor a Deir el-Medĭna, tempio di Iside a File).
Nelle costruzioni della Mesopotamia gli spessi muri di argilla cruda, dove era possibile, erano appoggiati su uno strato di pietre.
Nei rivestimenti protettivi e decorativi di terracotta smaltata spesse volte lungo la base dei muri correva una fascia con motivi decorativi oppure figurati (palazzo di Khorsābād).
Analogamente agli Assiri, i Hittiti posero alla base dei muri grossi blocchi di pietra, di un metro circa di lato, sui quali scolpirono figure a bassorilievo (palazzo di Eniyuk). E anche i Persiani spiccarono le pareti da una fascia sporgente.
A Creta, particolarmente nei palazzi di Cnosso e di Festo, si hanno zoccoli costituiti da blocchi di pietra, talvolta con un aggetto molto pronunciato, o da due fasce successivamente rientranti, la superiore più alta dell'inferiore. Quando questi zoccoli si trovano lungo le pareti di una scala o di un corridoio in salita, a intervalli si innalzano a gradoni. In alcuni ambienti lo zoccolo sporge formando su uno o più lati dei sedili, che a Festo sono decorati con strisce alternamente verticali e orizzontali. Forse appartenevano alla decorazione di questi sedili anche le lastre con il caratteristico motivo di due palmette divergenti, separate da una fascia verticale, che per la loro somiglianza con le metope e i triglifi furono già credute appartenere a fregi simili a quello dorico. Almeno la suddetta destinazione sembrerebbe indicata in un prospetto architettonico rappresentato in un affresco di Cnosso.
I muri micenei erano poggiati su uno strato di blocchi uniti con malta d'argilla, che a Tirinto hanno fino a m. 1,10 di altezza. A Micene questo basamento era rivestito di lastre disposte verticalmente, nelle quali si può vedere l'origine dei cosiddetti ortostati che appariranno costantemente nelle pareti delle celle nei templi greci.
Lo Heraĩon di Olimpia presenta un esempio già tecnicamente perfetto di zoccolo con rivestimento di ortostati, e dopo questo gli zoccoli a ortostati furono generalmente impiegati tanto nei templi dorici quanto nei templi ionici. Nei templi dorici gli ortostati partono da uno o due corsi di pietra, leggermente aggettanti, che si presentano come due fasce piatte (tempio di Afaia, a Egina) oupure come una fascia piatta sormontata da un elemento profilato (Theseion, ad Atene). Zoccoli a profili più complessi presenta il tempio di Giove ad Agrigento; e, se non in questo, nell'altro esempio citato si può vedere l'influsso dei templi ionici; infatti in questi appare alla base dei muri della cella uno zoccolo profilato come le basi delle colonne (tempio ionico a Pergamo). Il primo esempio di una zoccolatura completa si ha nel tempio poi trasformato in chiesa bizantina, a Olimpia: ivi gli ortostati poggiano sullo zoccolo propriamente detto, costituito da un guscio appena accennato e da un listello, e sono coronati da una fascia sporgente. Questa zoccolatura con base e coronamento poco sporgenti e non profilati, o quasi, pare essersi diffusa nel sec. IV a. C. (tempio di Messa). Base e coronamento acquistano in seguito il profilo a più modanature che conserveranno poi sempre nell'architettura classica. E si può citare la recinzione posta alla base delle gradinate nello stadio di Atene. Analoghe disposizioni si trovano nello stadio di Priene e nei teatri di Pergamo, di Siracusa, di Aspendo, di Mileto, e nell'età ellenistica si estendono a edifici di varia destinazione, come l'Arsinóeion di Samotracia e l'altare di Pergamo. Ma le forme si mantengono ancora molto semplici: nell'Arsinóeion la parte inferiore della zoccolatura è data da una fascia piana, come nei templi dorici; nel Filippeĩon di Olimpia lo zoccolo sporge dai blocchi inferiori della costruzione con una fascia sormontata da una gola. Le modanature possono ricevere una decorazione intagliata.
Nell'architettura etrusca il muro circolare che chiude alla base i tumuli, con forma e funzione di podio, ha uno zoccolo con le semplici e robuste modanature proprie di quell'arte, modanature che si ritrovano alla base dei muri nelle celle dei templi. Un profilo caratteristico è dato da un'ampia gola rovescia che poggia su un plinto, che si ritrova in monumenti romani fino agli ultimi tempi della repubblica (templi di Tivoli). Del resto negli zoccoli tanto dei podî quanto dei muri delle celle nei templi romani trovano applicazione e sviluppo le modanature trasmesse dall'architettura ellenistica.
La decorazione dipinta nell'interno delle case antiche riprodusse da prima lungo la parte inferiore delle pareti le disposizioni strutturali già descritte, di zoccolature con ortostati chiuse tra due fasce di base e di coronamento. In seguito, quando si staccò dall'imitazione architettonica, usò per gli zoccoli, accanto alle semplici fasce di tinta unita, una grande varietà di motivi, rispondente alla varietà della concezione ornamentale.
Nel Medioevo lo zoccolo continua a distinguersi per una sporgenza più o meno pronunciata. Nelle architetture medievali più sviluppate il limite superiore non è mai lasciato a spigolo vivo, e si presenta con una smussatura inclinata a 45° o a 60°. Sotto questa smussatura, e talvolta in sostituzione di essa, vi sono delle modanature per lo più curvilinee. L'andamento generale di queste modanature in età gotica è meno inclinato che in età romanica.
Col Rinascimento e il conseguente ritorno alle forme classiche, anche gli zoccoli riprendono gli antichi profili. Così nel portico della cappella dei Pazzi, nel basso della parete continuano le modanature delle basi attiche delle paraste, e la stessa disposizione si ha, ad esempio, nel cortile esterno della scuola di S. Giovanni Evangelista, a Venezia. Più spesso lo zoccolo è una fascia piana raccordata con un toro o altro agli elementi sovrastanti. Talvolta il piedistallo su cui poggia la facciata ha ancora sotto di sé un basso zoccolo limitato da modanature (Loggia del Consiglio a Padova, palazzo Raimondi a Cremona). Il bugnato della zona basamentale o di tutta la facciata arriva sovente fino a terra; nel Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, e ancor più nel palazzo Tabarelli, a Trento, sporge in basso a scarpata, limitata superiormente da un cordone, come nelle opere fortificatorie. Oppure le bugne si arrestano a uno zoccolo liscio per lo più aggettante, ma che in qualche esempio (palazzo dello Strozzino, a Firenze) è arretrato rispetto alla sporgenza delle bugne stesse. Una interessante disposizione si ha nei palazzi quattrocenteschi, specialmente a Firenze, in cui lo zoccolo sporge a costituire un sedile. La fronte di questo sedile nel palazzo Strozzi ha una fila di bugne, simili a quelle che coprono la parte inferiore della facciata; in altri palazzi (Rucellai, Gondi) essa è liscia, nel palazzo Bartolini è incurvata ad S dando una particolare impressione di elasticità. Una linea simile, ma con la curvatura rovesciata, presenta il sedile-zoccolo di Villa Giulia, a Roma; e uno zoccolo con profilo molto simile a quello di palazzo Bartolini fu usato dal Sanmicheli nel palazzo Lavezzola-Pompei, a Verona, ma senza farlo sporgere a sedile, mentre il Bramante nella zona basamentale del Palazzo dei Tribunali, a Roma, pose un sedile a fronte bugnata, come quello del palazzo Strozzi. Come si vede, l'architettura cinquecentesca non introdusse particolari innovazioni in questo elemento. Come già nell'Ospedale Maggiore di Milano, lo zoccolo è talvolta molto alto e con finestre che illuminano il sottosuolo, finestre collegate spesso architettonicamente a quelle del piano terreno. Non mancano del resto edifici, anche cospicui, privi di zoccolo; e basti citare l'esempio di Palazzo Venezia.
L'età barocca non modificò neanche essa sensibilmente lo schema dello zoccolo, limitandosi al più a dare talvolta a questo un'impronta di forza e di rudezza rivestendolo di bozze rustiche in contrasto con la superficie liscia della facciata (palazzo Cambiaso, a Genova), o ad aumentare l'importanza delle finestre aperte in esso, circondandole di cornici più mosse e rilevate (palazzo Annoni, a Milano). Specialmente nel Settecento, lo limitò sovente alle lesene che fasciano gli spigoli degli edifici e lo soppresse nel resto dei prospetti.
Nulla di particolare presenta lo zoccolo nell'architettura neoclassica e nelle ripetizioni stilistiche durante il sec. XIX. Oggi esso è di preferenza costituito da lastre di pietra, spesso di tinta scura, ben lucidate.
Nell'architettura musulmana, spesso gli edifici, nella semplicità delle ampie e lisce superficie esterne, sono privi di zoccolo. Nei rivestimenti interni di terrecotte smaltate lo zoccolo invece figura costantemente nelle partizioni decorative. Procedendo verso Oriente si hanno zoccoli sempre più pronunciati, con modanature più o meno complesse e intagliate, che rispondono al ritmo più ricco di chiaroscuri dell'insieme architettonico. Nei monumenti indiani quasi sempre prosegue in essi la sovraccarica decorazione costituita da un succedersi di fasce orizzontali riccamente scolpite (tempio di Hoysalesvara, ad Alebib). Nell'architettura cinese, specie nelle regioni intorno a Pechino, si nota nel sec. XVIII un'interessante sivrapposizione di motivi locali a schemi occidentali suggeriti dai missionarî gesuiti. Comunque gli zoccoli vi sono in genere bassi e robusti, chiusi tra due ampie modanature, la superiore delle quali ha talvolta lo stesso profilo dell'inferiore, capovolto. (V. tavv. CLI e CLII).
Bibl.: G. Jéquier, Manuel d'archéologie égyptienne, Parigi 1924, p. 40 segg.; F. Benoît, L'architecture, voll. 4, ivi 1911-1934; R. Paribeni, L'architettura dell'Oriente antico, Bergamo 1937; M. Vetter, Der Sokel, Strasburgo 1910; J. Durm, Die baukunst der Griechen, Lipsia 1910; id., Die Baukunst der Etrusker und der Römer, Stoccarda 1905; id., Die Baukunst der Renaissance in Italien, ivi 1903, p. 236 seg.; R. Delbrueck, Hellenistische Bauten in Latium, Strasburgo 1912; E. Viollet-le-Duc, Dict. de l'architecture, VIII, Parigi 1875, p. 439; G. Baum, Architettura del Rinascimento italiano nel Quattrocento, Stoccarda s. a.; C. Ricci, L'architettura del Cinquecento in Italia, Torino 1923; id., Architettura barocca in Italia, ivi 1922; H. Glück-E. Diez, Die Kunst des Islam, Berlino 1925; E. Boerschmann, Chinesische Architektur, II, ivi 1925.