ZOLFO
(XXXV, p. 976; App. II, II, p. 1137; III, II, p. 1147; IV, III, p. 871)
Come per la maggior parte delle materie prime, anche per lo z. le recessioni produttive seguite ai rincari petroliferi della seconda metà degli anni Settanta, hanno determinato una caduta generalizzata della domanda. Solo dopo il 1980 si assiste a una significativa ripresa che, tuttavia, non assume gli elevati ritmi d'incremento già registrati nel corso del periodo espansivo. Contribuisce a una tale dinamica la circostanza che l'utilizzazione finale dello z. è ancora essenzialmente legata alla produzione di fertilizzanti fosfatici il cui impiego è oggetto di allarmate preoccupazioni ambientalistiche e non risulta pertanto in espansione come in passato. Lo stesso andamento della produzione di idrocarburi e di prodotti siderurgici, peraltro, influisce nella determinazione dell'offerta mondiale di z., giacché si è ulteriormente rafforzata la tendenza alla maggiore incidenza dello z. di recupero. La produzione mondiale di z. nativo è risultata, agli inizi degli anni Novanta, con circa 10 milioni di t, di molto inferiore a quella di un decennio addietro. In termini relativi, tuttavia, la sua incidenza sul totale prodotto è scesa dal 27% del 1975 al 17% del 1992. Ciò si è verificato più in ragione di una sfavorevole struttura dei costi di produzione che per una migliore dotazione di risorse.
Le riserve mondiali di z. recuperato a partire dal petrolio rappresentano il 18% del totale mentre quello recuperato a partire dal gas naturale e lo z. nativo assommano a circa il 29%, essendo il restante costituito dallo z. contenuto nelle piriti e nei minerali solforati. La produzione mondiale è largamente dominata dagli USA e dalle repubbliche ex URSS, paesi che assieme alla Cina, al Canada e alla Polonia arrivano a coprire oltre la metà del totale. Si conferma pertanto, sia pure attenuata rispetto al passato, la caratteristica del settore di essere dominato dai paesi economicamente avanzati che ne sono anche i principali consumatori.