INFLUENZA, zona di
Nel caso di occupazione di certi territorî che gli stati non sono in condizioni di occupare effettivamente se non in minima parte, si stabiliscono delle convenzioni, mediante le quali vengono determinate parti di tali territorî che si devono riservare all'eventuale occupazione, o, comunque, alla espansione politica ed economica dei singoli stati contraenti. Queste parti di territorio, così riservate, si denominano zone d'influenza, altrimenti hinterland (ted., propriamente "retroterra"). Non sempre le convenzioni internazionali relative sono concluse riguardo ai territorî coloniali; talvolta lo sono anche riguardo al territorio di uno stato, sebbene di civiltà inferiore, sia per regolarne anticipatamente l'occupazione, nell'ipotesi che, scomparendo lo stato, il suo territorio diventi nullius, sia per regolare altri interessi.
Il sistema della determinazione della zona d'influenza è utile, in quanto serve a evitare contestazioni internazionali ed è quasi necessario nel diritto moderno, secondo il quale l'occupazione, per essere internazionalmente efficace, dev'essere effettiva. D'altro lato il sistema fa sì che vasti territorî suscettibili di essere riguardati come res nullius, non vengano da alcuno sfruttati solo perché un dato stato vanta su di essi diritti potenziali, riconosciuti in una convenzione che ha efficacia giuridica soltanto fra le parti contraenti ma non in confronto dei terzi se non quando questi vi abbiano aderito o l'abbiano riconosciuta. Ne sono esempî: il trattato anglo-tedesco del 17 maggio 1885, quello anglo-italiano del 24 marzo 1891 e altri.
Bibl.: J. Westlake, Chapters on the principles of international law, Cambridge 1894, pp. 177-189; P. Fedozzi, Saggio sul protettorato, in Ateneo Veneto, 1897; S. Romano, Corso di diritto internazion., Padova 1929, p. 176; F. Despagnet, Les occupations des territoires et le procédé de l'hinterland, in Rev. gén. de dr. int. pub., 1894, pp. 103-126; G. Mondaini, La sfera d'infl. nella st. colon. e nel dir., in Riv. dir. int. e di leg. comp., Napoli 1902, p. 353 segg.