Latinovits, Zoltán
Attore ungherese, nato a Pest il 9 settembre 1931 e morto a Balatonszemes il 4 giugno 1976. Considerato il più significativo attore ungherese del suo tempo, come interprete sia teatrale sia dei classici del cinema ungherese, lavorò con i registi della generazione degli anni Sessanta, come Istvan Gaál, András Kovács, Zoltán Huszárik, Miklós Jancsó. Ottenne numerosi premi nazionali e internazionali tra cui quello come migliore attore protagonista (ex aequo) del Festival di San Sebastián nel 1970 per Utazás a koponyám körül (Viaggio intorno al cervello) di György Révész, nel ruolo dello scrittore ebreo Frigyes Karinthy.
Abbandonato dal padre Oszkar, proprietario terriero, L. visse con la madre che si sarebbe poi formata una nuova famiglia. Dopo gli studi di architettura L., amante della pittura e delle arti dello spettacolo, iniziò a recitare in teatro, raggiungendo il successo con una famosa interpretazione di Mario und der Zauberer di Th. Mann in una drammatizzazione polacca. Aderente ai tempi moderni per il modo di recitare ricco di variazioni di tono, di movimenti repentini e inaspettati, di comportamenti nervosi, L. riuscì a offrire nuove letture per personaggi classici e collaudati. Passò quindi al cinema dove diventò popolare interpretando nel film storico Kárpáthy Zoltán (1966) di Zoltán Várkonyi il conte Rudolf Szentirmay, un precursore della moderna Ungheria, ma soprattutto prendendo parte ai più importanti film del nuovo cinema ungherese. Poco adatto alla commedia, aveva una vena satirica che lo rese perfetto per figure come Szindbád (1971), il sensuale Casanova magiaro di inizio Novecento del film di Huszárik. Fu una presenza problematica nel film Szegénylegények (1965; I disperati di Sandor) di Jancsó, l'incarnazione dell'artista puro secondo Gaál in Keresztelö (1967, Battesimo), il dilemma vivente della Storia e la personificazione stessa dell'intellettuale degli anni Sessanta in Falak (1968, I muri) di Kovács. Era forse l'ambiguità che esprimeva nella sua recitazione a renderlo così ricercato: spesso gli furono affidati ruoli che esprimevano doppiezza. In Hideg napok (1966; Giorni freddi) di Kovács interpreta il responsabile del massacro di Novi Sad (Bosnia) che attende di essere processato e rivive gli avvenimenti come altri suoi tre commilitoni, mostrando il doppio volto di assassino e di marito affettuoso. Anche in Szegénylegények mantiene una duplicità di ruolo: un partigiano catturato e un ufficiale sotto inchiesta esprimono due facce di una stessa personalità.
Colpito da forte depressione, con l'amata e celebre attrice Eva Ruttkai sempre al suo fianco, continuò a lavorare fino alla morte, avvenuta probabilmente per suicidio. Con Zoltán Fábri girò nel 1976 l'ultimo dei quarantatré film che compongono la sua filmografia: Az ötödik pecsét (Il quinto sigillo).
Zoltán Latinovits, in "Hungarofilm Bulletin", 1975, 5, pp. 28-31 e 1976, 4, pp. 22-24; Zoltán Latinovits, in "Cinéma 72", 1976, 215, pp. 149-50.