ZOLFO (XXXV, p. 976)
Produzione e riserve di zolfo. - La produzione mondiale di zolfo nativo registra, dal periodo immediatamente prebellico un ininterrotto andamento ascensionale, fino al 1937-38, comune ai tre grandi paesi produttori (Stati Uniti, Italia e Giappone) e dal 1939 dovuto esclusivamente allo sviluppo della produzione statunitense (tab. 1). Nessuno spostamento si è verificato nelle fonti di produzione di zolfo nativo, ma il rapporto tra le produzioni dei tre paesi ha subìto profonde alterazioni. Mentre in Italia e in Giappone le difficoltà create dallo stato di guerra hanno provocato un continuo decrescimento della produzione, quasi annullatasi dopo il 1943 e ora in lenta ripresa, negli Stati Uniti invece lo sfruttamento delle grandi cupole del Texas e della Luisiana ha potuto proseguire con ritmo sempre più intenso e soddisfare la crescente domanda causata principalmente dalla grande richiesta di acido solforico, il cui consumo nel triennio 1942-44 è stato doppio di quello del triennio 1937-39. L'aumento della produzione di zolfo negli Stati Uniti è stato tale da sopperire alla scomparsa delle piriti spagnole dal mercato americano, non compensata dall'aumento della produzione nazionale di piriti e dalle accresciute importazioni delle piriti canadesi.
Fra i paesi piccoli produttori di zolfo nativo primeggia sempre il Chile, seguito dalle Indie Olandesi (17.000 t. nel 1939), dall'Argentina (12.000 t. nel 1943), dalla Spagna, dalla Bolivia, dal Messico, dalla Turchia (da 2500 a 3500 t. annue), dalla Palestina (da 1000 a 3500 t. annue). La Francia ha messo di recente in coltivazione il giacimento di Malvezy (Aude) dal quale nei primi mesi del 1948 si è ottenuta una produzione mensile di 1500 t. di zolfo al 32% (dopo trattamento per fluttuazione). Non è nota la produzione dell'URSS la quale da parecchi anni non figura fra i paesi importatori di zolfo.
Le ricerche di nuovi campi di coltivazione sono state pressoché nulle in Italia dove da un quarantennio non è stata aperta nessuna nuova miniera; nel Giappone nuovi campi minerarî sono stati posti in coltivazione dopo il 1937; negli Stati Uniti si sono rinvenuti nuovi depositi, dei quali quello di Moss Bluff Dome, di grande potenza, nella contea Liberty nel Texas, sarà coltivato dalla Texas Gulf Sulphur Company, la maggiore compagnia americana che da sola fornisce circa il 70% della produzione degli Stati Uniti. Per quanto concerne le riserve di zolfo, nulla ci è noto di quelle di cui si deve presumere l'esistenza in Sicilia sotto le grandi distese dei terreni pliocenici, che in molti casi coprono la serie zolfifera; non si hanno notizie delle valutazioni di quelle del Giappone, mentre le riserve accertate nel Texas e nella Luisiana si fanno ascendere a 40 milioni di t., cifra assai modesta invero a fronte degli enormi consumi degli Stati Uniti.
Oltre che nella produzione di zolfo nativo, fino ai primi anni di guerra si era avuto un aumento nella estrazione dello zolfo dai solfuri, dai solfati, dal carbon fossile. Nel 1938 la produzione mondiale di zolfo da piriti si poteva stimare di 155.000 t. così ripartite: 110.000 in Norvegia (ottenute per la totalità dalla Orkla Gruble-Aktiebolang), 30.000 in Spagna (ottenute dalla compagnia Rio Tinto), 15.000 in Portogallo (ottenute dalla Mason and Barry). Il ricupero di zolfo dagli altri solfuri metallici, dai gas delle cokerie e dai processi di idrogenazione dei combustibili si poteva valutare pari a 155.000 t., delle quali 70.000 ottenute in Germania, 50.000 nel Canada, 20.000 in Svezia e 15.000 da produttori minori.
Consumi e commercio. - Lo zolfo ha trovato un largo impiego nella preparazione dei fertilizzanti; un forte incremento ha segnato, durante la seconda Guerra mondiale, il suo impiego nella produzione degli esplosivi. Dopo gli Stati Uniti, i maggiori consumatori di zolfo nativo sono il Giappone, la Francia, l'Inghilterra e l'Italia. La Francia è al primo posto fra i paesi importatori di zolfo nativo con 280.000 t. in media all'anno nel triennio 1936-38 e 128.000 t. nel 1945.
Negli Stati Uniti il consumo di zolfo nativo, dalla media annua di 1.500.000 long tons nel triennio 1937-39, è passato alla media di circa 3 milioni di l. t. nel triennio I945-47
Il commercio mondiale dello zolfo esportato dall'Italia e dagli Stati Uniti è stato regolato fino ai primi mesi del 1940 dagli accordi conclusi nel luglio 1934 per l'Italia dall'Ufficio per la vendita dello zolfo italiano (trasformato poi in Ente zolfi italiani) che aveva ed ha il monopolio delle vendite all'interno e all'estero, e dalla Zulphur Export Corporation (Sulexco) per i produttori degli Stati Uniti, accordi per i quali tutte le vendite per l'esportazione effettuate dai due paesi erano ripartite in misura uguale per le prime 450.000 t. annue e in proporzione assai più favorevole per i produttori americani per le vendite eccedenti le 450.000 t. Inoltre, intese erano intervenute tra l'Orkla, l'Ufficio vendita italiano e la Sulexco. In virtù di tali accordi, i quali hanno avuto vigore in un periodo di crescente consumo mondiale dello zolfo, l'Italia ha potuto collocare all'estero tutto lo zolfo eccedente il fabbisogno interno.
Dalla fine del 1933 l'Ente zolfi italiani ha assicurato ai produttori di zolfo grezzo determinati ricavi, su garanzia dello stato, e nello stesso tempo ha sottoposto a contingentamento la produzione delle miniere. Nel 1940 la garanzia statale è stata accordata per dieci anni e il contingentamento della produzione è stato soppresso. Dall'esercizio 1933-34 all'esercizio 1943-44 dell'Ente zolfi l'integrazione statale dei ricavi dalle vendite è stata concessa per l'importo complessivo di L. 45.355.297 su 1.248.000 t. di zolfo venduto. Nello stesso periodo sono state consegnate dai produttori all'Ente zolfi 2.946.385 t. Dal 1° gennaio 1934 al 30 giugno 1943 vennero esportate dall'Italia oltre due milioni di tonnellate di zolfo (grezzo e lavorato) per l'importo di un miliardo e 13 milioni di lire.