ZOOTECNIA (dal gr. ζῷον "animale" e τέχνη "arte", fr. zootechnie; sp. zootecnía; ted. Tierzuchtlehre; ingl. animal husbandry)
È la scienza che s'occupa dell'origine, evoluzione, produzione, miglioramento e razionale sfruttamento degli animali domestici utili all'uomo. L'utilità degli animali domestici deriva dal fatto che questi disimpegnano funzioni economiche che altro non sono se non l'esaltazione di alcune funzioni fisiologiche. Le funzioni economiche degli animali sono le seguenti: produzione di lavoro, produzione di carne e grasso, produzione di latte, produzione di lana, pelo e pelli, produzione di pellicce, produzione di uova, produzione di penne e piume. La zootecnia ha esteso recentemente il suo dominio anche ad alcune specie di animali che non sono addomesticate ma che sono suscettibili di essere allevate in cattività a scopo utilitario; si tratta precisamente di alcune specie selvatiche il cui allevamento ha per scopo la produzione di pellicce (animali da pelliccia).
Le specie domestiche propriamente dette appartengono alla classe dei Mammiferi e alla classe degli Uccelli. Le specie di Mammiferi domestici di cui s'occupa la zootecnia sono le seguenti: cavallo, asino, bove, zebù, bufalo, pecora, capra, cammello, dromedrario, lama, maiale, cane, coniglio, cavia, gatto. Le specie di Mammiferi non domestici allevati per la produzione delle pellicce sono le seguenti: volpe, castoro, visone, faina, lontra e nutria, moffetta o skunk, martora e qualche altra specie di minore importanza.
Vi sono poi alcune specie di Mammiferi che, essendo affini alle specie domestiche, possono dare con queste ultime degl'ibridi utilizzabili a scopo zootecnico. Fra i bovidi sono da menzionare le specie seguenti: lo yak, il gaur, il gayal, il banteng, il bisonte americano, il bisonte europeo; le quali specie possono dare degl'ibridi con la specie bovina e con la specie zebù. Fra gli equidi sono da menzionare le specie seguenti che possono dare ibridi con il cavallo: la zebra, il quagga, l'emione, l'onagro, il dow. Fra gli ovidi va menzionata la specie muflone (Ovis musimon) che può dare ibridi con la pecora; e fra i suidi il cinghiale che può dare ibridi con la specie suina.
Le specie domestiche della classe degli Uccelli sono le seguenti: gallina, tacchino, oca, anatra, colombo, struzzo, nandù.
In senso lato rientrerebbero nel dominio della zootecnia anche l'allevamento del baco da seta, delle api e dei pesci. In realtà la bachicoltura, l'apicoltura e la piscicoltura sono considerate da tempo come branche autonome sebbene i metodi relativi siano basati sulle stesse leggi e sugli stessi principî della zootecnia.
In passato si discusse se la zootecnia sia un'arte o una scienza; si può dire, a questo proposito, che essa fu per molto tempo esclusivamente un'arte e che cominciò ad assumere veste di scienza con l'affermarsi e con il progredire delle scienze biologiche. Oggi la zootecnia va considerata come una scienza biologica applicata, con finalità economiche, scienza che trae le sue basi dalla zoologia, dalla paleontologia, dall'anatomia e fisiologia animale, dalla patologia, dalla biochimica, dall'ecologia, dall'agricoltura e dall'economia rurale; ma, oltre che scienza, la zootecnia è anche un'arte (arte della valutazione degli animali, arte dell'allevamento).
Storia. - La storia della zootecnia, intesa come arte dell'allevamento e sfruttamento degli animali a scopo utilitario, si confonde in certo qual modo con la storia dell'umanità in quanto l'evoluzione di questa è strettamente legata all'addomesticamento e all'allevamento degli animali. L'uomo primitivo era essenzialmenie cacciatore e pescatore; con l'addomesticamento e conseguente asservimento degli animali egli divenne pastore e poi agricoltore; da quel momento ebbe origine l'arte dell'allevamento del bestiame. L'addomesticamento delle diverse specie di animali costituì indubbiamente una delle maggiori conquiste dell'umanità. Quando ciò sia avvenuto non è facile stabilire. Certo è che mentre l'uomo paleolitico era esclusivamente cacciatore e pescatore, quello neolitico già allevava in domesticità alcune specie animali: l'asservimento di queste avvenne quasi certamente nell'età della pietra levigata. Basandosi sui risultati delle indagini paleontologiche fatte nel Turkestan russo, U. Dürst crede di poter affermare che l'addomesticamento della maggior parte delle specie animali oggi allevate in domesticità sia avvenuta verso i 7000 anni a. C. Le ossa rinvenute nelle più antiche palafitte svizzere appartengono ancora, in prevalenza, ad animali selvaggi; quelle rinvenute nelle palafitte del periodo successivo appartengono invece, in proporzioni pressoché eguali, ad animali selvaggi e ad animali domestici; infine le ossa delle palafitte più recenti, riferibili all'età del bronzo, appartengono quasi esclusivamente ad animali domestici. È verosimile, secondo L. Joleaud, che gli abitanti dei villaggi lacustri avessero già, accanto alle loro dimore, dei ricoveri rudimentali per i loro animali ormai addomesticati.
L'addomesticamento delle singole specie di animali avvenne certamente in epoche diverse ed è probabile che una stessa specie sia stata addomesticata in tempi successivi presso i diversi popoli. L'ipotesi, largamente accreditata in passato, che la maggior parte delle specie animali allevate dall'uomo abbia avuto come primo centro d'addomesticamento l'Asia centrale, donde le singole specie si sarebbero diffuse, con le migrazioni dei popoli, verso l'Europa e l'Africa, è oggi respinta da molti.
Vi sono elementi sufficientemente attendibili per ritenere che la prima specie addomesticata sia stata il cane. All'addomesticamento del cane avrebbe fatto seguito quello del bue, poi della pecora, della capra, del maiale e dell'asino, mentre l'addomesticamento del cavallo sarebbe avvenuto più tardi. I bovini domestici sarebbero tutti derivati, secondo J. Nehring, U. Dürst e altri autori, dall'Uro (Bos primigenius) di cui si sono trovate molte ossa in tutta l'Europa, in buona parte dell'Asia e anche nel Nord Africa, nelle quali regioni esso era molto diffuso nell'epoca diluviale. Altri autori, pure riconoscendo nell'Uro una forma ancestrale dei bovini domestici ritengono che alcune delle attuali razze bovine abbiano avuto un'altra origine. U. Dürst fa risalire l'addomesticamento dei bovini a circa 10.000 anni a. C.
La pecora domestica compare in Europa più tardi dei bovini: infatti, non si trova traccia di essa nei fossili delle più antiche palafitte mentre ne sono numerosi i resti riferibili all'età del bronzo. In Asia e in Africa l'addomesticamento della pecora è però avvenuto prima che in Europa. Comunque si ritiene che le pecore attuali siano derivate dalle forme selvatiche seguenti: Ovis aries palustris (pecora delle torbiere), vivente in Europa e in Asia nel periodo neolitico; Ovis aries studeri (pecora del rame), vivente in Europa nel periodo tra il neolitico e l'età del bronzo; Ovis aries palaeoaegyptica, vivente in Egitto nel periodo neolitico; Ovis aries laticauda, vivente in Asia e in Africa nel periodo neolitico.
L'addomesticamento della capra risale press'a poco alla stessa epoca di quello della pecora e le forme da cui si fanno derivare le diverse razze di capre domestiche sono le seguenti: Capra aegagros, originaria delle montagne del Himālaya e dalla quale sarebbero derivate le capre domestiche dell'Asia media e occidentale; la Capra hircus Rütimayeri (capra delle torbiere) e Capra hircus Kelleri, da cui sarebbe derivata la maggior parte delle capre domestiche dell'Europa.
I più antichi resti fossili del maiale domestico sono stati trovati nelle palafitte della Svizzera e sono da riferire al cosiddetto maiale delle torbiere (Sus scrofa palustris). L'addomesticamento del maiale dev'essere avvenuto verso la fine dell'età della pietra levigata. Secondo H. von Nathusius i maiali domestici derivano da due forme selvatiche, una europea Sus scrofa ferus, e una asiatica Sus vittatus.
Il primo addomesticamento del cavallo, secondo l'ipotesi più accreditata, sarebbe avvenuto in Asia e la forma selvatica passata in domesticità sarebbe stata l'Equus Przewalskii, tuttora esistente e che secondo alcuni dovrebbe essere considerato il cavallo da cui sono derivate le razze di tipo orientale. In un secondo tempo sarebbe avvenuto in Europa l'addomesticamento di un'altra forma più pesante e massiccia di cavallo selvatico, il cavallo diluviale, dal quale avrebbero avuto origine le razze occidentali da tiro pesante. Comunque è certo che in Europa il cavallo domestico ha fatto la sua apparizione relativamente tardi.
L'addomesticamento dell'asino si ritiene sia avvenuto in Egitto prima del cavallo in età preistorica. In Europa i più antichi resti di asini domestici risalgono alla fine dell'età del bronzo. C. Darwin fece derivare tutte le razze di asini domestici da un'unica forma, e precisamente dall'asino africano delle steppe (Equus asinus taeniopus). Più recentemente C. Keller, nel condividere l'ipotesi del Darwin circa l'origine della maggior parte delle razze asinine dall'asino africano, ha creduto poter affermare per alcuni asini dell'Oriente (Siria, Arabia, Persia e India) di grande statura e dal mantello bianco o isabella la derivazione dall'onagro (Equus onager).
Il coniglio domestico è una derivazione diretta dal coniglio selvatico (Lepus cuniculus) tuttora molto diffuso. L'addomesticamento di questo animale è relativamente recente; esso avvenne, infatti, nel Medioevo nell'Europa meridionale. Vero è che già da tempo si praticava qua e là, l'allevamento in cattività del coniglio selvatico. Questo avveniva, per es., presso i Romani.
C. Darwin e la maggior parte degli zoologi ritengono che le razze di polli domestici abbiano avuto origine da un'unica specie selvatica e precisamente dal gallo Bankiva (Gallus ferrugineus G.). Dürst e qualche altro, invece, opinano che dal gallo Bankiva siano derivate soltanto le razze combattenti e che le altre razze abbiano avuto un'altra origine. Dove e quando sia avvenuto l'addomesticamento della gallina non si può affermare con sicurezza. Probabilmente l'addomesticamento è avvenuto in località e tempi diversi. L'opinione più diffusa è che il passaggio in domesticità del pollo selvatico sia avvenuto in Oriente e più precisamente in Mesopotamia nel terzo millennio a. C.
L'oca è considerata come il più antico dei volatili domestici: si ritiene che il suo addomesticamento sia avvenuto nell'Europa settentrionale e forse anche in Egitto, dove è certo che 2800 anni a. C. l'allevamento di questo volatile era molto sviluppato. L'oca domestica viene fatta derivare dall'oca grigia (Anser cinereus M.).
L'addomesticamento dell'anatra è successivo a quello dell'oca: essa deriva dall'Anas boschas.
Il piccione era già allevato allo stato domestico all'epoca della quinta dinastia egiziana, cioè verso il 3000 a. C., ma non è improbabile che il primo addomesticamento sia avvenuto anteriormente in India.
L'allevamento del bestiame ebbe grande importanza presso quasi tutti i popoli dell'antichità e specialmente presso quelli che raggiunsero i più alti gradi di civiltà. Si può considerare come dimostrato che i Babilonesi già nel quarto millennio a. C. allevassero numerose specie di animali domestici. Nelle leggi di Hammurabi (XVIII sec. a. C.) numerose disposizioni sono relative alla proprietà del bestiame, ai pastori, alla cura degli animali. Nell'editto di Hammurabi si parla di bovini, pecore, suini e asini, ma non si fa cenno di cavalli, che sarebbero stati introdotti più tardi, assumendo poi grande importanza e celebrità, tanto che quando Ciro nel 532 a. C. conquistò il regno di Babilonia istituì un allevamento equino.
Anche gli Assiri si dedicarono all'allevamento del bestiame e si servirono molto presto del cavallo come animale da tiro e da sella, sia per l'agricoltura sia per la guerra. Essi allevavano anche molti bovini, anzi molto probabilmente bovini a gobba, cioè zebù.
Gli antichi Persiani allevavano bovini, cavalli, asini, pecore, capre e cammelli, mentre pare non allevassero maiali. Grande rinomanza assunse l'allevamento del cavallo che i Persiani utilizzavano largamente in guerra, sia per la sella (cavalleria) sia per il tiro (carri d'assalto). Celebre era la pianura di Nisea, nella Media, per i suoi numerosi e bei cavalli. Vegezio scrisse che i Persiani fornivano cavalli a tutti i paesi.
Nell'antico Egitto l'allevamento degli animali domestici raggiunse ben presto una grande importanza. La prima specie allevata pare sia stata il bue, le cui prime tracce risalgono al periodo di Nagādah (quarto millennio a. C.). Soprattutto nella valle del Nilo si sviluppò l'allevamento del bestiame e gli antichi storici segnalano l'esistenza di grandi mandrie di bovini e grosse gregge di pecore e di capre, oltre che allevamenti di asini e più tardi di cavalli. I bovini allevati dagli Egiziani appartenevano a tre razze diverse: razza a lunghe corna, razza a corte corna e razza senza corna; queste razze venivano utilizzate per le tre rispettive qualità della carne, del latte e del lavoro.
Gli Arabi erano conosciuti per la loro grande ricchezza in cammelli, pecore e bovini, mentre mancavano di cavalli. È probabile che gli Arabi abbiano avuto i cavalli, di cui dovevano diventare allevatori esperti, dalle vicine Siria e Mesopotamia e forse anche dalla Persia e dal Nord Africa.
Gli Ebrei ebbero una grande predilezione per la pastorizia più che per l'agricoltura. Essi allevavano gran numero di pecore e di capre e più limitatamente bovini e asini, mentre si dedicarono più tardi all'allevamento del cavallo. Dalla Bibbia s'apprende che i Patriarchi possedevano grandi gregge di pecore e mandrie di bovini e che Nabal, del Monte Garmelo, era proprietario di 3000 pecore e 1000 capre. I bovini erano utilizzati per arare e per trebbiare; gli asini per sella, soma e trasporti. Più tardi assunse notevole importanza anche il cavallo, soprattutto come animale da sella: Salomone (1000 a. C.) possedeva una cavalleria di 12.000 cavalieri e di 1400 carri armati. I suoi migliori cavalli provenivano dall'Egitto.
Gl'Indiani allevavano pure fin dalla più remota antichità gli zebù, le pecore, le capre, i cammelli e più tardi i cavalli.
Nella Cina l'importazione e l'allevamento della maggior parte delle specie di animali domestici - bovini, pecore, cavalli, maiali, polli - avvenne in seguito all'applicazione di un editto dell'imperatore Fu-hsi (terzo millennio a. C.). Presso il popolo cinese assunse particolare importanza il maiale, sia per la produzione della carne, sia, soprattutto, per la produzione del grasso.
In Grecia fin dai tempi più antichi era praticato l'allevamento dei cavalli, allevamento che più tardi doveva rendere celebri la Tracia, la Tessaglia, la Macedonia, l'Epiro e l'Arcadia. Grandi mandrie di bovini, di ovini e di suini costituirono per molto tempo la principale ricchezza del paese. In Grecia ebbero origine anche le corse dei cavalli: nel 680 a. C. vennero, infatti, organizzate a Olimpia le prime corse con cavalli attaccati e nel 648 a. C. le prime corse con cavalli montati e allenati. Senofonte pubblica il suo libro Intorno all'ippica nel quale sono contenute interessanti nozioni sulle caratteristiche che deve possedere il cavallo, sulla buona conservazione degli zoccoli, sulla sua igiene, ecc.
I bovini erano allevati per la carne, per il latte, per il lavoro, oltre che come animali da sacrificio. Appartenevano a due razze: a corna lunghe e a corna corte. Erano inoltre allevati i bovini a gobba (zebù). Rinomati erano specialmente i bovini dell'Epiro. Molto sviluppato era anche l'allevamento del maiale, della cui carne i Greci si nutrivano abbondantemente. Ad Aristotele (384-322 a. C.) si deve una delle prime opere di carattere zootecnico. Nella sua Storia degli animali egli espose le nozioni che allora si avevano circa la zoologia, anatomia, fisiologia e la tecnica dell'allevamento degli animali domestici.
L'Italia già nel periodo preromano era nota per l'abbondanza e qualità del bestiame allevato; anzi Varrone pretende che il nome "Italia" derivi dalla parola greca ἰταλός "giovenco". Ma soprattutto nell'epoca romana l'allevamento del bestiame, quale branca fondamentale dell'agricoltura, assunse la più alta importanza e di ciò fanno fede le numerose opere di carattere georgico degli scrittori latini, da Catone a Varrone, da Plinio a Columella e al sommo Virgilio, opere che s'occupano, talvolta in modo preminente, della tecnica dell'allevamento e dello sfruttamento degli animali domestici. I Romani allevavano quasi tutte le attuali specie di animali domestici: bovini, cavalli, asini, muli e bardotti, pecore, capre, suini, polli, oche, anatre e conigli.
Molto sviluppato era l'allevamento dei bovini, che venivano utilizzati per il lavoro, per la produzione della carne, per la produzione del latte e come animali da sacrificio. L'allevamento del cavallo, in origine di scarsa importanza, assunse ben presto un posto d'onore a causa delle esigenze militari e anche per il crescente impiego nell'agricoltura. Alle importazioni - specialmente dalla Grecia, dalla Sicilia e dalla Spagna - fece seguito l'allevamento in paese. Durante la repubblica l'esercito romano contava da 70.000 a 100.000 cavalli. Da quanto si può arguire dagli scrittori georgici, esistevano presso i Romani almeno due e forse tre tipi di cavalli: i cavalli per la cavalleria leggiera, i cavalli per trasporto e uso agricolo e i cavalli destinati per cavalcatura dei patrizî.
Anche l'allevamento dell'asino era fatto su larga scala dai Romani che adibivano questo animale a usi diversi: al tiro (asinus plostrarius), al trasporto a soma (asinus dossuarius), al servizio di macinatura (asinus moliarius), al lavoro dei campi spesso associato al mulo. Molto apprezzato era l'asino reatino. I Romani praticavano largamente l'ibridazione fra l'asino e la cavalla per la produzione del mulo, che trovava largo impiego nell'agricoltura, nei trasporti e anche nell'esercito.
Specialmente sulla scorta di quanto hanno lasciato scritto Varrone e Columella, è da ritenere che presso i Romani avesse assunto una grande importanza anche l'allevamento delle pecore, che erano sfruttate per la produzione della lana, per la produzione della carne e per la produzione del formaggio.
Notevolmente esteso era anche l'allevamento e l'ingrassamento dei suini.
In materia di allevamento del bestiame i Romani possedevano un vasto complesso di cognizioni, molte delle quali dovevano, a distanza di secoli, trovare conferma e sviluppo nella scienza zootecnica. Così, per es., per quanto concerne la scelta e la valutazione dei riproduttori, i Romani già riconoscevano l'importanza, oltre che dell'esame dell'esteriore conformazione, della capacità funzionale dei riproduttori stessi e della loro ascendenza (genealogia).
La maggior parte degli scrittori latini che trattarono questioni inerenti all'agricoltura e alla vita agreste s'occuparono anche, con maggiore o minore larghezza, dell'arte dell'allevamento del bestiame. Fra questi meritano di essere menzionati Varrone, Virgilio e Columella.
M. T. Varrone nel De re rustica, dopo avere detto che l'arte pecuaria (moderna zootecnia) insegna a comprare e governare il bestiame in guisa che da esso si traggano i maggiori frutti possibili, tratta della conoscenza dell'età, della scelta e valutazione degli animali, dell'alimentazione, della riproduzione, dell'allevamento, ecc. Ma soprattutto nelle Bucoliche e più ancora nelle Georgiche di Virgilio Marone si trova un interessante corpo di nozioni relative alla pratica dell'allevamento e dello sfruttamento del bestiame, mentre Columella nel De re rustica si diffonde in modo particolare sui pregi e difetti che presentano gli animali e sulle malattie di questi.
Nel Medioevo assai scarsi progressi compì l'arte del l'allevamento del bestiame e poche e di limitato interesse sono le opere che trattano di questo argomento, se si fa eccezione di una branca della zootecnia, l'ippica, che ha avuto in tutti i tempi degli appassionati cultori (v. cavallo; ippica). Il Rinascimento, aprendo la via alle scienze biologiche, e in modo speciale all'anatomia e fisiologia, prepara le prime basi di quella che sarà la futura scienza zootecnica. Ma questo periodo segna anche un poderoso risveglio nell'allevamento del bestiame e specialmente del cavallo. Non mancano opere miste di veterinaria e di zootecnia, che cominciano a portare l'impronta delle prime nozioni scientifiche di anatomia e fisiologia. Carlo Ruini (1530-98), gettando le basi dell'anatomia veterinaria, prepara il primo substrato scientifico alla zootecnia e soprattutto a quella branca che oggi viene chiamata ezoognosia. Il sec. XVII durante il quale si affermarono e si svilupparono le scienze biologiche, e in modo particolare la fisiologia, determinò l'ampliamento delle basi sulle quali più tardi, nel secolo successivo, doveva sorgere la scienza zootecnica.
Dopo tanti secoli, di empiria, la zootecnia comincia ad assumere veste di scienza nella seconda metà del sec. XVlII, con la creazione delle prime scuole di veterinaria e di agraria. Nel 1761 sorge a Lione, per iniziativa di C. Bourgelat, la prima scuola di veterinaria, seguita poco dopo da quella di Alfort; il Bourgelat stesso vi assume l'insegnamento della "esteriore conformazione e scelta degli animali domestici", gettando così le basi della moderna ezoognosia. Al principio del sec. XIX sorgono le prime scuole di agricoltura, fra le quali assunse ben presto grande rinomanza quella di Möglin, in Germania, fondata da M. Thaer. In queste scuole vengono naturalmente impartiti anche gl'insegnamenti relativi alla tecnica dell'allevamento e dell'alimentazione del bestiame, ma questi insegnamenti furono dapprima comuni a quelli riguardanti la coltivazione delle piante. Soltanto in un secondo tempo, quando si riconobbe la grande importanza che andava assumendo la tecnologia animale, si sentì la necessità di fare oggetto d'insegnamento a sé tutto quanto riguardava l'allevamento del bestiame. Con la fondazione dell'Istituto agronomico nazionale di Versailles, l'insegnamento della tecnologia animale venne nettamente separato dall'insegnamento dell'agricoltura e per la prima volta fu adottata, su proposta di Adrien de Gasparin, la denominazione di "zootecnia" per questa nuova scienza che così s'inseriva ufficialmente nell'insegnamento agrario e veterinario, di cui doveva poi diventare una branca fondamentale. Il periodo tra la fine del sec. XVIII e l'inizio del sec. XIX è particolarmente importante per la storia della zootecnia non soltanto per il fatto che questa, dandosi un contenuto scientifico, acquista il diritto di assidersi fra le scienze biologiche applicate, ma anche perché, come conseguenza dei grandiosi avvenimenti politici ed economici di quell'epoca, la produzione animale venne assumendo un'importanza crescente nell'economia dei paesi più evoluti: gli agricoltori di questi paesi dedicarono al miglioramento delle varie razze di animali domestici cure intelligenti e sagaci che dovranno portare alla formazione delle più rinomate razze di animali oggi allevate. In questo periodo, infatti, soprattutto in Inghilterra, si vanno plasmando, a opera di allevatori geniali, le razze migliorate e specializzate di cavalli, bovini, ovini e suini. Risale a quest'epoca il miglioramento del cavallo puro sangue inglese, la formazione della razza bovina Shorthorn e Durham da parte dei fratelli R. e C. Colling, il miglioramento della razza bovina Hereford da parte di J. Thomkins, della razza ovina Dishley da parte di Bakewell, delle razze suine Large White e Berkshire.
Si può pertanto affermare che il periodo che va dalla fine del sec. XVII al principio del sec. XIX segna veramente l'inizio della zootecnia moderna, che è scienza applicata e arte nello stesso tempo, e che costituisce, con l'agronomia, la base dell'agricoltura moderna.
Nel sec. XIX la scienza zootecnica, come tutte le scienze biologiche, compie grandi progressi. L'anatomia, l'embriologia, la fisiologia, la zoologia, la paleontologia, la chimica le forniscono basi sempre più solide, mentre i progressi nel campo dell'allevamento le offrono un vasto campo di osservazioni. Dall'inizio del sec. XIX a oggi si possono distinguere, nell'evoluzione della scienza zootecnica, tre periodi: il periodo che va dal 1800 al 1860; il periodo dal 1860 al 1900; il periodo dal 1900 a oggi. Nel primo periodo si vanno consolidando le nozioni sulla valutazione degli animali (ezoognosia) e si gettano le basi della dottrina dell'alimentazione del bestiame, mentre sotto l'influenza della teoria evoluzionista di J.-B. Lamarck si profila l'importanza dello studio delle leggi che regolano i fenomeni della variabilità ed eredità, agli effetti della loro applicazione al miglioramento delle razze di animali domestici. La pubblicazione, avvenuta nel 1859, del capolavoro di Darwin, On the origin of species, segna l'inizio del secondo periodo della moderna zootecnia, periodo caratterizzato dall'accoglimento integrale dei principî di Lamarck e di Darwin, nei riguardi dell'evoluzione e delle leggi della variabilità ed eredità e della loro applicazione al miglioramento delle razze animali. In questo periodo vengono elaborati, su basi scientifiche, i metodi zootecnici (metodi di riproduzione, metodi di ginnastica funzionale), che sono imperniati sui concetti lamarckiano e darwiniano dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti e conseguente sopravalutazione dei fattori ecologici e di alimentazione nel miglioramento delle razze. Grande importanza viene attribuita alla selezione, che è concepita come un metodo capace di fissare e accumulare, nelle successive generazioni, non solo i caratteri individuali innati, ma anche quelli acquisiti per l'azione più o meno favorevole dell'ambiente, dell'alimentazione e della ginnastica funzionale. I principî darwiniani della selezione naturale vengono, cioè, messi a base della selezione zootecnica e il meccanismo della selezione delle razze di animali domestici viene concepito nel modo seguente: mettere gli animali nelle più favorevoli condizioni di ambiente, di alimentazione e di ginnastica funzionale per provocare in essi la comparsa di variazioni morfologiche e fisiologiche utili e scegliere quindi, per la riproduzione, gl'individui che presentano più spiccate tali caratteristiche per estenderle alla discendenza e quindi alla razza. In relazione a tali concetti s'attribuisce alla selezione un'illimitata, se pur lenta, capacità miglioratrice delle razze.
Un forte colpo alla concezione darwiniana della selezione viene portato, verso la fine del sec. XIX, da A. Weismann con la sua teoria sull'eredità con la quale egli distingue, nell'individuo, il soma o corpo e il plasma germinativo o Keimplasma (cromosomi delle cellule sessuali): quest'ultimo, secondo il Weismann, contiene i fattori ereditarî dei caratteri ed esso è indipendente e non influenzabile dal primo, nel senso che le variazioni che si possono verificare nel soma non possono modificare il Keimplasma, cioè i fattori ereditarî, per cui viene esclusa l'ereditarietà dei caratteri acquisiti. Un altro colpo alla concezione darwiniana della selezione viene portato, sempre sulla fine del sec. XIX, da W. Johannsen con la sua teoria sulle "popolazioni" e "linee pure". Lo Johannsen dimostrò come le comuni razze di vegetali e di animali siano in realtà mescolanze di un numero maggiore o minore di linee pure e designò come "popolazioni" queste mescolanze di linee; dimostrò anche che sulle linee pure la selezione è assolutamente inefficace appunto perché le differenze che passano fra individuo e individuo di una stessa linea pura sono dovute a variazioni del soma e come tali non ereditarie. Con le teorie del Weismann e dello Johannsen venne perciò a cadere uno dei capisaldi della selezione quale era stata concepita dagli agronomi e zootecnici del sec. XIX in base ai principî del Lamarck e del Darwin, cioè il concetto della possibilità di fissare, per via ereditaria, le modificazioni prodotte dall'ambiente, dall'alimentazione e dalla ginnastica funzionale applicata ai varî sistemi e apparecchi anatomici. Ma una completa revisione dei metodi zootecnici applicati al miglioramento delle razze doveva aver inizio con la riesumazione e pubblicazione, avvenuta nel 1900, degli studî dell'abate Gregorio Mendel sulle leggi dell'eredità, studî oltremodo interessanti che il Mendel iniziò nel 1850 e i cui risultati pubblicò nel 1865, ma che rimasero ignorati fino al 1900. La pubblicazione del lavoro del Mendel segna il sorgere di una nuova scienza, la genetica, che, avendo per scopo lo studio dei fenomeni della variabilità e dell'eredità, viene a fornire le basi dei metodi di miglioramento sia delle varietà di piante sia degli animali. Le teorie del Weismann e dello Johannsen, gli studî del Mendel e i progressi realizzati dalla moderna genetica hanno aperto alla zootecnia scientifica e pratica nuovi orizzonti nei riguardi del miglioramento delle razze di animali domestici e hanno necessariamente portato a una revisione di alcuni concetti basilari relativi ai metodi di miglioramento degli animali domestici. Questa revisione s'è imposta specialmente nei riguardi dei concetti di individuo, razza, variabilità, ereditarietà dei caratteri, metodi di riproduzione (selezione consanguineità, incrocio, meticciamento).
Concezioni moderne della zootecnia. - La moderna zootecnia considera l'individuo come il risultato dell'interazione di tre gruppi di fattori e precisamente: dell'eredità, dell'ambiente e della ginnastica funzionale (educazione in senso lato). Grazie all'eredità, l'individuo, nel momento stesso in cui è concepito (cioè nel momento in cui l'ovulo o gamete femminile s'unisce allo spermatozoo o gamete maschile) riceve dai genitori, allo stato potenziale, cioè sotto forma di fattori o determinanti contenuti nei cromosomi delle due cellule sessuali, i caratteri morfologici e fisiologici, caratteri che potranno manifestarsi tutti se le due cellule sessuali contengono gli stessi fattori (individui omozigoti) o soltanto in parte, a causa del fenomeno di dominanza e recessività dei caratteri, se le due cellule sessuali contengono fattori diversi (individui eterozigoti). L'ambiente (in senso lato) nel quale dovrà vivere e svilupparsi l'individuo e la ginnastica funzionale cui questo potrà essere sottoposto concorrono all'estrinsecazione dei caratteri ereditati, esaltandoli o attenuandoli a seconda che l'ambiente riuscirà favorevole o sfavorevole e la ginnastica funzionale verrà o no applicata metodicamente. Nell'individuo si fa, pertanto, una fondamentale distinzione fra genotipo e fenotipo: per genotipo s'intende l'insieme dei fattori ereditarî o patrimonio ereditario o formula ereditaria dell'individuo, per fenotipo s'intende, invece, il complesso dei caratteri che si sono manifestati nell'individuo per effetto dell'eredità, dell'ambiente e della ginnastica funzionale. Se l'individuo è omozigote è evidente che tutti i caratteri che costituiscono il suo genotipo si renderanno manifesti, per cui genotipo e fenotipo si equivarranno; se, invece, l'individuo è eterozigote (ed è questo il caso degli animali di tutte le razze domestiche) il fenotipo risulterà diverso dal genotipo. La distinzione, nell'individuo, fra genotipo e fenotipo è estremamente importante quando si tratta di riproduttori, in quanto la potenza ereditaria di questi dipende esclusivamente dalla loro formula ereditaria, cioè dalla loro natura genotipica e in quanto l'esaltazione dei caratteri prodotta dall'ambiente e della ginnastica funzionale non è trasmissibile ereditariamente e rimane quindi patrimonio dei singoli individui (fenotipi).
La genetica ha portato, oltre che all'accennata revisione del concetto di individuo, anche a una revisione del concetto di razza, nel senso che ha dimostrato come tutte le razze di animali domestici, comprese quelle più perfezionate, non siano razze geneticamente pure (formate cioè da individui omozigoti rispetto ai caratteri che definiscono la razza) ma siano invece "razze-popolazioni", cioè mescolanze di un certo numero di linee pure.
La zootecnia moderna ha anche accolto il concetto genetico della distinzione delle variazioni, in variazioni somatiche e variazioni germinali: le prime - dovute a fattori ecologici, alimentari e di ginnastica funzionale - interessano soltanto il soma e quindi l'individuo e non sono ereditarie; le seconde, variazioni per mutazione o per nuove combinazioni di fattori, interessano il patrimonio ereditario o formula ereditaria dell'individuo e come tali sono ereditarie.
La genetica, e con essa la moderna zootecnia, hanno portato anche molta luce nel complesso fenomeno dell'eredità e sulle leggi che lo governano, fornendo così nuovi e più efficaci mezzi per il miglioramento delle razze degli animali domestici. Senza avere ancora risolto in pieno il problema dell'ereditarietà o meno dei caratteri acquisiti, la genetica ha però dimostrato che la maggior parte di questi caratteri non può essere considerata trasmissibile ereditariamente.
Come conseguenza di questi nuovi concetti sull'individuo, le razze, le variazioni e l'eredità, si è addivenuti a una revisione di quei metodi di riproduzione con i quali la zootecnia procede al miglioramento delle razze, alla trasformazione di quelle esistenti, alla formazione di razze nuove oppure alla produzione di meticci o di ibridi a scopo di sfruttamento. Questa revisione ha riguardato specialmente la selezione, la consanguineità e il meticciamento.
Per la moderna zootecnia la selezione non rappresenta più quel metodo capace di migliorare illimitatamente una razza e di farle acquisire, per mezzo dell'ambiente e della ginnastica funzionale, nuove caratteristiche utilitarie, ma semplicemente il mezzo col quale l'allevatore può isolare da una "razza-popolazione" le linee più elette, cioè più produttive, destinate a sostituire le linee di bassa produttività che dovranno via via essere eliminate. La consanguineità, il metodo di riproduzione che in passato fu il più discusso, temuto e combattuto da zootecnici e allevatori, appare oggi, alla luce della genetica e della scienza zootecnica, come un metodo che, opportunamente applicato, può dare risultati rapidi e concreti specialmente come integrazione della selezione per l'isolamento di linee pure e per la costituzione di famiglie elette. L'incrocio e il meticciamento, quali mezzi per la formazione di razze nuove - metodi intorno ai quali si ebbero in passato idee fortemente contrastanti - hanno trovato nella genetica le basi scientifiche che ne rendono più sicuri e meno difficili l'applicazione e il raggiungimento della loro finalità.
Ma nel periodo dal 1900 a oggi la scienza zootecnica ha realizzato altri notevoli progressi soprattutto in due campi: nel campo delle prove funzionali o di attitudine, e nel campo dell'alimentazione del bestiame. Pur essendo da tempo e universalmente acquisito il concetto che la bellezza e il valore degli animali domestici sono essenzialmente in funzione della loro capacità produttiva, cioè del grado d'intensità delle loro funzioni economiche, la valutazione e la scelta degli animali stessi, sia a scopo di sfruttamento sia a scopo di riproduzione, vennero fatte fin dall'antichità esclusivamente o prevalentemente in base alle forme esteriori, nella più o meno fondata presunzione dell'esistenza di correlazioni tra forme esteriori e attitudini produttive. I primi cultori di zootecnia, raccogliendo e coordinando le nozioni accumulate attraverso i secoli dalla esperienza degli allevatori, accolsero in pieno il concetto delle correlazioni tra forme e funzioni e quindi il principio della valutazione esclusivamente o prevalentemente morfologica degli animali; e, integrando i risultati della pratica con le nozioni tratte soprattutto dallo studio dell'anatomia e fisiologia, costituirono una dottrina della valutazione degli animali denominata dapprima, come già s'è detto, "esteriore conformazione degli animali domestici" e più tardi "ezoognosia". Soprattutto nella seconda metà del secolo XIX si ebbe, da parte degli zootecnici, l'esaltazione della valutazione formalistica degli animali; esaltazione non pienamente giustificata, in quanto, se è vero che dalle forme esteriori di un animale è dato di poter giudicare quali attitudini funzionali esso possiede, è altrettanto vero che raramente è dato, in base ai soli caratteri esteriori, di poter precisare il grado di intensità delle singole funzioni economiche, cioè la reale capacità produttiva dell'animale stesso. L'osservazione e l'esperienza hanno anzi dimostrato come le correlazioni fra caratteristiche morfologiche e caratteristiche funzionali, quando esistono, sono espresse da coefficienti medî e bassi. D'altra parte, nella pratica s'è visto come la valutazione e la scelta degli animali in base a criterî esclusivamente formalistici porta a errori grossolani e ostacola seriamente il lavoro di miglioramento delle razze di animali domestici.
Queste constatazioni furono la causa di un movimento di reazione contro il predominare del formalismo zootecnico e a favore del controllo diretto dalla capacità produttiva degli animali (controllo funzionale), movimento che, iniziatosi negli ultimi anni del secolo XIX, ebbe grandiosi sviluppi in questi ultimi lustri. Il controllo funzionale, applicato specialmente al bestiame da latte, si dimostrò effettivamente un mezzo sicuro ed efficace, se pure non facile e non poco dispendioso, per determinare il valore zooeconomico degli animali soprattutto agli effetti della selezione. E oggi, infatti, nei paesi e nelle regioni zootecnicamente più progrediti, il lavoro di miglioramento delle razze è imperniato sulla selezione genotipica morfo-funzionale in contrapposto alla selezione fenotipica morfologica che per tanto tempo venne applicata con risultati modesti.
Ai grandi progressi fatti nel campo della genetica applicata al miglioramento delle razze di animali domestici fanno riscontro progressi non meno notevoli nel campo dell'alimentazione del bestiame. Questi progressi riguardano in modo speciale la chimica degli alimenti, il ricambio organico degli animali, lo studio delle esigenze nutritive di questi, la determinazione del valore nutritivo e biologico degli alimenti, lo studio dei metodi di razionamento degli animali, il problema dell'insilamento dei foraggi, ecc.
Infine, il periodo più recente della zootecnia ha visto applicati con successo a questa scienza i metodi della biometria, sia per lo studio delle razze, sia per lo studio delle correlazioni fra caratteri morfologici e funzionali, sia infine per quanto si riferisce allo studio delle variazioni.
Contenuto e suddivisione della zootecnia. - Com'è oggi intesa, la zootecnia comprende quel complesso di nozioni scientifiche e pratiche che si riferiscono alla conoscenza, al miglioramento e al razionale sfruttamento di tutte le specie e razze di animali domestici e di alcune specie non domestiche ma suscettibili di essere allevate in cattività a scopo utilitario. Essa si suddivide in diverse branche, alcune delle quali tendono a staccarsi dalla scienza madre per diventare branche autonome. Tale è il caso della ezoognosia o scienza e arte della valutazione degli animali domestici.
La zootecnia propriamente detta si suddivide nelle seguenti parti: zootecnia generale; etnologia zootecnica; alimentazione del bestiame; igiene del bestiame; zootecnia speciale.
La zootecnia generale s'occupa dei metodi di miglioramento e di utilizzazione del bestiame. Questi metodi possono essere classificati, rispetto alla loro finalità, in due categorie: metodi che consistono nel creare agli animali adatte condizioni d'alimentazione, d'igiene, d'ambiente, ecc., in guisa che questi possano dare il maggiore rendimento di cui sono capaci; e metodi che consistono nel modificare, trasformare, perfezionare gli animali in senso utilitario e nel fissare queste modificazioni affinché esse, da attributo individuale, divengano attributo di famiglia, di varietà, di razza. Con i primi metodi si mira unicamente allo sfruttamento della capacità produttiva degli individui in sé stessi; con i secondi si mira al miglioramento delle razze. Compito della zootecnia generale è soprattutto quello di studiare i metodi di miglioramento delle razze. Questi metodi sono basati essenzialmente, come s'è visto, sulla conoscenza dei fenomeni e delle leggi della variabilità e dell'eredità. Infatti, per effetto delle variabilità si modificano i caratteri morfologici, strutturali, fisiologici e patologici degli animali e, conseguentemente, si vengono a produrre nuove forme individuali più o meno utili; e con l'eredità si cerca di fissare i caratteri utilitarî, apparsi o intensificati in conseguenza della variabilità, allo scopo di estenderli dall'individuo ai gruppi sub-specifici. Lo studio dei fenomeni e delle leggi della variabilità e dell'eredità, studio che forma il contenuto della genetica, costituisce pertanto un capitolo fondamentale della zootecnia generale. Un altro capitolo importante è costituito dallo studio dei metodi di riproduzione, con i quali, applicando le leggi dell'eredità, si procede al miglioramento delle razze o alla formazione di razze nuove o alla produzione di meticci e di ibridi da sfruttare come tali. I metodi di riproduzione sono rappresentati: dalla consanguineità o riproduzione fra parenti; dalla selezione o riproduzione fra individui appartenenti alla stessa razza; dall'incrocio o riproduzione fra individui appartenenti a razze diverse; dal meticciamento o riproduzione fra individui meticci; dall'ibridazione o riproduzione fra individui appartenenti a specie diverse. Un terzo capitolo della zootecnia generale è costituito dallo studio dei metodi di ginnastica funzionale, cioè di quei metodi basati su l'esercizio metodico e continuato di quei sistemi o apparecchi anatomici che sono sede di funzioni utilitarie (apparecchio locomotore, sistema digerente, sistema mammario, ecc.), allo scopo di esaltare tali funzioni e quindi di aumentare la capacità produttiva degli animali entro i limiti consentiti dalla loro costituzione genetica o ereditaria. Questi metodi sono stati considerati, per molto tempo, sotto l'influenza delle teorie di Lamarck e di Darwin che ammettevano l'ereditarietà dei caratteri acquisiti, come metodi capaci di determinare non soltanto un miglioramento degli individui ma anche delle razze; oggi, con l'accoglimento della teoria della non ereditarietà dei caratteri acquisiti, i metodi di ginnastica funzionale sono considerati esclusivamente come mezzi per esaltare, nell'individuo, determinate funzioni economiche. La zootecnia generale s'occupa poi delle varie tecnologie animali, cioè delle condizioni di ordine fisiologico ed economico che favoriscono le singole produzioni zootecniche: produzione del latte, produzione della carne e del grasso, produzione del lavoro, produzione della lana, produzione delle uova, produzione delle pellicce, ecc. Infine la zootecnia generale s'occupa dei metodi indiretti di miglioramento del bestiame e dell'organizzazione degli allevatori, dell'impianto e funzionamento dei libri genealogici, dell'intervento dello stato e degli enti per incrementare la produzione animale, della legislazione zootecnica.
L'etnologia zootecnica è quella branca della zootecnia che tratta delle razze di animali domestici: origine ed evoluzione delle singole specie; formazione, classificazione e area geografica delle singole razze; descrizione delle razze e relative sottorazze e varietà.
Una branca importante della zootecnia è quella che tratta dell'alimentazione del bestiame. Essa consta di una parte generale, nella quale si tratta della nutrizione animale (digestione, assimilazione, ricambio organico), degli alimenti del bestiame (composizione chimica, digeribilità, proprietà biologiche, valore nutritivo, valutazione commerciale, ecc.), del razionamento degli animali e delle sostituzioni alimentari, nonché di una parte speciale che tratta della pratica dell'alimentazione degli animali delle diverse specie, età e produzioni.
L'igiene del bestiame o igiene zootecnica è un'altra branca della zootecnia che s'occupa dello studio dei mezzi per conservare gli animali sani, robusti e produttivamente efficienti: comprende l'igiene degli animali e l'igiene dei ricoveri (scuderie, stalle, porcili, ovili, pollai, conigliere).
La zootecnia speciale tratta della tecnica dell'allevamento e dell'utilizzazione delle singole specie di animali allevati a scopo utilitario. Essa si distingue in tante branche quante sono le specie o gruppi di specie, oggetto di allevamento zootecnico, e cioè: zootecnia equina, zootecnia bovina, zootecnia suina (suinicoltura), zootecnia ovina, zootecnia caprina, zootecnia canina o cinotecnia, coniglicoltura, avicoltura (allevamento dei volatili domestici), zootecnia degli animali da pelliccia.
Produzione zootecnica. - Il patrimonio zootecnico italiano, secondo il censimento del 19 marzo 1930, è risultato il seguente: equini, capi 2.261.033 (cavalli 916.709, asini 884.664, muli e bardotti 459.660); bovini e bufali, capi 7.108.499; suini, capi 3.321.624; ovini, capi 10.269.349; caprini, 1.892.895. A questi dati si devono aggiungere circa 70 milioni di volatili domestici (polli, tacchini, ecc.) e circa 50 milioni di conigli.
Il patrimonio zootecnico dei principali paesi del mondo - a prescindere dalle piccole specie da cortile - risulta dal prospetto seguente:
I prodotti che si ricavano annualmente dall'industria zootecnica italiana sono rappresentati da circa 8.200.000 q. di carne; 46.000.000 di ettolitri di latte; 150.000 q. di lana; 750.000 pelli. I due terzi del latte prodotto sono destinati alla lavorazione industriale e da essi si ricavano circa 2.500.000 q. di formaggio e 500.000 quintali di burro. A questi prodotti, ricavati dal patrimonio zootecnico, si devono aggiungere: il lavoro animale, che per gli equini è il prodotto principale e che, per le razze bovine italiane, è un prodotto di notevole entità, e il letame; l'uno e l'altro di grandissima importanza per l'agricoltura.
I principali paesi esportatori di carni sono l'Argentina, il Brasile, l'Unione Sudafricana, l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, la Danimarca. I principali paesi importatori di carni sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l'Italia, la Germania, la Francia, il Belgio.
I principali paesi esportatori di latticinî (burro e formaggio) sono la Danimarca, i Paesi Bassi, la Svizzera, l'Italia, l'Argentina, il Canada, l'Australia, la Nuova Zelanda, l'Unione Sudafricana. I principali paesi importatori di latticinî sono la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti.
La produzione annua mondiale di lana si aggira sui 16 milioni di quintali forniti da circa 650 milioni di ovini. I paesi grandi produttori ed esportatori di lana sono: l'Australia, che ha una produzione media di 4.115.000 q.; la Nuova Zelanda, che ha una produzione di circa 1.191.000 q.; l'Unione Sudafricana, che ha una produzione di circa 1.268.000 q.; l'Argentina, che ha una produzione di 510.000 q.; l'Uruguay, che ha una produzione di 530.000 q.
L'industria zootecnica costituisce per alcuni paesi - paesi pastorali - l'essenza della loro economia; per altri paesi essa rappresenta una parte cospicua della produzione agraria. Ovunque l'industria zootecnica ha stretti, intimi rapporti d'interdipendenza con l'agricoltura. Il bestiame, infatti, compie nell'azienda agraria moderna una funzione complessa: trasforma i foraggi e numerosi sottoprodotti, non altrimenti utilizzabili, in prodotti di grande utilità per l'uomo; rende possibile l'istituzione di rotazioni razionali che sono la base della moderna agricoltura; fornisce il letame, la cui funzione è tanto più importante quanto più intensiva è l'agricoltura; fornisce buona parte del lavoro agricolo; fa affluire continuamente all'agricoltore capitali liquidi e facilmente realizzabili. Si deve appunto a questa complessa funzione che ha il bestiame nell'agricoltura moderna il fatto ben noto che a una maggiore densità e migliore qualità di bestiame corrisponde un'agricoltura più intensiva e più redditizia.
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